1- Il Trasloco

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Il viaggio è durato circa un'ora e mezzo.
Adesso che ci ripenso, nonostante non sia il primo viaggio che affrontiamo, probabilmente questa è stata l'ora più noiosa della mia vita.

Quando mio padre mi disse che ci saremmo trasferiti di nuovo non ne rimasi troppo sorpreso, dopo tutto, questa era la quarta volta che ci trasferivamo in due anni.
È sempre stato così, per questioni di lavoro di mio padre, non sono mai stato in un luogo troppo a lungo.

Probabilmente per molti viaggiare e continuare a spostarsi di città e città "fa figo", con esperienze nuove, conoscenze nuove, posti nuovi, ma no, io non ci trovo più niente di sensazionale.

Ormai credo di averci fatto l'abitudine, ho imparato a non affenzionarmi troppo ad un luogo ma quello a cui non mi sono mai abituato sono le canzoni di Vasco Rossi che mio padre continua a sparare durante i viaggi in macchina.

"Seriamente... come fa ad avere una fissa del genere per Vasco Rossi?"

Questa domanda ha continuato a ripetersi all'infinito nella mia testa durante tutto il viaggio per ogni canzone della sua playlist.
Non ho mai trovato una risposta sensata a questa domanda e ogni volta che glielo chiedevo, se ne usciva con la sua solita frase:
«Mi piace e basta, non c'è una ragione precisa.»

Generalmente, per evitare le canzoni di Vasco e la stupenda performance di mio padre che cantava come un ragazzino al suo primo concerto, ricorrevo alle mie amate cuffie e alla mia playlist di spotify ma, purtroppo, quel giorno le mie cuffie avevano deciso di abbandonarmi, non funzionavano più.

Durante il viaggio avevo provato più volte, in un vano tentativo di sfuggire al canto stonato di mio padre, a farle funzionare di nuovo, ma niente da fare.
Il primo obbiettivo che mi prefissai durante il viaggio fu quello di andare a comprarne un paio nuovo una volta arrivati a destinazione, almeno per il prossimo viaggio sarei stato preparato.

Perché sì, in quel momento ho pensato che comunque non saremmo stati troppo a lungo neanche qui e i pensieri che mi balzavano per la testa erano tutti riguardanti il prossimo viaggio che saremmo stati costretti a fare.

"Il prossimo viaggio...
Quando sarà? Dove andremo?
Non siamo mai stati in un posto fisso per più di anno."

Ad un certo punto però, venni interrotto dai miei pensieri da un colpo sulla spalla da parte di mio padre, che cercava di attirare la mia attenzione.

«Hai finito di cantare?» Gli chiesi io osservandolo con aria annoiata.

«Siamo quasi arrivati a destinazione.»

Io mi voltai per vedere fuori dal finestrino.
Eravamo già dentro la città, fermi al semaforo; non c'erano molte macchine per le strade, mi è sembrata una città abbastanza tranquilla.

«La nostra nuova casa ti piacerà, ho scelto una zona tranquilla e ho saputo che ci sono molti ragazzi della tua età nei paraggi, sono sicuro che ti ambienterai subito e ti farai molti amici»

"Da quando ti preoccupi della mia vita sociale?
Perché dovrebbe preoccuparsi della mia vita sociale e delle mie amicizie?"

In quel momento questi pensieri si formarono spontanei nella mia mente. Avendo sempre viaggiato di continuo, non ho mai avuto delle amicizie fisse, i rapporti che avevo con le persone erano un qualcosa di temporaneo, amicizie destinate a non durare a lungo e anche stavolta, non sarebbe cambiato niente, al prossimo viaggio sarei tornato al punto di partenza.

Quel giorno però, mio padre mi disse per la prima volta qualcosa che non mi sarei mai aspettato di sentire.

«Questo...» mio padre prese una pausa e mi guardò con un sorriso fiducioso.
«Questo... sarà l'ultimo viaggio che faremo, Daniel...»

Vorrei solo starti accanto. (In Revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora