5.5-Incompatibili.

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Ogni notte, mi ritrovo sempre nello stesso sogno.
Tutto comincia con il volto sorridente di mia madre che chiama il mio nome, tendendomi una mano in uno spazio chiuso bianco e luminoso. Ogni notte provo a raggiungerla ma, non importa quanto io possa correre veloce, la sua figura si allontana sempre di più fino a sparire in un bagliore accecante. Mi ritrovo da solo nello spazio bianco, poi all'improvviso tutto intorno comincia a colorarsi di un rosso vivo e del sangue comincia a sgorgare dalle pareti. Mi volto prima da un lato e poi dall'altra cercando una via d'uscita ma è inutile. Il fiume di sangue comincia a travolgermi e una voce bassa e metallica pronuncia ripetutamente "Sei rimasto da solo, arrenditi."

***

Apro gli occhi di scatto tirandomi su dal letto, ansimando e con la maglietta bagnata dal sudore. Mi porto una mano sugli occhi e mi asciugo una lacrima con l'indice.

Di nuovo... Di nuovo lo stesso sogno.

Mi alzo dal letto e mi incammino verso la finestra per tirare su la tapparella. La luce comincia a illuminare la stanza e quasi mi acceca.
I miei occhi ci impiegano un po' per abituarsi alla luce.
Mi levo la maglietta sudata del pigiama, recupero il mio cellulare dal comodino e premo il tasto di accensione.
Lo schermo si illumina e sul display compare la notifica "2 Nuovi Messaggi da: Zio.".
Controllo i messaggi e poi butto il telefono nella tasca dei pantaloni.

È già uscito. Meglio così.
Deve aver finalmente capito che mi scoccia vedere la sua faccia da cretino di prima mattina.

Esco dalla stanza e passo davanti allo studio deserto di mio zio.
Scendo le scale e arrivo al piano di sotto per poi incamminarmi verso la cucina.
Apro il frigo, tiro fuori un cartone di latte e un vasetto di marmellata ai frutti di bosco e poi lo richiudo con un colpo d'anca.
Lascio il vasetto sul tavolo e dopo aver preso una tazza bianca in ceramica dalla credenza, ci verso dentro un po' di latte.
Apro il microonde e metto la tazza al suo interno per poi richiuderlo. Dopo aver scaldato il latte, appoggio la tazza sul tavolo e recupero delle fette biscottate dal mobile alla sinistra del frigo.
Mi siedo e tiro fuori il cellulare dalla tasca e controllo l'orario.
7:35.

Almeno sono sicuro di arrivare a scuola in orario e quella vecchia rompicoglioni non avrà nulla da dirmi.

Rivolgo lo sguardo verso l'ampia finestra della cucina.

La scuola. Non fa per me.
Avrei voluto ritirarmi già da tempo, ma quel deficiente di mio zio, coinvolto anche da quella vecchiaccia, continua a insistere dicendomi di terminare almeno il liceo ma...
Che senso ha andare in un posto in cui non appartengo.
I professori non li sopporto, non mi piace studiare e... la cosa peggiore è che sono costretto a stare a contatto con delle persone di cui non ho bisogno e che mi disgustano.

Una volta finito di fare colazione, mi alzo dalla sedia, ripongo il cartone del latte e il vasetto di marmellata nel frigo e metto la tazza a lavare nella lavastoviglie.
Lascio la cucina e mi dirigo verso il bagno.
Mi spoglio ed entro nella doccia.
Apro il rubinetto e l'acqua calda comincia a scorrere cadendomi sulle spalle.
Chiudo gli occhi e mi torna in mente il discorso di ieri sera con il biondino strano, nel terrazzo a casa di Tonio.

Non so perché ho finito per dirglielo.
In ogni caso, non cambia nulla... Oggi le cose torneranno come prima.
Non ho più intenzione di avere a che fare con lui. Per qualche strana ragione l'abilità non ha funzionato su di lui ma questo non significa che io non possa continuare a ignorarlo.
Lui... è strano. È la prima persona che cerca di interagire con me in questo modo e così insistentemente. Mi da sui nervi. Non sono in grado di capirlo.

Vorrei solo starti accanto. (In Revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora