43- Sospensione.

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«Mi ha sospeso.»

Nel corridoio si crea un breve ma intenso e teso silenzio, che viene rotto poco dopo da Andrea.

«Cosa?! Sul serio?!»

Riccardo non risponde e si limita a distogliere lo sguardo.

Io sono rimasto irrigidito, completamente bloccato e spiazzato da quelle parole.

Sospeso?!
Ma...
Non capisco...
Perché?!

«Tutto questo non ha senso... Perché non ha voluto ascoltare le nostre versioni?!» chiede confuso Andrea rivolgendosi al professore.

«Era furiosa per tutta questa situazione... Non ha voluto sentire nulla ragazzi...»

Questo... non è giusto...
Riccardo non merita di essere espulso!
Non lo accetto!

Sento sprigionarsi in me nuovamente una forte rabbia e la mia espressione confusa si tramuta ben presto in una rabbiosa ed infastidita.

«Questo non è giusto!» emetto con rabbia rialzandomi dalla sedia di scatto.
«Io non l'accetto una risposta del genere dalla preside!»

Avanzo leggermente in avanti e Andrea mi viene incontro allarmato.
«Hey Dani... Calmati! E... torna seduto... Non stavi bene poco fa!»

Riccardo ha un sussulto per un attimo e rialza lo sguardo verso Andrea, ma rimane in silenzio senza intervenire.

«È veramente ingiusto che lei non voglia ascoltare la nostra versione! Io non l'accetto!» continuo a protestare con rabbia.

«Dani!» Andrea alza leggermente il tono della voce.
«Stai calmo. Troveremo un modo.»

«No.» risponde secco Riccardo.
«Voi non dovete fare niente.»

Perché?!
Non lo capisco...
Perché...
Perché deve andare così?!

«Rick... Io... non voglio che tu venga espulso! Non è giusto!»

«Adesso smettila Daniel.» Riccardo rialza lo sguardo e lo punta verso di me.
«A me sta bene così.»

Perché?!
Non va bene per niente invece!
È ingiusto!
Non permetterò che lo sospendano!

«A me invece non sta bene!»
Con uno scatto, avanzo velocemente verso la porta della presidenza, superando Riccardo e il professore.

«Negrini!» il professore mi chiama con tono severo ma non lo ascolto.

Senza alcuna esitazione porto la mia mano sulla maniglia della porta della presidenza per aprirla ma vengo bloccato da Riccardo che si mette dietro di me e mi prende per il polso.

«Che cosa vuoi fare?! Adesso smettila! È inutile! E... È giusto così! Ho creato scompiglio!»

«Sei stato provocato! Loro... quei ragazzi... volevano creare tutto questo casino!»

«Di che cosa stai parlando?!» Riccardo fa una pausa e sbuffa rumorosamente.
«Adesso smettila! Ti ho già detto che a me sta bene così!»

«A me no! Perché vuoi accettare che la colpa ricada solamente su di te?!»

«E tu perché per una volta non ne rimani fuori?! Perché devi sempre fare così?!» pronuncia Riccardo con tono rabbioso.
«Fatti i cazzi tuoi. Tu non centri niente in tutta questa storia!»

Rimango in silenzio ed assumo un'espressione infastidita.
Sposto lo sguardo verso Riccardo e i nostri occhi si incontrano.
Lo sguardo di Riccardo, nonostante ora sia serio e gelido, è sempre capace di suscitare in me una miriade di emozioni, a volte anche contrastanti tra loro.

Vorrei solo starti accanto. (In Revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora