Capitolo 8

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Dopo pochi minuti ecco che compare il mio lupacchiotto.

Si guarda intorno ma mi ha già vista, anche perché, non sono tutta questa cima in altezza, ma non sono nemmeno invisibile.

Apro lo zaino e prendo una pallina tutta rossa e di gomma, morbida e liscia al tatto.

Lui piega la testa verso sinistra, come se fosse confuso e come se non sapesse proprio come soddisfarmi. Effettivamente non è un cagnolino con cui giocare ma, non so per quale strano motivo, stare con lui mi rilassa.

Gli tiro la pallina ma non si muove e mi guarda curioso.

Fantastico! Mi sta facendo passare per una pazza! Penso.

«Devi andare a prenderla» gli dico, scandendo bene le parole.

Non stai mica parlando con un demente mi ricorda la mia coscienza.

Il lupo prende la pallina e me la riporta ma sgonfia e ci sono i segni dei suoi canini. Ha bucato la palla!

«Proviamo con questa» propongo ridacchiando.

Prendo la corda e il lupo capisce che deve tirare.

Il problema è che appena lo fa, boom! Mi tira dall'altro lato praticamente. Nella mano ho un pezzo della corda, mentre tra le sue fauci c'è l'altra.

Ok, abbiamo capito che è molto forte.

Il lupo lascia la corda e corre verso di me. Con il suo muso mi rialza e mi fa appoggiare a lui.

Un giorno che mi metto i pantaloni strappati ed ecco che ho le ginocchia graffiate. Meraviglioso!

Quello guaisce come se si fosse ferito anche lui e me le lecca.

Ma perché diamine lo sta facendo? Penso, restando sbalordita da questa sua azione.

Le ginocchia tornano normali e, scioccata, alzo lo sguardo verso di lui.

Ok, la sua bava ha poteri magici. Come è possibile una cosa del genere?

Non sono una persona che crede facilmente alle stranezze ma so per certo che tutto questo non sia normale.

Mi lascia e corre tirando fuori la lingua. Corre in cerchio e mi fa cenno di raggiungerlo.

Vado verso di lui e iniziamo una gara di corsa. Secondo voi chi vince? Ma ovviamente non io.

Mi fermo per riprendere il fiato e il lupo ritorna verso di me.

Si piega come per farmi salire in groppa.

«Ma non sei mica un cavallo» ridacchio.

Lui ringhia, non cambiando posizione.

«Ok facciamo come dici tu» replico sbuffando ma allo stesso tempo salendo su di lui.

Cavolo è davvero alto!

Inizia a correre velocemente e mi aggrappo forte.

Rido mentre i capelli svolazzano tra gli alberi e gli animali che incontriamo sul nostro cammino scappano impauriti.

Le immagini scorrono velocissime e non ho nemmeno il tempo di capire quanto effettivamente ci stiamo allontanando dal nostro punto di partenza.

Poi, quando mi chiedo proprio dove arriveremo, ritorna indietro e si ferma alla quercia.

LA MIA MATE: cuori spezzati Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora