6. Tragically in love

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Nella foto: Keno Schulz

Fortis cadere, cedere non potest - PROVERBIO LATINO
"I forti possono cadere, ma non possono cedere"


ALENCAR

- Ci sono tutti – dissi finendo di contare e passando i soldi a Tian.

Fred era in ginocchio davanti a me, gli mancavano tre denti e sembrava messo peggio di sempre ma i soldi li aveva rimediati davvero, prima che finissimo di sputtanare per sempre il suo piccolo mondo.

- Sono libero? – chiese tremante – non andrete dalla mia famiglia, vero?

- Hai saldato il tuo debito, per il momento puoi andare

- Dio ... grazie Alencar, grazie, mi ripulirò, hai ragione, ho rischiato grosso! – esclamò scattando in piedi – grazie, grazie, grazie ....

Cominciò a camminare indietreggiando zoppicante e continuò così fino a che non fu abbastanza lontano da voltarsi e sparire il più velocemente possibile. Ero persino tentato di credere a quel discorso di pentimento, se non avessi assistito a scene come quella almeno una volta ogni due mesi con il vecchio Fred. Un tossico resta un tossico, fa parte della sua natura attaccarsi a qualcosa.

- Giusto in tempo per la riunione – disse Miles riponendo i contanti insieme agli altri nel borsone scuro.

Salimmo tutti in auto e misi in moto, non mi diressi immediatamente al luogo della riunione, svoltai verso la zona più costosa di Brooklyn, il quartiere dei figli di papà.

- Che ci facciamo qui? – chiese Tian.

- Devo sistemare una piccola questione. – dissi con tono serio e nessuno ebbe nulla da ridire anche se vedevo lo sguardo crucciato di Jonas dallo specchietto retrovisore.

Fermai la macchina davanti ad un palazzo molto bello e dalla struttura moderna, uno di quelli con la portineria e l'ingresso sul retro per il personale di servizio. Smontai dal mezzo e fu lì che mi diressi, verso la porta laterale seguito da Miles e Tian. Abbassai la maniglia e, come mi aspettavo, la trovai aperta, ci intrufolammo ritrovandoci nelle scale interne del palazzo. Salimmo tre piani e poi entrammo nel corridoio principale dove un lussuoso tappeto ricopriva la soglia di tutti gli appartamenti. Dopo altri pochi passi mi fermai davanti alla porta della famiglia Maxwell sulla targhetta.

Misi i guanti scuri che tenevo in tasca e i miei due amici fecero lo stesso, poi suonai il campanello. Non dovetti attendere molto, qualcuno aprì la porta e fu proprio il volto di Peter ad apparire dietro l'anta robusta.

Passò qualche secondo di assoluto silenzio in cui il ragazzo mi fissò dubbioso, poi parlò – Alencar? Ehm, io non ho ordinato niente.

Io stirai le labbra in un sorriso che non doveva rassicurarlo, anzi, e sul volto di Peter apparve esattamente l'espressione che desideravo.

- Io non ho fatto un cazzo, ho tutti i miei conti in regola. Ti ho pure portato tre persone alla festa, cazzo, sono uno dei migliori clienti che hai – sbraitò immediatamente.

- Non hai fatto un cazzo? – ripetei con tono dubbioso – ne sei sicuro? Io ho come l'impressione che tu abbia commesso un errore per cui non hai espiato

- Cosa? – era ancora incredulo.

- Hai pestato Callum, violentemente – dissi chiarendo il suo dubbio Amletico.

- Callum? Quel fottuto idiota senza spina dorsale? Mi ha fottuto la media! – si lamentò.

- Ti ho appena detto che hai commesso un errore molto grave eppure non sento alcun tipo di scuse provenire dalla tua fogna – commentai facendo un passo avanti.

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