52. In time

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Non est vivere sed valere vita est
(La vita non è essere vivi ma stare bene)

KENO


Aiden mi ha baciato.
Il solo ricordare quell'avvenimento mi faceva venire la pelle d'oca, potevo ripercorrerlo chiaramente nella mia mente, come se fosse accaduto qualche istante fa. Ci avevo pensato e ripensato, quella sera non avevo nemmeno chiuso occhio.
Quelle labbra morbide, il suo respiro, quel sapore, aveva invaso la mia mente, il ricordo del suo corpo premuto su di me e quella voglia assurda di non volerlo lasciare.
Ma era successo, quell'incantesimo magnifico si era infranto e lui era tornato sui suoi passi. Doveva essere stata dura, mi chiesi come si sentisse, cosa stesse provando, se ci avesse perso il sonno come avevo fatto io.
Aiden mi ha baciato.
Quel pensiero si intrufolava dentro la mia testa di continuo mentre mi chiedevo cosa avrei fatto quel pomeriggio, quando lo avrei visto. Forse qualcosa era finalmente cambiato anche dentro di lui, forse aveva colto i miei sentimenti e quel gesto era un segno, del resto era stato lui ad allungarsi su di me, a poggiare le labbra sulle mie.
Le sue labbra.
Sapevo di dover stare calmo, che probabilmente anche Aiden era confuso e forse spaventato da quei sentimenti, esattamente come lo ero stato io.

Inspirai quando mi ritrovai davanti alla porta dell'appartamento di Andrew, poggiai la mano sulla maniglia ed infilai la chiave nella toppa, stavo tremando.
Coraggio, Keno.
Da quando il pensiero di vedere Aiden mi faceva tremare come una foglia? L'agitazione mi provocava uno strano gorgoglio allo stomaco e ci vollero due lunghi respiri prima di essere calmo abbastanza da entrare in quella casa.
Feci qualche passo nel silenzio fino al salotto dove trovai Aiden in piedi. Se ne stava aggrappato alla spalliera del divano e provava a camminare lentamente. I nostri sguardi si intercettarono e quella sensazione allo stomaco tornò con prepotenza quando incrociai i suoi occhi azzurri.
Come può essere così bello?
Non aveva nulla di speciale in quel momento, era sempre il solito Aiden, ma era come se il mio cervello fosse finalmente libero di pensare. Tutti quei dettagli che avevo sempre notato, dal taglio bellissimo ed intenso dei suoi occhi alla forma seducente delle sue labbra, ora potevo permettermi di guardarli davvero e ammirarli.
- Sei in piedi – dissi alla fine per sciogliere quel silenzio che si era creato mentre mi avvicinavo ancora di qualche passo.
Lui accennò un sorriso – stavo facendo un po' di riscaldamento, il fisioterapista arriverà fra poco
Cosa provi quando mi guardi?
Stavo esitando, avrei voluto chiederlo ma mi trattenni, cercavo ancora di vincere quell'assurdo stato di agitazione che mi pervadeva ora che eravamo più vicini.
Fui sul punto di dire qualcos'altro ma Aiden prese la parola.
- Dovremmo parlare di quello che è successo l'altra sera – disse di getto.
Il tono che usò, però, non era quello che mi aspettavo, era carico di disagio e preoccupazione.
- Mi dispiace tanto – riprese lasciandomi di sasso – è stato un gesto folle, non so davvero cosa mi sia preso, ti chiedo scusa. In questo periodo non mi sento molto in me.
- Aiden ... - ero senza parole, possibile che non si rendesse conto? Che non ricambiasse?
- Baciarti è stata tutta colpa mia, poi ti ho pure detto di andare via in quel modo. Non so che diavolo mi stia prendendo, è un periodo troppo confuso ... sono mortificato. Ho fatto un casino, non è colpa tua.
Quell'agitazione allo stomaco adesso si era trasformata in una morsa, qualcosa di opprimente e doloroso.
- Sta zitto – dissi improvvisamente, incapace di sentire ancora quel tono mortificato – Cristo Aiden, non ti rendi conto che avermi baciato è stata la cosa più sensata che potessi fare nella vita?
Non sapevo da dove diavolo fossero uscite quelle parole, forse erano frutto degli anni di silenzi, di tutte quelle occasioni che persino io avevo sprecato, facendo finta di non vedere.
Il suo volto era una maschera di confusione – C-cosa?
Io scossi la testa e mi passai una mano sul volto – sto dicendo che volevo che mi baciassi, che io morivo dalla voglia farlo. Cazzo, Aiden.
Il mio amico era sconvolto, quella frase sembrava non essere penetrata a pieno nella sua mente, il suo sguardo vagava confuso – ma tu ... uscivi con Callum, non è così? Stai dicendo che ...
- Sì, dannazione – il cuore minacciava di scoppiarmi nel petto mentre pronunciavo quelle parole dalle quali non sarei potuto tornare indietro – sto dicendo che mi piaci. Con Callum è stato solo sesso, un'attrazione nata dal bisogno di dovermi attaccare a qualcuno, dato che non potevo avere te! Lo faccio da anni, persino con Noah, era solo un ripiego perché non riuscivo nemmeno ad ammetterlo a me stesso. Perché credi che ti abbia chiesto di lasciare con te la città? Non sopporto l'idea di stare lontano da te
Aiden era ancora a bocca aperta, stava assimilando quelle informazioni mentre io mi rendevo conto che lui non aveva mai pensato ad un'eventualità del genere. Nella mia mente si faceva sempre più concreta la paura del suo rifiuto, la possibilità che mi chiedesse di sparire, che non provasse in nessun modo quello che sentivo io per lui.
- Credevo che si trattasse del pestaggio – cominciò ancora frastornato – pensavo che ti fossi messo nei guai e che volessi cambiare città per quello
Io scossi la testa con decisione – è solo per te che lo farei. Qualsiasi cosa io abbia mai fatto, l'ho fatta per avere te. – un nodo mi si formo in gola – devo chiederti scusa per questo, per tutte le volte che ho provato ad isolarti solo perché non sapevo cosa stava succedendo dentro di me, non capivo. Sono sempre stato geloso ... -
- Geloso? – ripetè ancora più sorpreso, sembrava che stesse osservando una persona totalmente nuova.
- Sì, di tutti quanti. Di Andrew, persino di quella stupida di Shannon, di Levin e di Paige. – confessai quasi con vergogna – mi sembrava che tutti loro riuscissero ad ottenere qualcosa da te, che tu ti avvicinassi in un modo che non avresti mai fatto con me. Li invidiavo e li detestavo per questo
Mi avvicinai ancora di un passo e fui lieto di vedere che non provò ad allontanarsi, anzi, rimase dove si trovava, a sostenere il mio sguardo. Era impossibile capire cosa stesse pensando, ma in compenso capivo perfettamente quali fossero i miei pensieri.
Aiden era davanti a me, gli avevo appena detto tutto quanto, parole su parole, sentivo il cuore in gola e lui aveva tutto il diritto di chiedermi di sparire. Poteva non ricambiare nessuno dei miei sentimenti, avrebbe potuto dire chiaramente che dovevamo tornare ad essere solo amici o smettere per sempre di vederci, non potevo prevederlo.
Potevo soltanto fare l'ultimo gesto, l'ultimo atto di quella specie di operazione kamikaze che stavo portando avanti.
Sollevai una mano e la posai sul suo viso, accarezzai lentamente la sua guancia e poi infilai le dita fra i suoi capelli morbidi. Avanzai ancora di un passo e passai l'altro braccio lungo la sua vita facendolo aderire e me, poi lo baciai.
Mi sentii annegare in una bolla senza tempo, non capivo niente di quello che accadeva nella stanza intorno a noi, sentivo soltanto Aiden. Ancora una volta fui preda di quelle labbra, riuscii a sentire la morbidezza e la sua bocca calda, le nostre lingue si intrecciarono come i nostri respiri.
Ero avido, forse troppo ma non riuscivo a limitarmi, poteva essere l'ultima volta che accadeva e sentivo il bisogno di dare tutto me stesso, di fargli provare esattamente quello che lui faceva sentire a me. Volevo che avesse la pelle d'oca e il gorgoglio allo stomaco, che si sentisse come in preda ad una febbre e che provasse la sensazione del sangue che correva veloce nelle vene.
Spinsi il suo corpo ancora un po' contro il mio, intrappolandolo tra me e il divano, in quel momento un'onda di eccitazione si mosse forte dentro di me, depositandosi fra le mie gambe.
Mi staccai da lui a fatica, quando ormai la mia mente era totalmente invasa, quando Aiden era diventato l'unico pensiero che riuscissi a formulare.
Respiravamo entrambi a fatica, Aiden aveva gli occhi lucidi e il volto arrossato, io mi sentivo bruciare e decisi di allontanarmi di un passo da lui, anche se a malincuore.
- Avevo solo bisogno che sapessi ... - ricominciai a parlare ancora ansimante – non pretendo niente ma continuare a fingere mi sta facendo impazzire, penso che te ne sia accorto anche tu che sono strano di recente. Tu sei ancora il mio migliore amico e lo sarai sempre – continuai – ed essermi preso cura di te mi ha reso felice, ma per me sei anche molto di più
Lo vidi sul punto di dire qualcosa, stava aprendo le labbra per replicare ma poi fu interrotto.
Il suono squillante del campanello ci fece sobbalzare, la magia era finita, quella tensione doveva sciogliersi perché il mondo reale ci stava chiamando.
- Vado io – dissi in un sussurro mentre mi allontanavo da lui.
Forse avevo rovinato tutto per sempre, forse avevo osato troppo e da quel giorno in avanti sarebbe cambiata ogni cosa fra noi. Una parte di me ne era amareggiata, pensava che sarebbe stato meglio continuare a tenere il segreto, che in qualche modo me la sarei cavata. L'altra parte invece pensava che avevo vissuto come un vigliacco fino a quel giorno, che continuare a racimolare brevi attenzioni non era sufficiente, che avrebbe solo messo in pericolo la nostra amicizia.
Pensa a quanto odio gli hai gettato addosso senza renderti conto che biasimavi te stesso.
La mia mente tornò a quell'odiosa lita che avevamo avuto prima del suo incidente, quelle parole che avevo urlato, come gli avevo rinfacciato che riteneva Andrew e Levin così speciali, quando invece volevo che guardasse me. Volevo essere io l'unico per Aiden ma allo stesso tempo non mi ero mai sporcato le mani per diventarlo, non ero mai stato tanto coraggioso da guardarmi dentro e ammettere quello che provavo.
Ma ora lo hai fatto, comunque vada, non hai più niente da rimproverarti.
Mi sentivo stranamente più leggero mentre aprivo la porta e facevo entrare il fisioterapista in casa, lo seguii con lo sguardo mentre attraversava l'ingresso e mi sembrò di poter respirare meglio. Mi ero liberato di quel peso opprimente, di quei sentimenti che stavano diventando una condanna, adesso sapevamo entrambi.
Avrebbe fatto la differenza?

CALLUM

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