7. Crime and medicine

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Nella foto: Andrew Wolfhart

Omnis homo mendax. Salmo

(Tutti gli uomini sono bugiardi)



LEVIN

Ero fuori da lì finalmente. Accesi una sigaretta e mi limitai a seguire la folla rumorosa di studenti che lasciavano la Tech come di consueto. Inavvertitamente la mia attenzione venne attratta per un breve minuto da Aiden e il suo gruppo di amici. Quel giorno mi aveva salutato da lontano, con un breve cenno del capo ed un sorriso distaccato, poi aveva ripreso a parlare con il ragazzo biondo con cui lo vedevo spesso. Qualcosa era cambiato, mi chiesi se il suo comportamento freddo fosse stata una conseguenza della mia mancata partecipazione a quella sorta di festa in spiaggia del sabato sera prima.
Tutto quello non faceva per me, trascorrere una serata nel disagio più totale, immerso in una folla di gente che non conoscevo, quella non era la mia idea di svago ed Aiden non poteva biasimarmi in alcun modo per la mia decisione. O forse stavo soltanto lasciando vagare un po' troppo l'immaginazione; in fin dei conti lo conoscevo da appena un mese.
Eppure ero stato sul punto di baciarlo, gran bella mossa, mi dissi, complimentandomi con me stesso.
- Ehi Levin! Levin! –
Ero così smarrito nei miei pensieri da non notare dove mi avevano condotto i miei piedi. Ormai andavano avanti in automatico e si fermavano esattamente dove volevano. Il ritrovo di tossici in cui si rifugiava Kai non mi era mai sembrato così fatiscente come quel giorno; lanciai un'occhiata al tipo che mi aveva chiamato, doveva essere uno dei suoi amici più stretti, ma non ricordavo il suo nome. Si fece avanti tra l'erba alta del parco, calciando qualche rifiuto di tanto in tanto
- Allora? Sei qui per parlare del lavoretto?
Confusione – Scusa?
Quello mi guardò come se fossi tardo e parlò più lentamente – Per il colpo, no? Kai ha detto che sei dei nostri. Ed è fantastico ... sei uno su cui si può contare ... ti sei fatto il carcere e tutto, sicuramente non ci mollerai nel bel mezzo della serata. Non come quel coglione di Raynolds. –
Tempo fa mi sarei anche stupito, ma adesso le cose erano cambiate in modo drastico. Sì, in condizioni normali mi sarei incazzato, me la sarei presa con il mondo fino a dannarmi per la mia incapacità di sistemare le cose, avrei urlato e lottato, io e Kai avremmo finito per litigare, lo avrei minacciato. Sarebbero state minacce vuote, ma pur sempre minacce. Adesso mi sentivo soltanto lontano e distaccato come se tutto quello non mi avesse mai riguardato.
- Spiacente. Kai deve aver capito male. Il mio fratellino imparerà a pararsi il culo da solo
- Cosa? – adesso era il suo turno di mostrarsi confuso – ci aveva assicurato che saresti venuto!
Feci spallucce e mi lasciai andare ad un sorrisetto che avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma che in poche parole lo invitava ad arrangiarsi.
- Ehi bello, davvero. Il colpo è per stasera ... non puoi mollarci così. Siamo solo in tre e abbiamo bisogno di un palo. Vuoi davvero lasciare l'organizzazione nelle mani di Kai?
Non risposi, mi finsi sordo a qualsiasi cosa fosse venuta fuori dalla bocca di quel tipo. Non potevo continuare a lasciarmi trascinare nelle puttanate di mio fratello. Avevo scontato due fottuti anni in carcere per lui, cos'altro avrei dovuto fare ancora per tenerlo fuori dai guai?
Ero nervoso, non mi facevo da quasi una settimana ed il bisogno iniziava a farsi sentire. Presi aria a pieni polmoni mentre mi costringevo a pensare ad altro, qualsiasi pensiero casuale mi passasse per la mente, pur di non concentrarmi sulla dannata polverina bianca che avrei potuto trovare in certi quartieri della mia città. Ma ancora una volta era il mio istinto a guidarmi, avevo un centinaio di dollari con me, sarebbero bastati per quel genere di spesa improvvisa. Stavo per infilarmi nella metro quando una mano mi afferrò per il giubbotto di pelle.
- Cazzo, ti sto chiamando da due isolati! Fermati un momento
Kai mi spinse via dalla folla, subito il suo sguardo si fece serio quando incontrò il mio. Da tossico a tossico non era mai stato così semplice leggerci dentro.
- Hai una cera di merda. Ti servirà un po' di roba per reggere stanotte. – un sorriso accondiscendente, di chi capiva benissimo ciò di cui avevo bisogno. Si passò una mano nella tasca interna della felpa, quasi in modo casuale – andiamo dagli altri. C'è molto da discutere prima di entrare in azione
Potevo andarmene in qualsiasi momento, potevo mandare Kai al diavolo e chiamarmi fuori. Nessuno poteva costringermi a fare qualcosa che non volevo, neanche quel viziato, impudente di mio fratello.
- Beh, se vuoi mollarci qui senza copertura fai pure ... tanto noi andremo lo stesso fino in fondo. Soldi facili, big bro. Entriamo, prendiamo, usciamo. Non abbiamo bisogno di te
Era davvero così stupido da crederlo o quella era soltanto una messinscena per costringermi a seguirlo? Non lo sapevo, ma non potevo permettere che la mia condanna non fosse valsa a nulla ... avevo salvato Kai una volta e a quanto pare dovevo continuare a farlo. Uscendo dal carcere non avevo mai smesso di scontare la mia pena, capii.
Non dissi nulla, mi allontanai dalla folla di gente e seguii Kai lungo le scale che riportavano su. Finsi di non vedere il guizzo soddisfatto nei suoi occhi. Era soltanto un lavoro. Kai avrebbe avuto il suo denaro e forse, per un po', se ne sarebbe stato buono da qualche parte.
Il luogo in cui mi condusse era una vecchia fabbrica dismessa adesso adibita a condominio. Il palazzo era terribile, così come il quartiere fatiscente che lo circondava. Avevo frequentato quel posto per un po' prima, era uno dei luoghi di punta per la delinquenza di medio rango di Brooklyn.
- Sali ed entra da qui dopo. Ti voglio attento, prendi un po' di questa
Afferrai al volo la bustina che Kai aveva lanciato e in quel momento mi sentii il suo degno fratello. Non ero sempre stato così, il carcere mi aveva incasinato più di tutto il resto ... era lì che avevo iniziato a farmi per la prima volta. Era un modo per resistere ed andare avanti, per rimanere a galla in un luogo dove non c'era una sola cosa positiva su cui concentrarsi. Adesso ne pagavo le conseguenze, mi sentivo tanto superiore a Kai, ma anch'io dipendevo da quella merda quasi quanto lui.
Le strisce bianche formavano un bel contrasto con il mobile scuro. Tirai fuori una banconota da venti e l'arrotolai. Sentivo già qualcosa simile al piacere crescere in me, quell'attesa mi eccitava tanto quanto il viaggio stesso. Sniffai in fretta, ben attento a ripulire il mobiletto ed il mio naso dalla polverina bianca. Per un attimo mi sentii galleggiare nel nulla, sopraffatto da quella sensazione fantastica di libertà e piacere. Chiusi gli occhi e mi lasciai ricadere su una delle vecchie poltrone. Non so quanto tempo trascorsi da solo, nel viaggio silenzioso della mia mente, perso in vite mai vissute davvero o ricordi mai esistiti, ma alla fine la stanza si illuminò di luce e di voci.
- Ehi ehi, adesso sì che ci siamo. Sei felice come una pasqua, big bro! Lascia che ti presenti il team al completo. Qualcuno lo conosci già
Non collegai i nomi ai volti, stavo annuendo, ma la mia mente era altrove. Dovevo concentrarmi, seguire il piano e modificare qualcosa nel caso non mi sembrasse sensato. Presi una birra che mi era stata porta e con tutte le mie forze cercai di concentrarmi sulle voci degli sconosciuti. Erano in tre, più Kai. Qualcuno lo conoscevo davvero, visi che avevo visto nel solito giro di delinquenti che frequentava mio fratello.
- Si tratta di un drugstore. Quello piccolino sulla dodicesima. Il proprietario lo gestisce da solo ed oggi è il giorno meno frequentato della settimana, lo sto tenendo d'occhio da un mese. Ha due entrate, noi passeremo da quella frontale, Rod bloccherà la secondaria, mentre Jun sarà il nostro palo. Gray rimarrà fuori, con la macchina in moto, pronto a svignarsela non appena saremo fuori con il bottino. – Kai sembrava eccitato, il suo tono era febbrile – farmaci e denaro. Tutto qui. Tireremo su una bella somma, ma dobbiamo fare in fretta. Tutto chiaro? –
- Telecamere? – Puntai lo sguardo su Kai
- Tre telecamere in tutto il negozio. Non sarà un problema, perché avremo le nostre maschere – Poi tirò fuori il suo borsone scuro.
- Maschere dei presidenti degli Stati Uniti? Mmm, scenico. Mi piace – commentò uno dei ragazzi – Lasciatemi Nixon –
- E l'auto? – chiesi ancora, poco convinto
- Grey ed un suo amico ne hanno rubata una un paio di giorni fa, la targa è stata modificata e dopo la rapina la lasceremo dallo sfasciacarrozze, dove avremo il nostro van ad attenderci. Dai, Levin, smettila di trovare il fottuto pelo nell'uovo. Non esiste! Il mio piano non ha pecche
- Se è davvero tuo dovrà averle da qualche parte – commentai, ma non avevo voglia di gettare ulteriore merda su quella giornata già disastrosa di suo. Era preferibile che gli altri credessero in Kai, rimanere uniti era imperativo.
Erano le undici inoltrate quando ci appostammo finalmente fuori il drugstore. La strada era quasi deserta, eccetto per qualche passante che si avviava di fretta. Era un luogo tranquillo, questo dovevo concederglielo.
- Maschere per tutti ...
Ci fu un attimo di tensione perché nessuno voleva finire con Trump in faccia, alla fine capii che la situazione stava diventando davvero pericolosa e fui il primo a cedere. Lasciammo l'auto in fretta e altrettanto di corsa entrammo all'interno del negozio. Avrei dovuto provare qualcosa simile all'adrenalina, ma dentro di me non vedevo l'ora di concludere quel dannato affare e filarmela a casa il prima possibile. La porta aveva tintinnato appena e l'espressione annoiata del vecchio uomo alla cassa si era tramutata in orrore.
- Ehi, ehi, ehi. Mani in alto, non provare a fare il furbo con me – Kai se la godeva, aveva tirato fuori la sua Glock e l'aveva puntata sull'uomo, adesso immobile
- T-ti prego
- Non devi pregarmi, devi solo riempire questo borsone con tutto quello che hai in cassa. Sii generoso e non ti succederà nulla
Rod era scomparso, toccava a me occuparmi dei farmaci. Aprii il borsone e iniziai a infilarci dentro la roba più costosa e ricercata nell'industria della droga. Io e Kai eravamo abbastanza esperti in merito. Erano trascorsi poco più di quaranta secondi da quando eravamo entrati, tra un minuto al massimo avremmo dovuto essere fuori, nella sicurezza della nostra auto rubata.
- Da bravo, riempi per bene. Sai che ti dico? Metti dentro anche quelle sigarette. Sì, tutte
Stava esagerando, Kai esagerava sempre. Stavo per chiudere il borsone e raggiungerlo all'entrata quando un rumore inaspettato ci fece voltare verso il fondo del negozio. Rod aveva fatto un volo di due metri ed era atterrato violentemente sul pavimento. Non eravamo soli, non lo eravamo mai stati. In un riflesso incondizionato mi nascosi dietro uno scaffale mentre i miei occhi seguivano i passi di un secondo uomo che adesso si faceva avanti.
- Bastardo, lascia immediatamente mio padre o giuro che ti apro un fottuto buco nella pancia. –
Kai era nella merda, con un grosso rifle puntato addosso, ma non smetteva di tenere sotto bersaglio il proprietario del negozio.
- Ed io aprirò un buco nel petto di tuo padre. Siamo pari direi
- Oh no, ti sbagli. Io ho già chiamato la polizia. Adesso, testa di cazzo, abbassa la pistola
Stavo sudando freddo. Non poteva essere finita, non potevo tornare lì dentro per niente al mondo. Dovevo trovare un modo per uscire di lì e anche in fretta. Camminavo acquattato sul pavimento, ben attento a non far rumore e a piazzarmi esattamente alle spalle dell'uomo con il fucile. Mi fermai, nascosto dietro un grosso scaffale che impediva agli altri di vedermi.
- Stai bluffando – La voce di Kai tremava
- Non ti resta che aspettare allora. Le senti le sirene? Stanno arrivando ...
Adesso o mai più. Con un calcio violento mandai giù lo scaffale che si abbatté sull'uomo, bloccandolo a terra. Sentii il familiare crak di un osso che cedeva, avevo avuto giusto il tempo di lanciare un'occhiata veloce al tizio e di vederlo immobile ed esanime, prima di calciare via il suo fucile. Adesso la sentivo l'adrenalina, mi scorreva dentro a fiotti, ed era quella che mi spingeva a muovermi, afferrai il mio borsone e Rod, poi lo tirai su a fatica e insieme lasciammo il negozio. Kai mi venne dietro, saltammo su come se ci avessero sguinzagliato dietro due grossi cani infernali e soltanto quando fummo dentro e ormai partiti, ci liberammo delle nostre maschere. Rod era sanguinante e confuso, ma le urla di delirio degli altri lo rianimarono in fretta. Kai era quello che urlava di più.
La rabbia mi montò dentro in fretta, stavolta non poteva essere sanata in alcun modo. Tirai via la mia maschera e mi lanciai direttamente contro mio fratello. Un pugno sul naso che mi provocò quasi un orgasmo. Kai continuava ad urlare, ma adesso per le giuste ragioni
- Ma che cazzo, Levin!
- Fatemi scendere. Fatemi scendere da questa fottutissima auto!
- L- levin, dai
- Eri sicuro, eh? Eri sicuro che quel dannato figlio di puttana fosse da solo al negozio! Menomale, Kai! Menomale! Che cazzo ti dice la testa? Potevamo essere finiti, Kai! FINITI – gli urlai addosso, stavo cercando di trattenermi in ogni modo dal pestarlo di nuovo.
- E-era sempre stato c-così! Non avevo mai visto quel tipo lì dentro. Che ne potevo sapere. Gli incidenti capitano, ma che ti importa? Siamo fuori e abbiamo la grana! Abbiamo la fottuta grana!
- Cosa importa? Cosa importa? Potevamo essere lì con la fottuta polizia a spararci addosso! Ma tu che diavolo ne sai! Tu non ci sei mai stato in carcere – non riuscivo più a rimanere fermo, diedi una gomitata alla portiera e per un attimo vidi le stelle – fatemi uscire da questa cazzo di macchina, ho detto!
- G-gray, accosta. Fallo scendere se è quello che vuole
- Sei un figlio di puttana – sputai fuori tutta la mia rabbia, ma Kai stava già guardando avanti, verso quel nuovo mucchio di soldi da sperperare in droga e puttane.
- Siamo fratelli, Levin. Non è molto lusinghiero neanche per te quello che hai appena detto
- Col cazzo. Non voglio neanche immaginare da che razza di gente sei nato
Smontai dall'auto un istante dopo e mi diressi lontano da lì, la destinazione era ignota. Immediatamente mi diedi del bastardo per quell'ultima frase infelice che gli avevo urlato contro... colpire Kai nel suo punto debole mi fece sentire male. Andai ad accasciarmi a terra.  

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