53. The eventual truth

1.7K 114 22
                                    

Stat sua cuique dies
(Ognuno ha il suo giorno) - Virgilio


AIDEN


- E' buono, vero? Camille, dovresti cucinare più spesso. Ne vuoi ancora, Aiden?
Sentire il mio nome mi aveva fatto sobbalzare. Puntai lo sguardo su mio padre, seduto accanto a me al tavolo della cucina dove stavamo cenando. Cene in famiglia ... era tutto così assurdo che facevo fatica a crederci. Cercai di tornare al presente, a concentrarmi sulla cena che avevo appena assaggiato e sul chiacchiericcio tranquillo dei miei genitori.
- Io ... no, sto bene così. Troppo gelato a merenda – dissi soltanto.
- Ma Keno? E' sabato ... non dovrebbe cenare con noi stasera? Non avete in mente di uscire più tardi?
Keno. Il mio stomaco si chiuse immediatamente a quel punto, mi ritrovai a fissare un angolo imprecisato della stanza mentre sentivo una vampata di fuoco risalire piano lungo il mio corpo, fino a bruciare.
Non avevo mai smesso di pensare e ripensare alle sue parole, a quella che in pochissimo tempo era diventata una dichiarazione vera e propria, accompagnata da un bacio che mi aveva sconvolto. Avevo perso il sonno e la ragione, qualsiasi cosa mi stesse accadendo non l'avevo mai sperimentata prima. Perché avevo baciato proprio Keno? E perché lui non aveva fatto niente per farmi tornare con i piedi a terra?
Perché lui lo voleva, mi ricordò una vocina dentro di me. Keno aveva deciso di essere sincero al cento per cento, mi aveva illuminato su parti del suo carattere che non ero mai riuscito a capire. La sua gelosia, quella possessività snervante, perfino il modo che aveva di trattare i ragazzi con cui uscivo e quelli che frequentava lui. Ci aveva messo così tanto tempo per capire come stavano davvero le cose. Il coma non aveva risvegliato solo me, ma anche troppi di quei sentimenti sopiti che forse erano sempre stati lì, in attesa di una scusa per emergere.
- Ah ecco, deve essere lui questo. Se non volete uscire possiamo rimanere qui e vedere un film tutti insieme.
Ero balzato su e per un attimo feci fatica a reggermi in piedi nonostante fossi ancora appoggiato al tavolo. Mio padre mi diede una mano mentre Keno entrava in salotto usando le sue chiavi.
- No, facciamo un giro. Ok, Keno? – alzai la voce per farmi sentire anche da lui. Se fosse sorpreso di quel cambiamento in me non lo diede a vedere.
- Ok, prendi le stampelle.
Mi sembrava più sulle sue da quando avevamo litigato il pomeriggio precedente. Avrei voluto parlargli prima in qualche modo, ma lui era andato via con Callum in fretta e furia e poi non era più tornato.
Cosa c'era tra quei due? E comunque che cosa diavolo avrei mai potuto dirgli? Anche soltanto pensare a quanto era successo in questi ultimi giorni mi lasciava tramortito e incapace di analizzare la situazione. Avevo iniziato a chiedermi che cosa provassi per lui, ancora di più avevo cercato di capire quand'era iniziata e in che modo. Lui doveva essere il mio migliore amico ... non avrei mai dovuto avere voglia di toccarlo o baciarlo nel modo in cui avevo fatto.
- Copriti bene, ok? E state attenti in macchina. Keno vai piano, mi raccomando ...
- Stia tranquilla, signora Berg. Davvero ...
Uscimmo da lì subito dopo, senza neanche dirci una parola, l'unico rumore percepibile era quello delle mie stampelle che toccavano terra. Era così che sarebbe stato da ora in poi? Un continuo disagio e silenzio che si sarebbero protratti fino a quando non ci fossimo allontanati l'uno dall'altro per sempre?
- Non voglio ci sia questo cazzo di imbarazzo tra noi due – dissi improvvisamente, non appena presi posto in auto – e so che tutto è cambiato, ma non intendo continuare in questo modo. Quindi, cazzo, vediamo di chiarire subito questa situazione e andare avanti, in un modo o nell'altro.
Keno era rigido alla guida, lo guardai quel tanto che bastava per rendermi conto che era già troppo tardi. Eravamo già cambiati.
- Io ti ho detto le cose così come stanno, Aiden. Ho rovinato tutto? E' possibile. Ho creato del disagio? Sicuramente. Ma se non avessi parlato sarei morto dentro ... avrei continuato a manipolare la tua vita e a gettare merda su chiunque ti fosse venuto vicino. E l'ho fatto per troppo tempo, senza rendermene conto ho agito contro di te, come un amico non avrebbe dovuto mai fare. Non son stato degno, vivevo nel rancore e nella gelosia, soltanto perché non riuscivo a sopportare che tu fossi ... fossi di qualcun altro.
L'aveva detto di nuovo. Ancora una volta aveva ribadito con forza quello che provava. Avevo caldo e mi sentivo in trappola nonostante fossi consapevole che sarebbe bastata soltanto una mia parola per porre fine a tutto quello. Dovevo dirgli cosa volevo.
Ma che cosa volevo davvero? Non lo sapevo. Ero in un limbo di paure e caos.
- Keno, noi due siamo ... siamo cresciuti insieme, Cristo. E-eravamo amici ... e tutto questo potrebbe distruggere tutto, seriamente.
- No, è qui che non mi segui! Io ho già mandato la nostra amicizia a puttane! Il modo in cui mi comportavo con te era sbagliato! Apri gli occhi, Aiden. Ho iniziato una storia con Noah soltanto quando ho capito quanto tu ti fossi legato ad Andrew. Nella mia follia incosciente credevo di poter dimostrare che anch'io ero in grado di creare qualcosa di stabile con qualcuno ... non riuscivo a capire quale fosse il mio problema, perché non riuscissi ad attaccarmi davvero ad un'altra persona. Non erano gli altri a non andare bene ... sono sempre stato io. Dannazione, inconsciamente ero già pazzo di te ... vedevo soltanto te. E ti volevo. Quel rapporto che avevamo non mi bastava più, ti desideravo come tu desideravi Andrew. Non ero più tuo amico, Aiden ... non lo sono più da troppo tempo. Quindi come potremmo distruggere qualcosa che non esiste già da secoli?
Avevo stretto le mie mani al sedile talmente forte da farmi male. Abbassai il finestrino e cercai di prendere aria disperatamente. Le parole di Keno mi avevano colpito con la stessa potenza di un pugno allo stomaco.
Lo vidi rallentare, fino a quando le luci ben note di Coney Island apparvero nel nostro campo visivo. Eravamo alla spiaggia, la nostra spiaggia.
- Io sono sicuro di quello che sto dicendo. Per me parlartene è stato come togliermi un peso enorme che avevo addosso ... ma capisco che per te le cose possano essere diverse. Capisco la confusione, la paura ... capisco che tu possa odiarmi per quello che ti ho fatto.
- Non ti odio – chiarii in fretta – smettila con questa storia. E' solo che ... mi sembra assurdo.
- Ti sembriamo assurdi noi due?
Aveva parlato con dolcezza, ma potevo percepire quella punta di dolore che aveva cercato di nascondere.
- U-usciamo? E' una bella serata e non voglio starmene chiuso in macchina
Avevo bisogno di aria. Quasi mi catapultai fuori dall'auto non appena riuscii a reggermi sulle stampelle. Keno aveva tirato fuori le solite coperte che ci portavamo dietro durante i nostri festini in spiaggia e adesso mi camminava accanto. Il suo viso era una maschera di preoccupazioni ed ero io la causa di tutto quel dolore adesso. Camminammo per poco tempo, le stampelle erano un casino sulla sabbia, così andammo a sederci in spiaggia, ma non troppo lontano dai muretti. Il silenzio calò di nuovo.
L'imbarazzo era tornato in fretta, forse, invece, non era mai andato via. Sentirlo vicino mi agitava, percepire il suo sguardo lungo il mio profilo mi mozzava il respiro. Che cosa ne era dei vecchi Keno ed Aiden che avrebbero parlato, fumato e riso per tutta la notte? Senza mai provare neanche il minimo imbarazzo?
- Sei ancora innamorato di Andrew?
Quella domanda arrivò a bruciapelo, dopo un silenzio che pensavo non sarebbe mai stato infranto. Mi ritrovai a guardarlo, adesso confuso.
- Io ... no – dissi con sincerità e soltanto mentre pronunciavo quelle parole capii che era vero.
- Perché stavo iniziando a credere che mi avessi baciato soltanto perché non potevi avere lui ...
Sospirai – Non so perché ti ho baciato, Keno. I-io ... - era complicato, non sapevo cosa dire.
- Eri eccitato però. Ti ho sentito ... e anche l'ultima volta. Non volevi lasciarmi, mi hai baciato con una violenza che ... non lo so. Forse sto dando i numeri. Forse vedo solo quello che voglio vedere, non lo escluderei.
Quelle parole mi lasciarono senza fiato, mentre una nuova sensazione mi montava dentro. Non era soltanto disagio, in realtà pensare a quei baci mi fece eccitare pur non volendo. Keno si stava mettendo in piedi, forse per nascondere la sofferenza che il mio silenzio gli procurava. Mi ritrovai ad afferrargli il braccio e a spingerlo di nuovo giù. I nostri occhi si incontrarono, vidi stupore nel suo sguardo sempre troppo intenso ormai.
- T-ti ho baciato perché ero eccitato ... è vero. Adesso lo so ... anche adesso lo sono.
L'avevo ammesso, era chiaramente quello il motivo per cui mi sentivo così fuori di me. Il mio corpo era fin troppo sveglio e reattivo per poter confondere i segnali, mi sentivo frastornato e allo stesso tempo ero consapevole di ciò che volevo.
- Anche adesso? – Keno mi guardava come ipnotizzato, aveva le labbra appena dischiuse in un'espressione sorpresa. Mi piacevano, volevo sentirle di nuovo sulle mie e non attesi oltre.
Keno crollò sotto il peso del mio corpo, mentre cercavo la sua bocca. Lo baciai con violenza, passandogli le mani tra i capelli, immergendo la mia lingua nella sua bocca fino a quando non trovai la sua pronta ad accoglierla. Era eccitante, lo sentivo gemere sotto di me, forse eccitato dai miei stessi gemiti bassi e spaventosi. Le mie mani scesero in basso, stavo sbottonando i miei pantaloni in fretta, volevo di più, forse lo volevo già da un po' di tempo, da quando avevo sentito le sue mani premere sulla pelle nuda e bagnata del mio corpo quando mi aiutava a fare il bagno.
- A-aiden ...
Keno era rimasto senza fiato nel notare quello che stavo facendo, si tirò su in fretta e a quel punto fui io a finire con le spalle contro la coperta, mentre Keno si posizionava su di me. Il suo sguardo scivolò lungo i miei boxer. Non faceva abbastanza buio da non notare che li avevo tirati giù in fretta, rivelando sotto la mia erezione.
- Dici che mi vuoi ... ma quanto mi vuoi? – avevo parlato con la bocca impastata dal desiderio.
Keno non rispose, non mi diede il tempo di riprendere il respiro. Scese su di me con la stessa furia di un ghepardo a caccia di una zebra. La prese in bocca con ardore, chiudendosi intorno, donandomi un piacere bruciante. Chiusi gli occhi ma le luci di Coney Island non smisero di lampeggiare nel buio, sentivo la sua bocca chiudersi per poi risalire in fretta e scendere di nuovo. Avevo iniziato a muovermi pur non volendo, era troppo ed era bellissimo. Trovai le sue mani e le strinsi forte, intrecciando le dita.
- K-keno ...
Quel suono gutturale mi faceva impazzire, mai nessuno prima di quel momento mi aveva mostrato tutta quella passione, quella voglia trattenuta che adesso stava scoppiando. Capii che Keno voleva farmi quello e molto di più. Capii che quell'eccitazione doveva nascondere qualcosa in più di semplice attrazione.
Mi liberai dentro la sua bocca pochi attimi dopo. Era stato devastante, il cielo sembrava pronto a caderci addosso tanto vorticava davanti ai miei occhi, forse aperti, forse ancora chiusi. Non riuscivo a parlare, ero ancora in preda ad un tremolio costante, brividi che scendevano giù lungo la mia schiena. Poi Keno ricadde accanto a me, era stremato e sconvolto come il sottoscritto.
- I-io ... credo di aver fatto un casino ... non mi era mai successo ... - la sua voce era spazzata
Scossi la testa – Eh?
Non lo seguivo, ero così andato da non riuscire a muovermi. Vidi Keno puntare il dito contro i suoi jeans e soltanto a quel punto notai una chiazza scura intorno ai bottoni.
- Sei venuto anche tu?
Quello rise – Senza toccarmi, dentro i miei cazzo di jeans nuovi e puliti.
Mi ritrovai a ridere anch'io – Astinenza?
Mi puntò gli occhi addosso e sul suo viso scomparve anche l'ultimo barlume di ilarità – No. E' l'effetto che mi fai tu questo, Aiden. Non mentivo prima ... mi fai impazzire in un modo che mi terrorizza, cazzo.
Persi le parole anche la voglia di ridere, nonostante sentissi qualcosa di molto simile all'orgoglio solleticarmi il petto. Mi ricomposi piano, tirando su i boxer. Dovevo aver fatto qualcosa di terribile a Keno. Sapevo che non aveva mai avuto quel genere di esperienza con Noah e Samuel prima. Ci dicevamo tutto. Perfino ingoiare andava contro la sua politica.
Mi ritrovai a ridere di nuovo. Era tutto terribilmente assurdo e allo stesso tempo quasi rincuorante.

SplitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora