49. Is what it is

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Forsan et haec olim meminisse iuvabit.
"Forse, persino di questi avvenimenti, un giorno la memoria ci sarà gradita."
(Virgilio, Eneide)



AIDEN

Stavo esagerando con gli esercizi per le gambe, i crampi erano all'ordine del giorno, mi lasciavano piegato in due e senza fiato. Anche quel pomeriggio mi ritrovai a stringere i denti dal dolore mentre tentavo disperatamente di distendere del tutto la gamba per contrastare il dolore.
- Porca puttana. Cazzo!
I miei lamenti avevano attirato Andrew che in tutta fretta era corso da me, afferrandomi il polpaccio con l'intento di aiutarmi.
- Come va adesso? Sta passando?
Mi sdraiai di nuovo sul divano e soltanto dopo un paio di secondi riuscii ad annuire. Quella era una tortura che dovevo accogliere con ottimismo, le mie gambe stavano tornando a rispondere ai comandi e la fisioterapia intensiva a cui mi sottoponevo stava velocizzando il processo.
- Forse dovremmo chiamare la dottoressa Kemp per disdire la seduta di domani pomeriggio. Fatichi già la mattina in ospedale, non devi sottoporti a tutto questo insieme.
- No – dissi con convinzione – va bene. Posso farle entrambe. Devo farle entrambe – mi corressi.
- Ammiro la tua forza di volontà. Te la cavi bene con le braccia ormai, ti ho visto stamattina con il dottore.
Doveva essere un sorriso di incoraggiamento quello che vidi sbucare dal suo viso solitamente distante e cupo. Qualsiasi cosa gli stesse succedendo lo spingeva a passare sempre meno tempo in quella casa ormai. Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che con ogni probabilità andava a cercare rifugio nell'alcol.
- Senti, non abbiamo più avuto la possibilità di parlare dopo il litigio dell'altra sera ...
Non lo feci neanche continuare, non avevo voglia di ritornare sulla questione, così lo interruppi prima
- Andrew, basta. E' successo quello che è successo e, come vedi, adesso mi sto impegnando a concentrarmi soltanto sul presente. Voglio andare avanti, voglio uscire da questo periodo e parlare del passato non mi aiuterà.
Lo vidi annuire con attenzione, capii che forse era lui ad aver bisogno di quel confronto, era raro ritrovarmi con un Andrew così ben disposto al dialogo, un tempo avrei pagato per poter affrontare i nostri problemi come stavamo facendo in quel preciso momento.
- Volevo parlarti soltanto di Keno e poi giuro che non solleverò mai più l'argomento.
- Di Keno? – sollevai un sopracciglio, ero sorpreso a quel punto – che ha fatto stavolta?
- Non ha fatto niente. Sta di merda, Aiden, non fare finta di non averlo notato. E so bene che hai i tuoi buoni motivi per essere incazzato con lui, con me, perfino con la vita, dannazione ... ma stammi a sentire, tu non eri lì, tu non potevi vedere la sua sofferenza crescere settimana dopo settimana, quando i dottori andavano a dire che il tempo passava e le speranze del tuo risveglio si affievolivano sempre di più. Una tragedia del genere cambia la gente, Aiden. Ci ha aperto gli occhi, ci ha fatto vedere chiaramente cosa conta davvero in questa vita e cosa no. E se tu l'avessi visto in quei momenti adesso sapresti con precisione quanto conti per lui.
Parole su parole, la sua mano mi stringeva il braccio. Era un appello accorato che mi ostinavo a non voler sentire per paura di cedere di nuovo a quella trama di inganni e ipocrisie nel quale mi ero rinchiuso. Ma le lacrime di Keno non volevano andare via dalla mia mente. Erano lì, come incastrate, pronte a torturarmi tutte le volte che cercavo di minimizzare quell'episodio e relegarlo lontano.
Keno che piangeva davanti ai miei occhi ... doveva essere l'inizio della fine, perché lui non aveva mai pianto in mia presenza. Non avevo mai creduto che fosse capace di farlo. C'era davvero qualcosa al mondo che possedesse la forza di far del male ad uno come lui? Ero stato io a scatenare tutto quello?
- Ehi, è il tuo migliore amico. Tutti sbagliano, Aiden. Quante volte ci siamo aggrediti noi due, eh? Quante volte abbiamo giurato di non voler avere più a che fare con qualcuno? Si può tornare indietro ... vale la pena tornare indietro per il vostro rapporto. Guardami, anche lui ha paura. Può mostrarsi forte e determinato fuori, ma sai meglio di me che è soltanto una messinscena.
Conoscevo Keno, sapevo che era capace di aggredire e far del male come mezzo di difesa. Era quello che aveva fatto con Noah nel corso della loro storia. Usava il disprezzo come protezione per dei sentimenti che non voleva provare.
- Ha paura di perdere il controllo sulla gente, sulle sue emozioni ... sulla sua vita. Questo lo so bene, l'ho sempre saputo
- E non saresti disposto a perdonarlo per questa debolezza? Non credi che anche lui abbia dovuto perdonarti qualcosa in questi ultimi anni? L'altra volta l'ho sentito parlare al telefono con sua madre. Ha mollato tutto per starti vicino e con questo non voglio farti sentire in colpa. Voglio soltanto aprirti gli occhi su quanto tiene a te, Aiden.
La durezza di quelle parole mi raggiunse con la forza di un tornado. Ero stato così accecato dal mio dolore da non vedere quello delle persone che mi stavano vicino.
- Sono un egoista del cazzo, ecco cosa vuoi dire – mi ritrovai del tutto impreparato di fronte a quella verità.
- No, cioè sì, ma avevi tutte le tue ragioni per stare di merda, Aiden. Hai passato l'inferno e quello che voglio farti capire è che anche per noi non è stato facile ...
Adesso lo vedevo chiaramente. I sacrifici della gente che mi stava intorno, la voglia di proteggermi dalle verità scomode che il mio coma aveva seppellito e risputato fuori con il tempo. Li avevo costretti a sopportare i miei sbalzi d'umore e la mia dannata depressione ... e loro lo avevano fatto.
- Mi dispiace ...
- Non dispiacerti, fa in modo che lui sappia che risolverete i vostri problemi.
Il silenzio calò sulla stanza. Andrew aveva parlato di paure, aveva mostrato una sensibilità che avevo visto raramente nel corso della nostra storia. Era cresciuto e le consapevolezze che aveva acquisito gli avevano fatto aprire gli occhi su una realtà che con ogni probabilità gli stava facendo del male.
- Di cosa hai paura tu? Sono stato talmente tanto assorbito da me da non vedere oltre il mio dito ... che cosa ti sta prendendo, Andrew?
Lo guardai direttamente, senza più provare niente di vagamente negativo nei suoi confronti. Per la prima volta sentivo di potergli essere amico senza alcun risentimento, di poter superare lo sfacelo che era stata la nostra storia senza provare dolore nel ricordare quello che eravamo stati.
Lui scosse la testa e sospirò – Cosa mi sta succedendo, chiedi? – provò a ridere, ma tutto quello che venne fuori fu una smorfia malconcia – che a quanto pare si è scoperto che anch'io alla fine sono capace di provare sentimenti più profondi. Sto passando quello che ho fatto passare a te, ad Alec, a chiunque credeva di potermi cambiare ...
C'era qualcuno nella sua vita. Per un attimo pensai che sarebbe arrivato il dolore ed io ero pronto. Rimasi immobile, ad aspettare quella nota di sofferenza che avevo immaginato di provare nel momento stesso in cui avrei saputo che Andrew era andato avanti definitivamente.
Ma non stava succedendo. Riuscivo a respirare, riuscivo perfino a guardarlo senza sentire niente. Andrew non si era mai sbagliato su noi due, quella storia era finita molto tempo prima anche se non avevo voluto affrontare quella verità.
- Io ... beh, un po' me lo aspettavo. Sentivo che c'era qualcosa di diverso in te ... in questo periodo mi sembra di aver perso la bussola con tutti voi. Siete cambiati, forse sono cambiato anch'io ... - dissi confusamente, non riuscivo a spiegarmi meglio di così. Era una sensazione strana, era come se fossi entrato nella seconda fase della mia vita e tutto si fosse evoluto e scombinato davanti ai miei occhi ad una velocità insostenibile.
- Non volevo succedesse ... ma è successo senza neanche rendermene conto. E poi era già troppo tardi. Ecco cosa temevo ed ecco cos'è capitato.
- Qual è il problema con lui?
Forse parlarne con me era troppo per Andrew. Lo vidi studiarmi con sguardo dubbioso, ero certo che il mio comportamento dell'ultimo periodo lo aveva messo sull'attenti.
- Non è un problema per me, ok? Credevo che mi avrebbe fatto male venire a sapere una cosa del genere, ma sto bene incredibilmente. Non capisco più un cazzo di niente ...
La conversazione venne interrotta dal tintinnio della chiave che girava nella toppa, poi Keno entrò in casa. Spalle calate, viso stanco, lasciò la sua borsa su una delle poltrone e lentamente venne verso di noi.
- Bene, vado a farmi un giro. Fammi sapere se serve qualcosa da mangiare per cena.
Andrew ci stava lasciando da soli. Qualsiasi cosa fosse successa, sembrava che Keno avesse smesso di dargli addosso in quel periodo. Lo guardai dritto negli occhi dopo quello che mi parve un secolo. Fino a quel momento avevo fatto di tutto per evitare il suo sguardo diretto, non volevo dargli nessun pretesto per intavolare una conversazione e far finta che non fosse successo niente di spiacevole tra noi due.
Quel pomeriggio decisi di farla finita una volta per tutte. Perfino i suoi occhi mi sembravano diversi, tutto in lui mostrava un'agitazione che non aveva mai fatto parte del Keno che credevo di conoscere. Era stato il mio atteggiamento a ferirlo tanto? La possibilità che lo lasciassi solo anch'io alla fine?
- Aiden ...
- Ho fatto lo stronzo con te. Mi sono comportato come avresti fatto tu con qualcuno che ti dava sui nervi e ho deciso di sbattermene dei tuoi sacrifici, delle notti insonni, di quello che stai facendo per me anche adesso ... sono stato egoista – avevo parlato in fretta, impedendogli di continuare.
Le mie parole lo avevano stupito, ormai non doveva aspettarsi niente del genere da me. Mi sembrò quasi che fosse tornato a respirare. Così provai a continuare
- Se c'è una giustificazione che possa attenuare tutto quello che di sbagliato ho detto o fatto è che anch'io ho perso la testa e l'obiettività in queste settimane. Mi sono lasciato trascinare dalla rabbia ... ero deluso, per certi versi lo sono tuttora in realtà, ma adesso mi sento lucido. Finalmente vedo le cose sotto la luce giusta e vorrei rimediare, se non è troppo tardi. Quindi io sono pronto a scusarti se tu scusi me.
Avevo finito e il mio discorso mi parve improvvisamente idiota, me ne resi conto soltanto quando era ormai troppo tardi. Per un attimo pensai che Keno mi avrebbe mandato al diavolo, ma quello che successe fu del tutto inaspettato.
Con due lunghe falcate aveva distrutto la distanza che ci separava, poi mi aveva stretto a lui in un abbraccio che non lasciava spazio a nessun dubbio. Mi ritrovai a ridere, confortato dalla sua reazione eccessiva, ma gradita. Chiusi gli occhi e lo strinsi con altrettanta intensità, fino a quando non occupò il posto accanto al mio. Adesso eravamo entrambi sul divano e potevo percepire i battiti accelerati del suo cuore a contatto con il mio petto.
- Ehi, calmati ... se ti ho fatto agitare tanto significa che l'allievo ha superato il maestro. Ho imparato ad essere stronzo dal migliore, se te lo stai chiedendo.
Mi feci indietro e solo a quel punto Keno mi liberò dal suo abbraccio. Non c'era alcun segno di ilarità sul suo viso, il suo sguardo era sempre più intenso mentre fissava il mio viso. Quel Keno era del tutto inedito, non riuscivo quasi a riconoscerlo.
- Non ti farò mai più del male, Aiden. Mai più. Te lo giuro.
La serietà con cui aveva parlato mi lasciò senza parole. Non ebbi il tempo di reagire, mi ritrovai subito stretto in un nuovo abbraccio disperato.
Soltanto a quel punto capii quanto male gli avevo fatto con il mio comportamento e i miei silenzi.

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