13. Black Heart

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Nella foto: Andrew Wolfhart

Ita divis est placitum, voluptatem ut maeror comes consequatur, Plauto

Così è piaciuto agli dei, che il dolore sia compagno del piacere.


ANDREW

Il mio ultimo weekend a Brooklyn trascorreva tra finti sorrisi e chiacchiere futili, ma la sbronza che stavo rischiando di procurarmi era vera e voluta con tutto me stesso. Un'altra cena in compagnia dei massimi vertici politici dello Stato, intere famiglie di deputati intenti a stringersi le mani e a scambiare pareri che avrebbero deciso l'andazzo politico della città per molto tempo a venire

Ero stanco e infiammato dall'ennesimo bicchiere di Champagne Bollinger che Alec e gli altri continuavano a passarmi.

A cosa avrei dovuto pensare poi? Aiden continuava a comportarsi con un distacco che non avevo mai sperimentato in due anni interi di relazione. Qualcosa era cambiato in lui, forse stava finalmente trovando la sua strada e prendendo in considerazione l'idea che io non avrei più fatto parte della sua vita. O forse era soltanto un modo per vendicarsi del male che gli avevo fatto, adesso sarebbe toccato a lui non degnarmi neanche di un saluto prima della mia partenza.

- Che diavolo mi importa, ho altre cose a cui pensare – biascicai, poi mandai giù un altro sorso di champagne delizioso e sorrisi agli altri ragazzi

- Parli anche da solo adesso? – mi schernì Alec, aveva un sorrisino confuso sul volto, segno che anche lui stava esagerando quella sera – chi ti ha fatto incazzare stavolta?

- Tua madre – ribattei con fare incazzato, poi presi una forchettata di cocktail di gamberi direttamente dal suo piatto. Glielo mangiai davanti, leccandomi le labbra senza smettere di fissarlo. Alec era sensibile a me, non importava quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che eravamo andati a letto, lui di certo era ancora coinvolto in quella storia. Lo vidi rabbrividire appena, il suo corpo rispondeva a me senza che potesse far nulla per impedirglielo. Avrei potuto portarmelo a letto quella sera, fare qualcosa di divertente e che il mio ragazzo mi negava da un po'. Tanto che cosa importava? Aiden sospettava comunque di me, forse avrei dovuto dargli dei motivi per essere davvero geloso e guadagnarmi il suo odio per qualcosa che avevo effettivamente fatto.

- Ah, il nostro Wolfie ha sempre qualche motivo per cui prendersela! Cosa c'è che non va adesso? Volevi un mandato più lungo? – mi prese per il culo Paul, ridendosela insieme agli altri commilitoni

- Non farti insultare anche la tua di madre – rispose per me Alec, poi mi passò una mano intorno alle spalle e mi strinse a lui in un abbraccio amichevole, ma che lasciava spazio a molto altro.

- Guardate chi c'è lì. Al tavolo in fondo alla sala, vicino a quello presidenziale

Lasciai vagare il mio sguardo verso la zona di interesse – chi c'è? – chiesi disinteressato. Parlavo più per tentare disperatamente di distogliere l'attenzione sul mio malumore che per un reale interesse verso i pettegolezzi dei ragazzi.

- Ah, il deputato Jonathan Eickam e famiglia! Da quanto tempo non lo si vedeva agli eventi mondani – Alec stirò appena il collo, un sorriso schernitore apparve sul suo viso – ed è anche accompagnato da uno dei figli stavolta

- Perché credi che mi sia saltato all'occhio? – commentò Stevens – chi sarà tra i due? Quello che è stato in galera o quello altrettanto fattone ma che se l'è risparmiata?

L'alcol mi aveva reso piuttosto lento mentalmente, ma ricordavo bene quella storia. Un grosso scandalo per una famiglia fin troppo in vista e con troppo da perdere. Gli Eickam erano stati in cima alle testate giornalistiche per molto tempo.

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