"Veritas filia temporis", proverbio latino
"La verità è figlia del tempo"
LEVIN
Aprii gli occhi sul caos della mia stanza e scoprii che ancora una volta notte e giorno si erano confusi insieme durante il mio sonno disturbato e febbricitante. Le ossa mi
facevano male, la mia mente era un casino contorto nel quale continuavo ad attingere con entrambe le mani, scavavo in fondo per uscirne ogni istante più devastato, per richiamare a me ricordi che tentavo di insabbiare ma che veniva fuori con prepotenza.
La chitarra era riversa sul pavimento. Quando mi ero messo a suonare? La musica si era interrotta chissà quando, forse durante il mio sonno agitato, forse mentre fumavo l'ennesima sigaretta che mi bruciava la gola e aumentava quel senso di malessere generale che non mi aveva più lasciato. Ero sudato e mi facevo schifo da solo, ma non per questo ero intenzionato a mettermi in piedi ed affrontare quel nuovo giorno. Volevo ignorare la luce che veniva a ferirmi il viso dalle imposte della finestra, lasciarmi trascinare in quel limbo insensato e doloroso fino a quando ogni contorno si fosse confuso ancora e ancora, fino a non lasciare niente.
Afferrai l'ennesima sigaretta dal comodino e lo trovai pieno di farmaci contro la febbre ed altri rimedi caserecci di mia madre. Da quanto tempo ero assente da scuola? Quando avevo messo in carica per l'ultima volta il mio cellulare? Non importava, volevo solo il silenzio, scomparire da quel mondo come un cellulare rotto che non può più ricevere niente.
Mia madre entrò in stanza un paio di ore dopo, avevo gli occhi chiusi, ma potevo percepire la tensione nel suo corpo, sembrava parlare più di mille parole concitate.
- Ehi tesoro, come va oggi? Hai misurato la febbre?
Non ne avevo più da giorni, lo sapevo, avevo cercato di farmi annientare da quella fottuta febbre, ma non era successo. Non volevo un rimedio, volevo solo starmene lì, rintanato nel mio buco come se fossi tornato al Crossroads.
Non risposi, sentii la sua mano fresca sulla mia fronte altrettanto fresca e poi il suo sospiro di sollievo
- Sembra sia calata. Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare? Ho preparato il brodo di pollo
Ancora quel tono preoccupato, che si userebbe capezzale di un morto.
- No. Non ho fame, potresti chiudere quando esci?
La riga sulla fronte di mia madre esprimeva tutto la sua preoccupazione per me. Era quello che mi riusciva meglio far preoccupare la gente, disturbare le loro vite con la mia presenza superflua, forse perfino dannosa per certi versi
- Sei sicuro che non vuoi alzarti? Dovresti fare un bagno caldo ... sarò a casa ancora per mezz'ora, poi devo andare in classe, stiamo preparando il saggio di inizio anno. Mi sentirei più sicura se te lo facessi adesso, non vorrei che ti sentissi male in bagno. Hai avuto una febbre da cavallo
Un'altra carezza delicata, era venuta a sedersi accanto a me, i suoi occhi erano caduti sul posacenere pieno di mozziconi, ma non fece alcun commento.
- Dopo, ok?
- E' successo qualcosa? Prima fuori un ragazzo mi ha chiesto di te
Mi irrigidii – Quale ragazzo?
- Il figlio dei vicini credo, quello magrolino e sempre gentile
Callum ovviamente. Chi altri? Avevo subito pensato ad Andrew e quel pensiero mi aveva fatto sentire ancora peggio. Che mi aspettavo? Che sarebbe venuto a buttare giù la porta di casa per vedere me? Erano solo parole del momento, le sue intenzioni con me dovevano essere morte nel momento stesso in cui Aiden si era svegliato.
- E poi un altro ragazzo ha lasciato dei messaggi in segreteria. Che fine ha fatto il tuo cellulare? Mi sembrava in pena per te ... devo rispondergli?
Quello era Andrew, ma capii che non volevo sentire la sua voce. Cosa pensava di fare? Un atto di misericordia cristiana chiamandomi a casa? Vedere se il povero Levin si fosse tagliato i polsi in una vasca o si fosse gettato dalla finestra del terzo piano?
- No, lascia stare. Sono stanco, credo che dormirò ancora – mentii, voltandomi dall'altra parte, verso il muro. Fine della discussione, sentii mia madre sospirare, le stavo facendo bere la più amara delle medicine e non me ne importava poi molto.
Andò via dopo un lungo tentennamento. Che parli con mio padre, pensai, che gli dica che suo figlio sta di nuovo di merda, che forse è fatto e che fuma tutta la notte e non dorme. Che inizino di nuovo a trattarmi come un malato del cazzo che non sa vivere.
Scivolai di nuovo in un sonno disturbato, avevo sognato Aiden qualche volta, poi il suo viso si era confuso con quello di Andrew. Non ricordavo molto di quei sogni, soltanto la sensazione di amarezza che mi portavo dietro al risveglio. La musica ripartì da sola, ma non fu quella a svegliarmi del tutto. Callum mi stava chiamando da fuori. Mi voltai verso la finestra, indolenzito e stanco come se avessi fatto chissà quale sforzo immane.
- LEVIN! SO CHE SEI A CASA. ESCI
Urlava di cinque minuti ormai. Mi alzai a fatica e mi diressi verso la finestra che aprii con uno scatto. Callum era nel mio giardino, guardava in alto ed un'espressione di sollievo gli rischiarò il viso corrucciato non appena mi vide.
- Dove sei finito? Ho incrociato tua madre stamattina, mi ha detto che sei stato male
- Scendo – dissi soltanto.
Presi un cappotto pesante e feci le scale con lentezza, sentivo le gambe che mi tremavano, non stavo mangiando quasi niente e la mia debolezza cominciava a farsi sentire. Dovevo essere in condizioni pietose, la luce fredda di mezzogiorno mi colpì dritto al viso, facendomi chiudere gli occhi per un attimo.
- Sei ... un fantasma. – considerò Callum, adesso in piedi davanti a me, nel mio stesso cortile.
- Grazie. Anche tu stai bene
Non lo feci ridere, era troppo preoccupato per trovarmi divertente. Mi sembrò di rivedere mia madre in lui, dovevo proprio far schifo per suscitare occhiate simili.
- Sei mancato da scuola per una settimana, non rispondevi ai messaggi e alle chiamate ... mi sono preoccupato
- Sono stato male – dissi soltanto, poi accesi l'ennesima sigaretta della giornata e me la portai alla bocca
- E non mi hai detto di Aiden.
- Ti interessava?
Stavo facendo lo stronzo senza saperne il motivo esatto. Il mio sguardo doveva essere freddo e vacuo come prima, lo posai in quello di Callum e attesi una risposta. Lo vidi in difficoltà, per un attimo tentennò
- E' successo qualcosa? Andrew ...
- Chi? – provai a ridere, ma venne fuori una smorfia – Andrew è meglio se te lo dimentichi. Adesso dovrà prendersi cura di Aiden, è giusto così.
- Ma non si è fatto più sentire?
Ero stato io ad evitarlo, sapevo che accendendo il cellulare avrei trovato di tutto. Che diavolo di senso aveva sperare in qualcosa che non si sarebbe mai realizzata? Meglio troncare subito.
- Keno mi ha detto che non sei stato a trovare Aiden dopo il suo risveglio – parlò ancora Callum, quando capì che da me non avrebbe ricevuto risposta.
Scossi la testa – Mi sono sentito di troppo.
- Non lo sei! Sono sicuro che vorrebbe vederti invece. So che ci sono andati anche alcuni ragazzi del loro vecchio gruppo ... li ha accolti bene. Non vuoi vederlo?
- Sarei un cazzo di ipocrita a presentarmi lì come se non fosse successo niente. Prima mi sono preso Aiden, poi quando è finito in coma, mi sono preso il suo ex di cui era ancora innamorato
Tirare fuori quelle parole mi faceva male, descriveva perfettamente ciò che ero dentro. Uno schifo, un voltafaccia.
- Non dire stronzate, non puoi addossarti le colpe di tutti. Hanno avuto anche loro la possibilità di scegliere cosa fare e hanno scelto! Prima di essere stato il suo amante, eri suo amico ...
- Ah, quindi gli amici è così che si comportano secondo te? – mi venne da ridere, ero stato glaciale – scusami, ma se tutti fossero come me preferirei rimanere da solo, cosa che intendo fare in effetti. Quindi Callum, ci vediamo a scuola ... tanto dovrò tornarci prima o poi. Questa febbre non mi ha ucciso
- Levin ...
Non volevo più parlare, quel confronto mi aveva lasciato di nuovo senza forze. Provai ad abbozzare un sorriso rincuorante per fargli capire che non ce l'avevo con lui, era davvero l'ultima persona con la quale avrei voluto tenere un comportamento tanto di merda, ma non potevo farci niente. Tornai in casa subito dopo, andai a farmi un tè bollente e poi un bagno che feci a fatica. Ero devastato quando lasciai il bagno per tornarmene in stanza, forse ad annegare in un libro se fossi riuscito a concentrarmi sulle parole e mettere da parte la mia vita.
Ma ancora prima di potermi mettere sotto le coperte, ci fu uno scampanellio alla porta. Poi un altro e un altro ancora, con insistenza, uno di quelli che avrebbe fatto risvegliare i morti.
- ARRIVO, CAZZO! – urlai con rabbia, rimettendomi le ciabatte.
Aprii la porta con un rinnovato odio per l'umanità. Andrew era lì.
Mi venne incontro, il suo viso era disperato, fu tutto ciò che vidi prima di finire contro il suo petto, stretto in un abbraccio
- Non scomparire mai più in questo modo, stronzo.
Ero senza respiro, il mio cuore mancò un battito, forse anche più di uno. La sorpresa di vederlo lì mia aveva appannato la mente, sentii il calore delle sue mani contro le mie che erano ancora fredde.
- C'è qualcuno? Vi ho disturbato?
Feci di no con la testa e subito mi ritrovai le sue labbra addosso. Mi lasciai baciare, stordito ed eccitato allo stesso tempo
- Sei magrissimo. Che è successo?
Andrew mi aveva passato una mano sul viso, poi mi aveva baciato appena le nocche della mano
- Sono stato male, ho avuto la febbre
- Perché non me l'hai detto? Ho provato a chiamarti ogni ora da una settimana. E poi non sei passato in ospedale.
Scossi la testa, non riuscivo a capacitarmi di averlo lì. Mi stava baciando come se non fosse successe niente, come se il suo ex non si fosse appena risvegliato. Mi ritrovai ad abbracciarlo forte, il suo profumo si confondeva con il profumo del tè che fumava ancora sul tavolino.
- L-lui come sta? – chiesi soltanto
- Bene, sta recuperando, ma non ricorda molto. Sto passando le mattine lì. Non sembra il vecchio Aiden ... è un ragazzo irriconoscibile. Devi passare a trovarlo, possiamo andarci insieme domani mattina.
Andrew parlò con determinazione, non smise mai di accarezzarmi il viso e guardarmi con quel desiderio sfrontato che non aveva intenzione di nascondere. Per lui non era cambiato niente? Perché non aveva attaccato con nessun discorso strano, su quali fossero i suoi doveri e il mio posto nella sua vita? Credeva che potessimo ancora continuare con quel gioco? Anche con Aiden sveglio?
- Ci andrò da solo quando mi rimetterò un po'. – dissi, tenendomi sulle mie. Andrew lo notò, vidi il suo sguardo mutare, farsi più attento.
- Che c'è? E' successo qualcosa?
Lo guardai con un'espressione di palese stupore – Si è svegliato, le cose sono cambiate.
- Perché? Non ricorda nemmeno che siamo stati insieme, Levin. Non saprebbe neanche chi sono se non fosse stato Keno a parlargliene.
- Ma ricorderà ...
- E quindi? – Andrew sembrava irritato adesso – che vuoi fare? Voltare le spalle a quello che abbiamo? Io e lui non stavamo più insieme. Lo aiuterò, certo, ma il passato non può tornare. Non ci amavamo. Per lui non provavo neanche la metà delle cose che sto provando per te, Levin.
Lo aveva detto. Suonava quasi come una dichiarazione. Rimasi immobile, a combattere una guerra che non sapevo come vincere. Andrew allungò un braccio verso di me, mi accarezzò piano.
- Di cosa hai paura?
Di perderti. Non lo dissi. Non volevo dirlo, non potevo apparire così smarrito davanti a lui, ma forse i miei occhi parlarono da soli.
- Non me ne vado. Dovrai mandarmi al diavolo tu se vuoi che me ne vada e, anche in quel caso, non sono certo di riuscire a starti lontano. Ti prego, non respingermi.
Con quale forza lo avrei fatto? Ero un tossico, un debole che si appigliava a qualsiasi cosa gli facesse all'apparenza del bene, anche se a lungo andare avrebbe potuto distruggerlo. Andrew era una dipendenza ormai, alla pari della coca che non prendevo più, era come l'erba e la nicotina con effetti triplicati.
- Ti va di uscire un po' o è troppo presto? Ci sono delle novità
- Che novità?
Andai ad appoggiarmi contro il bancone della cucina.
- I Berg hanno bisogno di un posto per la riabilitazione di Aiden. Dovrebbero mettere in affitto la loro vecchia casa e trovarne una nuova, ma è un procedimento complesso e a dirla tutta non credo che abbiano i soldi per farlo. Quindi gli ho offerto il mio appartamento al centro, è comodo e spazioso ... ed è anche a dieci minuti dall'ospedale.
Quella novità non mi sorprese, anzi. Annuii piano
- E tu starai lì? Come funziona?
- Beh, l'ho offerta ai signori Berg, credo che ci staranno anche loro, almeno all'inizio. Ma devono riprendere a lavorare, sono rimasti fermi per troppo tempo e hanno bisogno di denaro, quindi me ne occuperò io. Non credo sia giusto chiamare un'infermiera ... in fin dei conti ho la mattina libera ed Aiden sembra tranquillo in mia presenza. Non se la cava altrettanto bene con gli sconosciuti.
- Comunque ho ancora la mia villa a Coney Island per tutte le volte che vuoi venire a trovarmi. Farò la spola. Ho provato a suggerire ai signori Berg che avrei potuto prendere un appartamento vicinissimo all'ospedale per tutti loro, ma non hanno voluto. Credo che si sentano già fin troppo in obbligo con me.
Così sarebbe stato a contatto con Aiden per delle lunghe mattine. Non volevo rabbuiarmi, non volevo essere egoista. Andrew stava facendo del bene, era nella sua natura aiutare dove e quando poteva.
- Mi sembra un buon piano – dissi alla fine, abbozzando un sorriso – spero che si rimetta presto. Magari verrò a trovarlo quando lo trasferiranno da te, va bene?
- Perfetto
Era soddisfatto, era riuscito a far filare tutto e non sembrò far caso al resto. Forse fui bravo a celargli quel senso di malessere che mi attanagliava il petto ormai da troppi giorni a quella parte. Continuavo a sentirmi un intruso, il terzo incomodo che aveva approfittato della situazione per confondere ben due persone diverse. Cosa c'era in me che non andava? Li avevo attirati in qualche modo, forse ero stato perfino consapevole di ciò che sarebbe scaturito da quel mio atteggiamento ambiguo. Adesso dovevo solo fare i conti con le conseguenze.
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Split
RomanceBrooklyn. Le vite di un gruppo di giovani ragazzi si intrecciano nella città piena di luci mentre cercano di tenere a bada le ombre del loro passato. C'è chi lotta per un amore inconciliabile e chi, semplicemente, si batte soltanto per rimanere a ga...