42. Everytime we lose

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Nihil inimicus quam sibi ipse.
(Non vi è niente di più nemico che se stessi, Cicerone)

ALENCAR


Aveva iniziato a nevicare quando mi sedetti su quella panchina, fissavo un punto davanti a me con ostinazione tentando di restare lucido, cercando di non far scivolare nuovamente i miei pensieri a quel giorno. A Callum, a quella scoperta, a quel tradimento ...
- Ehi ...
La voce di Kai mi fece tornare al presente, prima che quei pensieri iniziassero a generare in me una rabbia difficile da gestire, lo vidi accomodarsi accanto a me, con aria distante.
- Chi si vede – dissi concentrandomi sui nostri affari – ti ho concesso il tempo che volevi. Che mi dici del tuo piccolo esercito?
Lo sguardo del ragazzo si fece cupo, non che fossi sorpreso ma evidentemente lui contava molto di più sugli altri di quanto avesse dovuto.
- Il mio gruppo mi ha scaricato – ammise con una nota amara nella voce – se non altro non ci ostacoleranno, penso che abbiano lasciato la città. Non vogliono combattere ... hanno troppo timore delle conseguenze e d'altronde posso capirli.
- Sei con le pezze al culo quindi – gli feci notare.
- Non ho detto questo – mi corresse e vidi apparire qualcosa di simile a un sorriso feroce, quella reazione mi stupì – uno dei ragazzi del mio vecchio gruppo è tornato in città, uno leale e operativo. E' tutto quello di cui abbiamo bisogno al momento.
- Un solo uomo? – sottolineai, scettico- ti avevo già spiegato cosa stiamo facendo, il pericolo che corriamo e soprattutto contro chi ci stiamo mettendo. Kurt ha il controllo della fetta grossa di Brooklyn e tu mi offri un solo uomo?
- Beh, se non sbaglio anche tu ricorrerai ad un solo uomo – mi fece notare – hai detto che sarà sufficiente, beh a me non serve un esercito se ho Yael.
- Mi auguro proprio che questo tipo sia miracoloso – gli dissi sfilando un telefono dalla tasca e passandoglielo con discrezione – d'ora in poi comunicheremo tramite questo. È una linea sicura e dentro c'è memorizzato un numero al quale risponderò solo io, ti darò indicazioni da qui
- Il mio amico Yael potrebbe aver bisogno di un posto tranquillo dove stare – accennò con tono vago.
- Presto faremo una riunione, dobbiamo elaborare una strategia e ti farò incontrare anche gli altri ragazzi del mio gruppo. Vedremo di farla in un posto sicuro e se il tuo amico avrà bisogno di restare nascosto potrà farlo lì – spiegai – dobbiamo essere invisibili Kai, solo così abbiamo qualche possibilità. Quindi usa solo quel numero, non dire niente a nessuno e aspetta di essere contattato
- Lui ... - cominciò nervoso – ha dato altri ordini che mi riguardano? Che riguardano Levin?
- Per il momento si occupa di altro, vuole farti cuocere a fuoco lento, vuole farti impazzire, Kai – gli spiegai – farti compiere qualche mossa falsa, costringerti a gettarti tu nella tana del lupo. Tutto quello che stiamo facendo richiederà tempo e precisione, forse ti sembrerà di non fare abbastanza per il tuo amico ma credimi, gliela faremo pagare
Feci per alzarmi ma sentii la sua mano afferrarmi il braccio, gli occhi di Kai erano seri ed intensi, forse stava già cominciando ad abbandonare il suo fare da ragazzino.
- Perché lo fai? – chiese di getto – perché rischi? Perché mi hai aiutato sin dall'inizio? Hai un conto in sospeso con lui, vero?
- Kurt toglie qualcosa a chiunque sia intorno a lui, ti consuma, ti fa diventare qualcosa che non avresti mai voluto e chi non cambia viene spazzato via – risposi mentre quei ricordi dolori che avevo cercato di reprimere tornavano a galla, quella notte orrenda.
- Ha fatto del male a qualcuno che conoscevi? – insistette.
- Ho perso un amico anche io, come te – dissi chiaramente fissandolo dritto negli occhi - lui non era come noi però, non era mai stato dentro questo mondo sul serio, non era pronto a vivere in funzione di Kurt o del giro di affari.
E mi ritrovai ancora lì, in quel parcheggio nel cuore della notte, gelido e deserto, poi quel furgone, gli uomini e il sangue. Riuscivo persino a vederlo il cadavere di Jonas che mi fissava in un lago di sangue, quello di Liz a qualche metro da lui e quel fagotto. Quel piccolo fagottino chiaro che si era sporcato e macchiato, il suono atroce di quel pianto interrotto bruscamente dal rumore dello sparo. L'eco di quella notte rimbombava ancora nella mia testa, come se fosse accaduto in quell'istante e la colpa per quella perdita bruciava dentro di me come un'infezione.
- Li ha uccisi tutti ... - ripresi dopo un lungo silenzio, fissando un punto davanti a me – il mio migliore amico, la sua ragazza e la neonata. Li ha massacrati in un parcheggio e ha fatto sparire i corpi, non è rimasto niente di loro ... - sentii un conato di vomito smuovermi le viscere – erano innocenti, tutti. Volevano solo andare via, non avrebbero mai parlato ma a lui non importa. Si prende la vita delle persone e quando capisce che non può più controllarle allora gliela toglie
Kai era scosso, spostando gli occhi sul suo viso capii fino a che punto, sembrava pallido e non lo giudicai, quel racconto avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque.
- Quando ho visto quello che hai fatto, il modo in cui ti sei opposto a lui, ho rivisto in te qualcosa che avrei voluto fare – confessai – ho visto in te il mio stesso desiderio di libertà, di non essere controllato da quel pezzo di merda, ma conoscevo anche le conseguenze
- Lui avrebbe voluto colpire Levin, non è vero? – chiese consapevole della risposta – mio fratello ...
- Aveva fatto il suo nome inizialmente – gli confermai – e voleva che fossi io a ucciderlo, una specie di prova di fedeltà, nella sua mente sadica. Ma tuo fratello è legato ad una persona a cui tenevo molto e per puro egoismo non ho voluto sacrificarlo. Così la scelta è ricaduta sul tuo amico
- Gray ... si chiamava Gray – mormorò – grazie comunque per ... non aver fatto del male a Levin, sarebbe stato ...
- Non ringraziarmi, non farlo mai
Chissà se avremo successo davvero, chissà se riuscirò a salvare loro.
Poi mi misi in piedi e mi allontanai di qualche passo dalla panchina – ricordati quello che ti ho detto l'altra volta. Dovremo essere ancora più spietati di lui, tienilo a mente
- Lo farò – convenne senza esitare.
- Allora tieniti pronto, ci incontreremo tutti molto presto.

Qualche ora dopo mi ritrovai nel retro dell'ufficio di Slimy Billy, sicuramente l'uomo più informato della città avrebbe potuto sopperire alle poche parole che Kai mi aveva dato sul suo amico. Non avevo insistito davanti a lui per saperne di più ma ero comunque intenzionato a verificare che genere di persona avevo davanti.
Così, quando Billy mi aprì la porta del suo ufficio sorridente, io posai un rotolo di banconote sulla sua scrivania, attirando immediatamente la sua attenzione.
- Ma guarda un po' – esclamò incrociando le braccia.
- Ti chiedo di essere il più scrupoloso possibile con ben poche informazioni – misi in chiaro – ho solo un nome: Yael.
Silenzio.
Billy si posizionò meglio sulla sedia, drizzando appena la schiena e passandosi una mano sul volto – no ... non anche tu, Alencar
Quella reazione mi stupì – che intendi?
- Beh, l'intera città e sottolineo letteralmente chiunque sta cercando Yael – rispose.
- Perché? – chiesi con una punta di nervosismo.
- Per toglierlo di mezzo ovviamente – gli sfuggì una risata – come se si potesse fare fuori uno come lui così, come una merda di cane qualunque
Sollevai un sopracciglio e a quel punto mi accomodai, sarebbe stata una lunga chiacchierata – ci sono mille e cinquecento dollari in quel mazzo di banconote Billy, ti conviene cominciare dall'inizio
Lui scosse la testa con aria beffarda – beh, chi può dirlo qual è davvero l'inizio con Yael. Si sa ben poco di lui ma è sempre stato nel giro, sin da bambino. Ha bazzicato la strada, le celle e il carcere minorile ma è cresciuto con un criminale di altri tempi, stava con un vecchio boss molto prima dell'ascesa di Kurt.
- Droga?
- Non solo, era tutto fare. Pestaggi, riscossioni, droga ovviamente, Yael è un jolly, tu gli dai un ordine e stai sicuro che lo porta a termine – spiegò – era il fiore all'occhiello del suo gruppo. Poi il vecchio è morto ma uno come Yael fa strada comunque e soprattutto tiene i suoi al sicuro.
Quasi mi stupii di tutti quegli elogi, c'era sempre qualcosa di sordido quando si andava ad indagare su quelli come noi ma qualcuno sembrava avere ancora un codice.
- Ah, sai che mi viene in mente – disse ad un tratto – negli ultimi anni bazzicava parecchio con quel piccolo tossico di Kai Eickam, ricordo che mi hai chiesto di lui
Non gli lasciai intuire che la cosa mi interessasse – e come mai adesso è il ricercato numero uno? - chiesi sviando il discorso.
- Questo è interessante – rispose Billy allargando il suo sorriso – era dentro a scontare la sua pena, stava finendo i due anni e avrà almeno rifiutato cinque accordi che gli sbirri gli hanno proposto nel corso della condanna. Ha parecchio onore Yael, non ha mai venduto nessuno e poi ... - si avvicinò a me come per dire sottovoce quell'informazione – gli mancavano si e no sei mesi, ma ha deciso di vendere tutti. Tutti quelli che poteva, l'hanno rilasciato qualche giorno fa. Forse ha perso definitivamente la testa, chi può dirlo ... è stata una mossa suicida da parte sua. Forse, invece, è fin troppo sicuro di sé per temere quello che potrebbe accadergli fuori. O forse non c'è nessun motivo, Yael non è mai stato uno facile da leggere.
- Nessun motivo? - ripetei e vidi Billy annuire incredulo alle sue stesse parole.
Io dovetti riflettere e mi chiesi se invece qualche motivo lo avesse davvero, forse Kai aveva confidato dei suoi problemi al suo vecchio amico e quel senso del dovere tanto spiccato lo aveva portato a tradire gli altri per arrivare in soccorso ai ragazzi.
- Quindi adesso è in pericolo? – tornai a chiedere – non sai dove si trova
- Pericolo? – ripeté l'altro, con un sorriso divertito sul volto – beh, l'intera città lo cerca ma non direi che è lui quello in pericolo. Te l'ho detto, uccidere Yael non è affatto una roba per chiunque. Sono più i cadaveri che si sta lasciando alle spalle che le possibilità che qualcuno lo faccia fuori davvero.
Quella era un'informazione interessante.
- Non so dove si trova, si muove di continuo. Mi era giunta qualche notizia ma la gente che indirizzo verso di lui non torna più indietro, te lo dico Alencar. Se ti hanno affidato qualche missione che lo riguarda è un gran cazzo di problema. Lascia perdere, il gioco non vale la candela.
A quel punto mi sollevai, avevo sentito abbastanza – grazie per l'aiuto Billy, ci si vede
Quello alzò le mani – lo spero.
Uscendo di lì mi ritrovai inspiegabilmente di buon umore, forse Kai aveva trovato davvero un asso importante per la nostra squadra di disperati. Qualcuno di leale, che portava a termine i compiti e che riusciva a non farsi ammazzare era molto più di quanto potevamo auspicarci.
Mi portai il telefono all'orecchio – Tian?
- Sì – rispose lui dopo pochi squilli – come andiamo?
- Ho dato il telefono sicuro a Kai, adesso ha questo numero e ci sentiremo tramite questi telefoni per parlare del piano. Mi ha detto che abbiamo in squadra un tipo del suo gruppo, sembra sapere il fatto suo – lo informai – tu che mi dici?
- Penso di aver trovato un posto che possiamo usare come base – mormorò – discreto, Kurt non ha traffici in quella zona, ci bazzica qualche senza tetto, è l'ideale per passare inosservati
- Pensi sia adatto alla vita umana? – chiesi con una punta di divertimento – sembra che l'amico di Kai abbia qualche problemino in giro per la città e cerca un posto tranquillo dove stare. Potremmo proporgli di restare lì, potrebbe sorvegliare eventuali armi o progetti che ci servono
Tian rise – beh, è un po' arrangiato. Non c'è elettricità però con un fornello da campo potrebbe scaldarsi da mangiare, c'è l'acqua in delle vecchie cisterne ma niente riscaldamento, però ci sono dei divani
- Tranquillo, non penso sia in cerca del Ritz Hotel
- Ok, dammi ancora un po' di tempo e penso che potremo incontrarci tutti lì per parlare
- Va bene, aspetto tue notizie – dissi pronto a chiudere ma lui mi fermò.
- Alencar – mormorò – grazie per quello che mi stai facendo fare. So che non cambia niente ma poterlo combattere mi aiuta a sopportare tutto il resto
- Non ringraziarmi Tian – mi toccò ripetere per la seconda volta quel giorno – non farlo mai
Non ero un eroe, non ero l'uomo che stava spezzando le catene dell'oppressione, non ero il leader degli insorti. Probabilmente sarei solo stato quello che li avrebbe guidati al massacro, quello che avrebbe fatto perdere loro ogni cosa.

Ore dopo mi ritrovai al mio appartamento, buio e silenzioso, mi sedetti sul divano e mi rigirai il telefono fra le mani. Erano lì, quattro chiamate ed un paio di messaggi, Callum mi aveva cercato tutto il giorno ma io non avevo risposto.
La mia mente tornò nuovamente a quel ricordo, che avevo cercato di ignorare il più possibile, quella scoperta, le parole che quel moccioso mi aveva gettato in faccia con soddisfazione.
Avevi raccolto le prove per sbarazzarti di lui.
Strinsi i pugni, come potevo essere sorpreso? Ero stato io a tormentare Callum per anni, a spaventarlo, a farlo sentire in trappola. Come potevo credere che da quella realtà potesse nascere qualcosa che non fosse odio e disprezzo? Come potevo giudicarlo se voleva vendicarsi e distruggermi? Ero stato io a creare quel ragazzo, ogni giorno gli avevo tolto qualcosa, lo avevo umiliato ed ora potevo solo raccogliere i frutti del suo disprezzo.
Non puoi fidarti di lui, Callum è solo l'ennesima persona che hai rovinato.
Forse era meglio così, la mia vita ci avrebbe comunque portato davanti ad un bivio prima o poi e Callum aveva già scelto la sua strada.

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