48. Fight, fight, fight

1.3K 107 16
                                    

Nosce te ipsum.
(Conosci te stesso)



KENO


Gli occhi di Noah mi fissavano penetranti e preoccupati mentre io continuavo a mangiare il mio tramezzino in silenzio. Ero andato da lui alla fine, non me l'ero sentita di affrontare casa mia dopo che Aiden mi aveva sbattuto la porta in faccia. Così ero andato dall'unica persona che non si sarebbe fatta problemi ad avermi fra i piedi.
Ero spuntato nel cuore della notte e fortunatamente i suoi turni gli avevano impedito di tartassarmi di domande, si era limitato a porgermi un pigiama e mettermi a letto, poi era corso in ospedale. Ovviamente quella pace non sarebbe durata per sempre, era rientrato da un paio d'ore e aveva preparato i panini per entrambi mentre ora si aspettava più di una spiegazione.
- Puoi anche smetterla di fissarmi – dissi prendendo la parola – sto bene, davvero
Lui scosse la testa – la condizione di non essere più una coppia non contiene la clausola di non raccontarmi più balle?
Feci una smorfia – è complicato
- Ancora Aiden? – chiese semplicemente.
Il solo sentire il suo nome mi fece sobbalzare, mi ritrovai a lasciare il panino sul tavolo e poggiare le spalle contro lo schienale della sedia, come un bambino messo davanti al suo disastro.
- Sembra tanto ovvio? - domandai cupo.
- Beh, l'altra sera quando hai iniziato a bussare alla mia porta come se volessi sfondarla avevi una faccia stravolta. – mi ricordò – gli occhi rossi, tremavi. Ti ho visto ridotto così solo per lui e mi stupirebbe di sentire un altro motivo adesso
Sorrisi amaramente, non ci sarebbe mai potuto essere un altro motivo, solo lui mi faceva provare così tanto, me ne vergognai.
- Credevo che il suo risveglio avrebbe sistemato tutto, che con il tempo tutto sarebbe tornato normale, com'era prima – spiegai con un nodo in gola – invece mi sono reso conto che da quando ha chiuso gli occhi è cambiato tutto. In un modo così profondo, così radicale, che adesso quel mondo mi sembra lontano, non mi sembra sufficiente
- Dovresti dargli più tempo – cercò di consolarmi – Aiden sta attraversando una fase delicata, se ci sono discussioni fra voi
- No – lo interruppi – non si tratta di Aiden, non solo almeno. Si tratta di me, di quello che provo ...
Lasciai quella frase sospesa e spostai lo sguardo su Noah, i suoi occhi mi fronteggiavano e lentamente perdevano più consapevolezza di cosa stessi intendendo con quelle parole.
Alla fine sorrise – ci sei cascato anche tu
Scossi le spalle, partecipando al suo divertimento, riuscivo almeno a cogliere l'ironia di quella situazione.
- Gliene hai parlato? – chiese ancora.
- No, come potrei? – risposi amaramente – già mi odia per tutte le mancanze che ho avuto come amico nei suoi confronti. Come potrebbe volere altro da me? L'ho solo deluso
- Ma che diavolo dici? Deluderlo? Ma se sei stato sempre al suo fianco! Lo hai sempre messo al primo posto su chiunque, Keno, tu ... – non lo feci terminare.
- Non è così, non per lui e forse ha ragione – ammisi a denti stretti – sono stato egoista, ho cercato di controllarlo. Sì, forse volevo proteggerlo, ma ora so che volevo anche allontanarlo dagli altri. Volevo che rimanesse solo con me, posso anche smettere di chiamare con altri nomi la mia gelosia.
Lo vidi tacere a quel punto, il suo sguardo non smetteva di essere preoccupato e timoroso dopo le mie parole e io non riuscivo a capire perché.
Perché sei ancora disposto ad ascoltarmi dopo tutto quello che ti ho fatto?
- Ieri allora cos'è successo? – riprese dopo una lunga pausa – cosa ti ha sconvolto tanto?
Altre domande, altra preoccupazione, scossi la testa – perché ti importa ancora di me? Non avrei dovuto coinvolgerti, piombare qui ...
- Sono contento che tu l'abbia fatto, Keno – riprese prima che io aggiungessi altro – mi sembra di avertelo già detto una volta, ho sbagliato con te. Prima ti ho idealizzato e poi invece ti ho ricoperto di merda, pensando che nemmeno fossi in grado di provare sentimenti – sorrise – nelle settimane passate in ospedale ho finalmente imparato a vedere come sei davvero, senza filtri, senza raggiri. Vorrei un rapporto così fra noi, sono felice che tu abbia bussato alla mia porta, mi fa piacere imparare a conoscerti davvero.
Mi toccò tacere a quel punto, forse avevo qualcosa da imparare da uno come Noah, forse poteva insegnarmi ad essere meno distruttivo ed egoista.
- Mi ha detto che vuole andare via – mormorai alla fine con voce tremante, ricordare quel discorso mi fece venire i brividi, gli occhi di Aiden erano pieni di rabbia.
- Lasciare la città? – ripetè Noah stupito.
Io annuì – dopo che si sarà ripreso, completata la scuola ha intenzione di trasferirsi con sua madre – mi strinsi nelle spalle cercando di non tremare – non faccio altro che pensare a come impedirlo. Non riesco nemmeno ad essere un minimo decente e mettermi nei suoi panni. Lo abbiamo deluso tutti, è ovvio che vuole andare via, lo farebbe chiunque, forse si sentirebbe persino meglio. – scossi la testa - e invece io non faccio altro che pensare a come impedirlo o a come ... poter andare con lui
- Pensi che lo farebbe davvero? – mi chiese – magari è solo una scelta impulsiva dettata dal momento, potrebbe cambiare idea nei mesi a venire
Non lo sapevo, non conoscevo la risposta ma anche solo sapere che esisteva quel pericolo mi aveva fatto crollare, ogni mia speranza di redenzione o di seconde occasioni si era ormai dissolta.
- Dovresti dirgli quello che provi – insistette.
- Lascia perdere, non potrebbe mai ricambiare – dissi in un sussurro – mi conosce troppo bene, forse in questi anni mentre io coltivavo questi sentimenti senza nemmeno accorgermene, lui iniziava a detestarmi. Adesso è venuto finalmente tutto a galla e la mia sola vista lo disgusta – feci una breve pausa – continuerò a stargli accanto ma non posso pretendere il suo perdono o il suo affetto
- Puoi restare qui quanto ti serve – concluse e sapevo che c'era una punta di delusione nel suo tono.
Lui era troppo sentimentale per approvare la mia scelta, forse la comprendeva, ma Noah avrebbe sempre lottato per i suoi sentimenti. Io non potevo permettermelo, non potevo pretenderlo.
Non puoi forzarlo, non puoi cercare qualcosa che non c'è.
- Tranquillo, ora sto bene – cercai di rassicurarlo – tornerò da Andrew ancora un po'. Poi mi toccherà affrontare casa per prendere i libri e ricominciare il caos della settimana
Le mie parole non lo confortarono – come va con i tuoi?
Io scossi le spalle – mio padre ormai ha deciso di smettere di parlarmi, molto maturo e appropriato da parte sua. Mentre mia madre è peggio di una zecca, l'altro giorno ha persino preteso di accompagnarmi a scuola e aspettarmi fino all'uscita – risi – è fuori di testa quella vecchia strega.
- E' preoccupata – mi fece notare.
- E' solo incazzata – lo corressi – per tutta la storia delle materie, del mio portfolio scolastico
- E tu non sei incazzato? – mi chiese – almeno un po', non ti è pesato lasciar perdere tutto? Non prendiamoci in giro, ti sei fatto il culo per anni e hai mollato ora che eri ad un passo dal concretizzare davvero.
Forse al vecchio Keno sarebbe importato, dovetti ammettere dentro di me, eppure ripensando a quel giorno non avrei fatto niente di diverso.
- Te lo assicuro, Noah- risposi serenamente – per quanto incredibile possa sembrare, sono esattamente dove voglio essere
Era così, ormai non avevo più voglia di prendermela con nessuno, di odiare nessuno, avevo chiarito quale voleva essere il mio ruolo e lo avrei ricoperto fino alla fine. Sempre al suo fianco, a lottare per lui, con lui, esattamente come quando avevo sollevato gli occhi dal mio libro all'età di sei anni, in quel cortile. Il mio cuore batteva forte come allora, come se avessi visto la creatura più straordinaria e impavida per la prima volta e avessi risposto all'eco del suo urlo sprezzante.
Ora la mia battaglia era al suo fianco, ora e sempre.

Infilai la chiave nella toppa dell'appartamento di Andrew conscio che dall'altra parte mi avrebbe accolto il gelo, ma non esitai.
Patetico? Forse sì. Autolesionista? Magari anche. Ma sicuramente non avrei fornito ad Aiden un nuovo pretesto per giudicarmi mancante, se ancora dentro di lui esisteva una minima traccia di affetto per me, allora avrei resistito per questo. Mi sarei aggrappato a quella scintilla, a quel passato che avevamo condiviso e a quel desiderio che mi portava a passare con lui ogni momento.
Stargli lontano ti manda fuori di testa, se non altro resta per la tua sanità mentale.
Così, conscio di quanto fosse vero quel pensiero, aprii la porta dell'appartamento, facendo qualche passo all'interno e immergendomi nuovamente nella mia battaglia personale.

SplitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora