15. Open Wound

1.9K 134 52
                                    

"Aegrescit medendo" Eneide, Virgilio

"Il rimedio è peggiore della stessa malattia"


LEVIN
Cominciava a far freddo tra le strade di Brooklyn, ma non mi dispiaceva. Non ero mai stato un amante delle belle giornate soleggiate che poi erano fin troppo rare ed effimere per poter durare. Avevo fatto ancora una volta incetta di vinili e libri e adesso tornavo a casa con la speranza di poter godere di qualche attimo di pace per mettermi comodo a leggere. Non stavo guardando nessuno in particolare, quando un volto nella folla attirò la mia attenzione.
Callum si immobilizzò sul posto, per un attimo mi sembrò che stesse combattendo con l'istinto di allungare il passo e sparire in fretta tra la folla di gente, ma qualcosa lo fece desistere. Gli andai incontro, per la prima volta dopo giorni mi tornarono in mente le parole che quel tipo aveva usato con lui nel bagno della scuola, la vergogna di Callum, quello stesso sguardo avvilito e disperato che aveva preso possesso del suo viso, come stava succedendo anche in quel preciso momento. Ero stato un idiota a non affrontarlo prima, gli avevo permesso di isolarsi anche da me, ma avevo intenzione di rimediare.
- Ehi, stavi tornando a casa? – abbozzai un sorriso e mi affiancai al suo corpo rigido
- I-io ... sì – disse, tentennante
- Bene, anch'io. Andiamo
- Preferirei tornare da solo – aveva parlato in fretta, il suo sguardo continuava a vagare ovunque, ma non su di me.
- Callum, non mi importa niente di quello che ha detto quel tipo, ok? Se il tuo comportamento di questi giorni è dovuto a questo ... sappi che non giudico nessuno. Non posso permettermelo, né voglio farti sentire di merda. Scommetto che sei abbastanza bravo a stare male di tuo, quindi davvero. Non mi importa, non volevo neanche sentirla quella dannata conversazione. Mi stavo solo facendo una canna nel cesso e tu puoi liberamente portarti a letto chiunque per quello che mi riguarda.
Le mie parole lo avevano colto di sorpresa, stavo ancora cercando di incoraggiarlo con il migliore dei miei sorrisi. Qualsiasi cosa stesse succedendo a quel ragazzo andava ben oltre un semplice periodo difficile.
- Per favore, non dirlo a nessuno – disse dopo un lungo silenzio, finalmente aveva trovato il coraggio di guardarmi
- Dire cosa a chi?
- Quello che hai sentito, il fatto che c'è un ragazzo e che io ...
- Sono gay anch'io. Chi se ne frega! – l'avevo detto in fretta, forse perfino a voce troppo alta, perché un gruppetto di ragazzini fuori da un bar aveva preso a fissarmi con un'espressione divertita.
- Io non so cosa sono. Era la prima volta. Dio, non volevo che proprio tu tra tutti potessi pensare male di me, non quando sei letteralmente una delle poche persone con cui riesco a parlare. – il suo panico evidente si stava pian piano trasformando in sollievo nel vedere l'assoluta tranquillità del mio volto – sono stato un coglione. Non ti conosco bene, ma lo avevo già capito che non eri come tutti gli altri ... solo che frequenti Berg e ho pensato che magari ...
- Che ha che non va Aiden? – chiesi, con una punta di curiosità – ha fatto lo stronzo?
Callum scosse la testa in fretta – No, lui mai. Nessuno dei suoi amici stretti in realtà. Però sono fighi, non come i giocatori di football, ma in modo diverso. A scuola nessuno li farebbe incazzare ... a volte si annoiano, possono diventare cattivi senza motivo e pensavo soltanto che se avessero saputo che sono andato a letto con un ragazzo, poi forse lo avrebbero detto in giro per gioco e tutti lo avrebbero saputo. Non lo so – poi si portò le mani intorno al volto
- Callum, sei lievemente paranoico. Sta tranquillo, non me ne vado in giro a parlare delle tue preferenze sessuali – dissi, ridendo forte, intanto ci stavamo incamminando verso casa senza neanche accorgercene.
- Ma sono felice che questa storia si sia risolta in fretta. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, non ti eri più fatto vedere per la solita sigaretta post pranzo. Forse sarei dovuto venire a parlarti prima, non è proprio il mio forte questo genere di cose – ammisi
Il volto di Callum sembrò illuminarsi improvvisamente. Il modo in cui mi guardava mi fece pensare che non era solito sentirsi dire qualcosa del genere. Mi dava l'idea di una persona molto sola. Forse un giorno avrei scoperto qualcosa in più su quel ragazzo, ma il mio sesto senso mi diceva che non era ancora arrivato il momento di chiedere.
- Perché non passi a casa mia qualche volta? I miei sono quasi sempre fuori adesso che mia madre ha ripreso con le lezioni di danza e mio padre è impegnato nella campagna elettorale.
Eravamo arrivati quasi davanti le nostre villette, pronti a proseguire ognuno per la propria strada.
- Lo farò. Scusami ancora, Levin ... - Callum scosse la testa, ancora imbarazzato – credo che tu debba portare un po' di pazienza con me
Stavo per ribattere qualcosa, quando vidi Aiden sbucare letteralmente dal mio giardino. Mi corse incontro, ero così sorpreso di vederlo che per poco non finì a terra, spinto indietro da un abbraccio violento.
- Aiden? Che cosa ci fai qui?
Era su di giri, le sue labbra sorridenti erano così vicine alle mie che per un attimo immaginai che mi avrebbe baciato, ma non successe. Ricambiai l'abbraccio, ancora perplesso, sotto le occhiate confuse di Callum.
- Ero a passeggio e ho pensato di venire a trovarti. Allora? Non mi presenti il tuo amico? Chi è riuscito ad attirare l'attenzione dello schivo Levin? Potrei essere geloso – capii che dietro quel tono apparentemente giocoso si celava qualcosa di diverso.
- I-io ... sono solo il vicino. – Callum era atterrito
- Lo conosci, è Callum Fimmel. Viene alla Tech con noi
Aiden squadrò l'altro con attenzione e soltanto dopo qualche secondo sembrò riconoscerlo.
- Oh, ma certo! E sei anche tu un riccone snob come Levin!
- N-no, io veramente ... - il moro era sgomento, tutta quell'attenzione da parte di Aiden lo stava mettendo a disagio.
- Sta scherzando
- Oh, sì! Certo che sto scherzando! – ancora quel sorriso smagliante. Conoscevo Aiden da appena un mese, ma avevo già iniziato a capire quanto quella sceneggiata fosse solo un modo blando per nascondere dei fottuti problemi. Gli lanciai un'occhiataccia, sperando che avrebbe colto il messaggio di lasciar in pace Callum che era già fin troppo terrorizzato.
- Io devo andare a casa adesso. Ciao – disse proprio quello e prima ancora che avessi potuto anche solo salutarlo, era già fuggito via.
Aiden mi fissò, il suo viso era ancora divertito ma anche confuso adesso – Che gli è preso? Ho fatto qualcosa di male?
- Sei tipo piombato come un uragano! E' timido
- Oh, sembri conoscerlo bene, il tuo vicino timido. Stai facendo il doppiogioco con me? – adesso era stato lui a rifilarmi un'occhiataccia, il suo corpo però reagiva nel modo opposto, mi cinse la vita con un braccio e mi piazzò un bacio leggero sul lobo. Bastò quello per farmi rabbrividire appena.
- Sei geloso di Callum? Sbaglio o tra noi due sei tu quello col ragazzo?
- Perché io posso farmi chi voglio, mentre tu sei mio e solo mio – continuava a ridere e stuzzicarmi. Decisi di lasciarlo perdere per quella risposta di merda. In qualche modo stava iniziando a preoccuparmi
- Che c'è? Non ribatti? Non ti infastidisce proprio nulla? Cazzo, sei proprio duro tu! – continuò con quel fare fastidioso e provocatore.
- Smettila
- Levin, tu non sei divertente – decretò, passandomi un dito sulle labbra. Continuava a ridere e a toccarmi, probabilmente presto o tardi mi sarebbe saltato addosso nel bel mezzo della strada.
- Che cosa hai preso? Sei fatto, lo si vede da un miglio.
- Oh, da che pulpito! – un'altra risata sguaiata
- Che vuoi dire?
Aiden venne nuovamente verso di me con il suo passo felino, in quel momento stava letteralmente sfilando. Si fermò ad un centimetro dalla mia bocca
- Conosco il tuo segreto
Era stato un sussurro basso, ma bastò quella semplice parola per farmi incazzare. Gli bloccai il viso in una morsa stretta
- Hai controllato tra la mia roba? Chi cazzo ti ha dato il permesso di farlo?
- Ero solo curioso! Perché te la stai prendendo tanto? Cristo, rilassati ...quella roba che ti fai non dovrebbe farti rilassare?
Lo rilasciai dalla mia presa, i suoi occhi azzurri erano arrossati. Forse aveva fumato troppo, forse però aveva anche pianto. Mi ero imposto di stare alla larga dai problemi degli altri, ma che diavolo avrei mai potuto fare arrivati a quel punto? Decisi di tacere ancora una volta, anzi gli feci segno di seguirmi e dopo pochi minuti di silenzio ci ritrovammo a casa.
Non c'era nessuno e fui grato della cosa, lasciai Aiden tutto intento a guardarsi intorno e mi diressi in cucina.
- Ti preparo una camomilla, magari ti rilassi un po' e mi spieghi che cosa è successo
Nessuna risposta da parte sua, così mi limitai a mettere su il bollitore. Stavo tirando fuori qualche tazza e la zuccheriera quando sentii i suoi passi farsi sempre più vicini, non mi voltai, ma gli permisi di abbracciarmi. Mi cinse la vita e appoggiò il viso sulla mia spalla, solleticandomi appena il collo con qualche ciuffo dei suoi capelli
- Scusami ...
- Ti sei calmato? – mi voltai ed Aiden mi strinse ancora più stretto a lui. Il suo viso era stanco, niente più risate sguaiate o finta allegria. Ricambiai l'abbraccio e per un attimo restammo in silenzio.
- Perché non mi hai ancora mandato al diavolo? Non dovevo piombare qui in questo modo ... non sei tenuto a sopportare le mie stronzate.
- Ma sono bravo a sopportare, quindi perché non farlo? – abbozzai un sorriso e tentai di sollevare il suo volto per guardarlo meglio. Non mi ero sbagliato, Aiden aveva pianto, lo accarezzai piano, godendomi la morbidezza della sua pelle. Aveva chiuso gli occhi e sospirato forte. In quelle ultime settimane non ci eravamo mai visti soltanto per parlare ... era chiaro che quella volta le cose sarebbero andate in modo diverso. Quello che temevo stava accadendo, il sesso stava lasciando posto a molto altro.
- Che cosa è successo? Parlamene
Mi ero costretto a lasciarlo andare, a mantenere un distacco che non sarebbe durato, ma che comunque mi permetteva di sentirmi meno in difetto. Niente legami, niente farsi carico di problemi altrui ... Dio, non imparavo mai.
Aiden tentennò e scosse la testa, più cercava di sorridere, più riuscivo a capire quanto sforzo gli stesse costando fingere fino a quel punto.
- A nessuno importa davvero di me. Neanche al mio stesso padre. Perché dovrebbe importare qualcosa ad Andrew?
Andrew. Avevo un nome adesso. Non lo avevo voluto, né lo avrei mai chiesto, ma adesso quella che era stata una fantomatica figura iniziava a prendere carne. Diventava solida, qualcosa che non avrei potuto ignorare ancora per molto.
- Hai litigato con lui?
- Con Andrew? – Aiden si lasciò andare ad una risata amara – figuriamoci, dovremmo prima tornare a parlarci per poter litigare. Si tratta di mio padre.
- Ha fatto lo stronzo con te? – domanda stupida, conoscevo già la risposta.
Silenzio scandito soltanto dal fischio basso del bollitore. Poi Aiden sollevò i suoi occhi chiari e brillanti nei miei
- L'ho trovato a casa, mi ha deriso per i miei progetti e mi ha fatto sentire un ragazzino inutile, poi mi ha detto che presto o tardi finirò sotto un ponte se non accetto il suo aiuto. Vorrebbe che andassi a vivere da lui e dalla sua ventenne. Sai qual è il punto? Che nessuno muoverebbe un dito per me, a nessuno importa che io stia di merda ... in qualche modo credono tutti che me la caverò lo stesso. Ma tu sei diverso, Levin. Tu non hai paura, non sai neanche cosa voglia dire tirarsi indietro, vero? So che tu saresti capace di qualsiasi cosa
Rimasi a pensare a quelle parole, chiedendomi se avessi davvero capito il senso di tutto. Aiden non voleva più soltanto il mio corpo, forse c'era sempre stato un bisogno più profondo e adesso stava venendo fuori. Voleva protezione, voleva una figura reale che si occupasse di lui, qualcuno che lo proteggesse dal dolore e che fosse pronto a dimostrarglielo.
- Quanto vuoi che si faccia male?
Aiden non sembrò particolarmente sorpreso dalla domanda che gli avevo posto, ma non era comunque preparato alla possibilità di ottenere ciò che voleva così in fretta. Rimase a fissarmi per qualche secondo.
- Cosa?
- Non farlo, Aiden. Non fingere con me, so cosa vuoi e posso dartelo. Ma devi dirmi fino a che punto posso spingermi con lui. Mi pare che tu abbia detto che tuo padre spende gran parte del suo stipendio per mantenere la sua nuova ragazza, mentre tu e tua madre faticate perfino ad arrivare a fine mese. Sì, ricordo tutto ... - aggiunsi un attimo dopo, notando il suo sguardo stupito – e sì, posso aiutarti. Conosco le persone giuste. Non toccheremo nessuno di loro, sia chiaro. Ma possiamo colpirli comunque e con altrettanta forza. E forse potrai perfino ricavare un po' di denaro, alla fine. Serve sicuramente più a te che a lui
Rimasi a fissarlo con attenzione, ma avevo già capito Aiden. Non avrebbe rifiutato, quella era la sua grande occasione di sentirsi amato ed allo stesso tempo di ottenere una vendetta che aveva sempre desiderato prendersi.
- Lo faresti per me?
Lo farei per chiunque, pensai, ma non lo dissi. Annuì e basta. Aiden mi venne incontro, forse eccitato dalla prospettiva di punire un uomo che odiava, mi prese il volto tra le mani e mi baciò con violenza e trasporto. Glielo lasciai fare, anzi risposi con ancora più forza e aggressività, fino a quando non restammo entrambi senza respiro. Mi passai le dita sulle labbra umide, poi lo guardai dritto negli occhi e parlai
- La prossima volta chiedi e basta. Niente giri di parole, niente spettacolini da manipolatore alle prime armi. Non credere di potertelo permettere con me. Non potrai mai manipolarmi, Aiden. Dimmi soltanto quello che vuoi e, se potrò, te lo darò.
Le sue labbra si aprirono in un sorriso angelico che stonava con quello sguardo dannatamente diabolico.
- Mi farò perdonare ...
- Non ho dubbi – ribattei, eccitato dal suo tono malizioso – peccato che i miei saranno a casa molto presto. Dovresti andare anche tu piuttosto
- Cosa? No! Stasera è la sera giusta! E' andato ad accompagnare quella tipa alla Stella Adler. Lo fa ogni fine settimana, la porta in macchina e poi si fermano a dormire in qualche hotel chic. La casa sarà vuota e noi potremmo ...
- Noi? Chi ha parlato di noi? – dissi, contrariato – tu non verrai con noi. E non insistere, è inutile. Devi rimanere a casa, possibilmente dove tua madre potrà vederti. Sarai il primo sospettato, Aiden, lo sai anche tu. Fa il bravo bambino ed ascoltami una volta per tutte
Era sul punto di ribattere di nuovo, ma qualcosa nel mio viso dovette suggerirgli che sarebbe stato del tutto inutile farlo.
- Starai attento, vero?
- Non è nei miei interessi tornare in carcere
Ma in qualche modo continuavo a giocare col fuoco. Non era una soluzione così pessima dare del lavoro sicuro a Kai prima che avesse potuto procurarsene uno da solo, dove il rischio sarebbe aumentato in modo esponenziale. Forse anch'io, alla fine, ero terribilmente attratto da quello che avrebbe potuto distruggermi in un soffio.  

SplitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora