11. Disorder

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Quod tibi deerit, a te ipso mutare

Quello che ti manca prendilo da te stesso. (Catone)


ANDREW
- Cazzo, stavi per rompermi i denti! Che diavolo ti prende?
Le parole concitate di Alec mi fecero tornare in me. Le mie braccia erano doloranti così come i muscoli delle gambe. In fretta e furia lanciai lontano i guantoni di boxe e sputai fuori il paradenti. Vidi Alec massaggiarsi piano la mandibola nel punto in cui il mio pugno lo aveva raggiunto. Stavo perdendo il controllo e con quello anche la testa. Odiavo quando le cose mi sfuggivano di mano.
- Scusami, mi sono lasciato andare – afferrai una degli asciugamani ai piedi del tappeto da boxe e me lo passai sul volto sudato e stanco. Stavo cercando di tenermi impegnato come meglio potevo prima della mia partenza, ma l'effetto ottenuto non era quello che avevo sperato. Mi avvicinai ad Alec e gli controllai il viso, a volte mi faceva venire il voltastomaco quel mio modo di reagire alla vita.
- Ti fa male? Adesso ti porto del ghiaccio ... non volevo colpirti così forte
- Lascia perdere. Vedi solo di trovare un'altra valvola di sfogo la prossima volta.
Era così chiaro che ne avevo bisogno? Da un paio di giorni a quella parte mi sentivo come un dannato leone in gabbia. Avrei voluto qualcuno che mi stesse vicino, ma apparentemente al mio ragazzo non importava poi molto di me. C'era qualcosa di strano nell'aria, non mi stava più addosso, era come se le cose fossero precipitate senza che me ne accorgessi.
Dopo la doccia osservai il cellulare quasi per caso, ormai non mi aspettavo più niente, ma fu con enorme stupore che trovai alcune sue chiamate e qualche messaggio. Dovevo esserne quanto meno sollevato, ma non fu del tutto così, c'era anche una buona dose di rabbia in me dopo quel silenzio che si era protratto per tutto il fine settimana. Sarei partito a giorni ed il mio ragazzo aveva deciso di farsi venire il ciclo proprio in quel momento.
- Perdi ancora il tuo tempo con lui?
Alec lesse qualche frase da sopra la mia spalla. Lo guardai in cagnesco, di rimando ottenni uno dei suoi soliti sorrisi spensierati. Eravamo entrambi nudi, dopo una doccia rigenerante negli spogliatoi della palestra. A volte avevo pensato che avrei potuto avere Alec in qualsiasi momento, a lui sarebbe stato bene, in effetti non aveva mai chiesto altro. Ma quella sorta di rispetto per Aiden mi aveva sempre frenato dal farlo ... aveva avuto senso trattenersi per tutto quel tempo? Cacciai via quei pensieri inutili qualche istante dopo, era l'astinenza e la rabbia a farmi venire in mente certe cose. Tutto ciò che desideravo era che Aiden mi rendesse le cose più semplici, non avevo bisogno di drammi nella mia vita, ma stavo chiedendo troppo apparentemente.
Mi ero rivestito in fretta e avevo salutato gli altri ragazzi prima di dirigermi ai parcheggi della palestra. Aiden mi stava aspettando lì e non c'era gioia nei nostri visi quando ci avvicinammo l'uno a l'altro per salutarci.
- Quindi eri vivo. Buono a sapersi – dissi con un tono distaccato. Stava fumando e quello mi faceva incazzare quasi più del resto. Lo faceva di proposito, ne ero sicuro
- Già. C'è un motivo particolare per cui mi cercavi? – era freddo come un ghiacciolo, perfino i suoi occhi sembravano spenti e distanti.
- Non so, deve esserci un motivo particolare per farmi venire voglia di vedere il mio ragazzo? – gli chiesi di rimando, stavolta sentivo di stare per perdere la pazienza
- Che strano ... deve essere una voglia insolita per te – butto lì, poi rise
- Che cazzo vuoi dire?
- Perché non sei ancora partito? Non sei riuscito a trovare una missione che ti permettesse di svignartela ancora prima del normale? – il suo sorriso di scherno si era tramutato in qualcosa di ancora diverso, era incazzato adesso.
- Mi spieghi di cosa diavolo stai parlando? Perché Cristo, non ti capisco!
- Sei sicuro di non capirmi? Sono certo che puoi arrivarci se ti impegni. Ti do un piccolo indizio ... il tuo ragazzo non è idiota come pensi
Scossi la testa, quel gioco mi aveva già stancato – Sai che ti dico? Ci vediamo al mio ritorno se sarò ancora vivo
- No, fanculo. Ho saputo tutto, Andrew. Il tuo amico è venuto a spiattellarmi in faccia quello che c'è dietro la tua partenza! So che sei stato tu a volerla! Mi hai preso per il culo per tutto questo tempo o almeno era quello che credevi.
Era tutto chiaro adesso, la rabbia di Aiden mi travolse come uno tsunami.
- Sono stanco di essere la tua dannata ruota di scorta! Come credi che mi faccia sentire sapere che preferisci rischiare la vita in missione piuttosto che startene qui per un po' di tempo? Dio, ti fa così schifo stare con me? Perché diavolo non mi hai ancora lasciato allora?
- Tu non c'entri un cazzo, Aiden! Non sei tu il punto – urlai di rimando
- Ah no? E quale sarebbe, Andrew? Perché da quello che vedo non c'è un solo motivo che mi spinga a restare con te! Tu non hai bisogno di me ... la mia presenza nella tua vita è una fottuta seccatura. Vado bene solo per una cosa, no? Non ci sei ancora arrivato? Se vuoi fare sesso c'è Alec che non vede l'ora di accontentarti!
- Chiudi quella dannata bocca, Aiden. Lascialo fuori da questa conversazione almeno per una cazzo di volta nella vita
- Che c'è? Ti fa male ascoltare la verità? Sei talmente abituato a nasconderti dietro le tue balle che adesso ti è insopportabile sentire qualcosa di vero? – Il bel volto di Aiden era deformato dalla rabbia – ma io sono stanco di farmi usare da te. Sto aprendo gli occhi, Andrew ...
- Dici solo un mucchio di stronzate. Ho rischiato la galera per stare con te, moccioso! Potrei avere chiunque ma ho deciso di rimanere con te. Cos'altro vuoi?
- Oh, com'è gentile da parte tua! Grazie per la concessione. Ma ti senti quando parli? Sembra che tu mi stia facendo un favore a non piantarmi per il primo che passa.
- Non è quello che intendevo dire, smettila di mettermi parole in bocca che non ho mai detto – ero furioso, Aiden sapeva sempre come mandare a puttane una giornata già difficile di suo. Era benzina pura, benzina che non vedeva l'ora di mischiarsi con qualcosa di altrettanto pericoloso ed esplosivo. Ed io mi sentivo particolarmente infiammabile in quel momento.
- Finiamola qui, Andrew. Finiamola qui prima di mandare a puttane anche quel poco di affetto che è rimasto tra noi due
Quelle parole mi lasciarono attonito – Affetto? Tutto qui? Solo affetto? Ma ti senti?
Avrebbe voluto annuire, ma non ne aveva la forza. Neanche Aiden era così stupido da mentire fino a quel punto. Era ferito e questo potevo capirlo, ma non gli avrei permesso di uscire di scena in quel modo.
- Se vuoi finirla posso accettarlo, ma non tirare fuori stronzate del genere. Non smetterai di avere bisogno di me neanche tra un secolo, Aiden. Nessuno può darti quello che ti do io ... forse non ti piacciono i miei modi, è quello che dici almeno, ma guarda per un attimo in faccia la realtà ... chi ti resta all'infuori di me?
Nessuno. Nessuno contava abbastanza per lui, non quanto me. E lo sapevamo entrambi. Mi diressi verso di lui a passi decisi, non avevo neanche dovuto battermi per poter sfiorare il suo viso freddo ed assente. A volte lo odiavo, spesso lo volevo fuori dalla mia vita ... non erano reazioni normali le mie, lo sapevo bene, dovevo avere qualcosa che non andava.
Volevo baciarlo, il suo corpo non mi stancava mai. Gli passai una mano sotto il maglione leggero per incontrare il calore del suo corpo.
- Non voglio ... - disse in un sussurro flebile
- Ne sei sicuro? – avevo sussurrato ad un centimetro dalle sue labbra – a me sembra l'esatto opposto, mi desideri perché mi ami e non puoi fare a meno di me. Qualsiasi cosa succeda, tu rimarrai qui ad aspettarmi fino a quando non mi odierai abbastanza da sbattermi fuori dalla tua vita. E' forse arrivato quel momento? Se è così sparirò per sempre dalla tua vita stasera stessa
Nessuna risposta, Aiden non era capace di reagire. Così forte all'apparenza e così debole dentro.
- Quindi? Cos'è che avevi detto? Di chiuderla qui prima che anche l'affetto che proviamo l'uno per l'altro si esaurisca? – lo canzonai, ridendo contro il suo orecchio – quindi non sarebbe un problema per te se io adesso decidessi di andarmene via, magari con Alec. Prima ho anche fatto un pensierino a questo proposito, devi vederlo nudo ... verrebbe voglia anche a te
Ero pronto al peggio, ma non successe niente di quello che avevo immaginato. Un tempo delle parole del genere sarebbero state seguite da uno scatto di ira incontenibile, Aiden mi sarebbe saltato alla gola come un felino impazzito, mi avrebbe fatto male ... quella volta non andò così. Era immobile tra le mie braccia, tanto che per un attimo mi chiesi se fosse davvero Aiden quello che stavo stringendo a me.
Guardai in basso, in direzione del suo viso ancora nascosto contro il mio petto ed improvvisamente mi vidi per quello che ero davvero: una creatura misera e schifosa, pronta a scontarsela con l'unica persona al mondo che non aveva fatto altro che amarmi e starmi vicino.
- M-mi dispiace ... non volevo dire ... - non riuscivo neanche a parlare, strinsi Aiden più forte che potevo e baciai i suoi capelli chiari. Avrei dovuto proteggere il mio ragazzo ed invece non avevo fatto altro che trattarlo alla stregua di una bestia indesiderata. C'era davvero qualcosa di sbagliato in me.
- Andiamo a casa, va bene? So che non me lo merito, ma ho davvero bisogno di stare un po' con te, Aiden. Oggi ... oggi abbiamo ricevuto pessime notizie dal fronte, due dei nostri sono morti in uno scontro a fuoco a Tripoli e altri quattro ragazzi sono gravemente feriti. Non è una giustificazione ... non avrei mai dovuto dirti quelle stronzate. A volte perdo la testa
Eravamo in auto, lo sguardo di Aiden non era mai stato così lontano. Era lì con me, eppure non c'era del tutto. Sfiorai il suo viso liscio e fresco in una carezza tenera. Trattarlo di merda mi faceva sentire bene di solito, ma soltanto per qualche attimo ... poi finivo per stare peggio che mai. Quella volta avevo esagerato.
- Mi dispiace
La sua voce era flebile e lontana
- Cosa? Perché? –ero incredulo
Vidi una lacrima solitaria solcare la sua guancia pallida - Se non sono abbastanza, se ti faccio venire voglia di vedere altra gente o startene lontano da me ...
- Aiden, non sei tu. Tu sei perfetto. Non devi starmi a sentire, in quei momenti voglio soltanto ferirti, ma non faccio sul serio. Non penso niente di tutto quello che ti ho detto – il mio cuore mancò un battito, ero riuscito nel mio intento schifoso di farlo sentire una nullità.
- Però è quello che penso io – Ammise dopo qualche istante di silenzio assoluto – penso di non essere in grado di renderti felice. Se non vuoi startene qui è perché niente ti lega davvero a questo posto ... me compreso. Però, se tu fossi almeno sincero, se non fossi costretto a scoprire la verità dalla bocca degli altri
- Ci torno sempre qui, Aiden. Forse non sono capace di restare, ma tornerei sempre da te. Lascia perdere Alec ... capisco perché abbia deciso di giocarsela in quel modo, vuole colpirci entrambi, forse spera davvero che senza di te avrebbe la strada spianata con me. Devo dire che l'ho aiutato in questo, avrei dovuto dirti tutto sin dall'inizio, anche a costo di litigare, ma sapevo già che non avresti capito o sentito ragioni. Anche i miei non hanno saputo che ho deciso spontaneamente di arruolarmi.
Quello era un bisogno che gli altri non avrebbero mai potuto capire, nessuna persona sana di mente avrebbe preferito gli orrori della guerra alla perfetta serenità di Brooklyn. Eppure era tutto così tremendamente finto e vuoto lì ... quella non era la mia vita, era soltanto un sogno che sarebbe crollato di fronte alle prime luci dell'alba. Ed io non avevo mai voluto crogiolarmi nella finzione. Ma nessuno vedeva il mondo con la stessa lucidità con cui lo vede un uomo costretto a fronteggiare tragedie ed orrori ed Aiden era troppo innocente e giovane per capire.
Lo portai a casa mia, dove avrei potuto stringerlo a me e baciarlo per il resto della notte. Mi sarei preso cura di lui, perché era quello che meritava.
Il suo sguardo era spento e lontano come sempre, si lasciava accarezzare come se i miei tocchi non potessero scalfirlo. La sua mente era altrove, non si era mai estraniato così tanto da me.
Lo stavo perdendo? Quand'è che era iniziata quella lenta ma inesorabile discesa verso l'inferno? Qual era stato il mio primo e imperdonabile passo falso che lo aveva spinto a prendere le distanze per proteggersi? Dovevano essere stati i miei silenzi, forse il mio volto parlava molto più delle mie parole ... la mia voglia di fuggire da lì, di isolarmi perfino da lui. Avevo mai mostrato gratitudine o affetto nei suoi confronti?
Non di recente. A volte mi sembrava che quella storia fosse già finita, anche se nessuno di noi due aveva la forza di ammetterlo. Nonostante tutto continuavamo entrambi ad aggrapparci a quel sogno ... non eravamo inclini ad accettare un fallimento di simile portata.
Che senso aveva parlarne in quel momento? Aiden non era in sé ed io avevo troppi pensieri per poter concentrarmi a dovere sulla mia storia con lui. Ma forse al mio ritorno tutto sarebbe stato diverso. Avrei dovuto trovare la forza di affrontarlo o chiudere e basta.
- Andrà tutto bene, Aiden ... alla fine andrà tutto al suo posto
Rimasi a fissare il volto triste e allo stesso tempo serafico di quello che era ancora il mio ragazzo. A volte mi chiedevo se avessi mai amato davvero qualcuno...il fatto che non trovassi una risposta poteva essere già di per sé una risposta. Attrazione, affetto, possessione, gelosia: era tutto ciò che conoscevo. Sentimenti degni di qualsiasi animale semisviluppato che ci circondava, ma cosa c'era oltre?
Niente.
Gli occhi di Aiden erano umidi di lacrime e mi fissavano adesso. Portò una mano al mio viso e mi accarezzò piano
- Perché continua ad importarmi così tanto?
Quelle parole mi fecero male, erano pesanti come macigni. Il tono stesso con cui aveva parlato, sembrava quello di un condannato a morte senza possibilità di salvezza.
- Anche a me importa, Aiden
Non sapevo dove la menzogna si fosse unita alla verità. Non era mai stato chiaro per me capire davvero i miei sentimenti verso il resto della gente, ma quella notte non avrei lasciato vedere ad Aiden neppure una crepa nella maschera. Aiden aveva bisogno di credere alle mie parole almeno quanto io stesso avevo bisogno di pensare che forse c'era ancora qualcosa di salvabile in me.
Poi scesi su di lui e unì le mie labbra alle sue. Feci quello che sapevo fare meglio, confondere i miei tentativi maldestri di essere tenero con i baci e il sesso. Lo spogliai piano e mi presi cura di lui nell'unico modo che conoscevo, l'unico che davvero mi interessava.
Ero un uomo vuoto. In me non c'era spazio per i sentimenti.  

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