25. Devil's in detail

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                                                                                                                             Nella foto: Yael

Tertium non datur. Aristotele
"Vi sono due sole possibilità; non ve ne è un'altra"



KAI


Non ero riuscito a prendere sonno quella notte, osservavo il volto serafico di June che dormiva beata, ancora stretta contro il mio petto. Lasciai scorrere il mio sguardo sulle sue spalle nude e morbide, i capelli scuri e lisci che le coprivano il viso a metà, poi sul suo profilo delicato e perfetto. Dio, mi ero innamorato della persona sbagliata, nel momento peggiore della mia vita e adesso dovevo fare i conti con quello.
Non avevo potuto parlare con nessuno delle minacce di suo padre, chiunque dei miei amici mi avrebbe detto di prendere quella dannata grana e svignarmela al più presto da Brooklyn e suo padre, perfino io ero pienamente consapevole di quello a cui stavo rinunciando quando avevo deciso di rimanere accanto a lei. Ma come potevo andar via? Era troppo tardi, ero legato a lei in un modo che non avrei mai potuto immaginare prima di allora. Ero cotto. Non riuscivo a non vederla per più di qualche ora, come potevo anche solo pensare di andar via e lasciarla lì? Sola e a pezzi, a chiedersi che cosa avesse fatto di sbagliato per perdermi in quel modo. Per cosa poi? Il capriccio di un padre pazzo? No. Non potevo e non volevo farlo. Dovevo pensare ad un piano e anche in fretta, perché presto o tardi Kurt sarebbe tornato da me e avrebbe preteso una risposta e a quel punto tutto sarebbe andato a puttane.
Mi ero mosso appena senza neanche rendermene conto, June si stava svegliando. Provai a sorriderle, volevo proteggerla da quello che mi divorava e non mi faceva dormire la notte.
- Ehi ... già sveglio?
Mi lasciai accarezzare il viso dalle sue mani morbidissime e calde, poi la strinsi più stretta a me
- Già, scusami. Non volevo svegliare anche te
- E perché mai? Sai quanto mi piace vederti nudo nel mio letto. Dovrei iniziare a dormire di meno, così potrei osservarti per tutto il tempo
Sorrisi e la baciai lentamente. Perché mi ero ritrovato ad amare l'unica persona su cui non avrei mai dovuto posare il mio sguardo?
- Cosa c'è che non va? Niente battutine?
Il suo sguardo si era fatto più attento, non era stupida purtroppo. Ma se fosse stato stupida non mi sarebbe neanche piaciuta così tanto, quindi aveva senso che non lo fosse.
- Solo tanti pensieri ... i ragazzi, la banda, niente di irrimediabile comunque. Un po' di casini – mentii
- Questo ha a che fare con la scomparsa dell'altra sera?
Continuava ad insistere su quel punto, June subodorava qualcosa ed io non ero stato abbastanza attento da nasconderle al cento per cento i miei problemi. Provai a mettere su un'espressione serena
- Già, te l'ho detto, Gray si è messo nei casini con un tipo a cui deve dei soldi. Ma vedrai che si risolverà tutto, anzi, tra poco devo vedermi con i ragazzi. Ti dispiace se per stavolta il tuo mitico ragazzo non potrà portarti a fare colazione fuori?
No, non le dispiaceva. E stava per dimostrarmelo nel nostro modo preferito. Si sollevò appena, mostrando il suo bellissimo corpo nudo. I seni piccoli e sodi, la vita stretta e le sue gambe perfette che stavo già iniziando ad accarezzare lentamente.
- Ce l'hai il tempo per questo almeno? – un sorriso malizioso. Ero già senza fiato
- Scherzi, piccola? Per questo troverò sempre del tempo
Prima il piacere e poi il dovere, ecco qual era il mio motto. E June ed io ci lasciavamo andare parecchio al piacere, stavo ancora pensando alla nostra ultima fantastica performance acrobatica quando salii in auto con un grosso bicchiere di caffè in mano, poi misi in moto. Controllai in giro con attenzione, non c'era traccia del pedinatore rosso mandato da Kurt, ma poteva comunque affidarsi ad altri uomini, di certo il denaro non gli mancava.
Ero paranoico ormai e non ero mai stato tanto preoccupato in vita mia, ecco perché stavo cercando di studiare meglio il mio nemico per farmi un'idea dell'inferno che mi aspettava. Nessuno ne sapeva più di Yeal riguardo ai criminali che vivevano nella nostra comunità, lui era una vera e propria enciclopedia del crimine su due gambe, ma purtroppo si trovava a scontare gli ultimi mesi di detenzione al Crossroads.
La trafila per entrare nel centro di detenzione era lunga e noiosa, quanto necessaria. Mi tolsi di dosso tutto ciò che poteva essere considerato pericoloso e lo affidai alle guardie, ero perfino più intontito del solito dopo quell'infinita notte insonne, ma qualche pasticca mi avrebbe reso più reattivo nel corso della giornata, perché era vero che avevo dei dannati casini da sbrigare con i ragazzi, oltre all'enorme minaccia che incombeva su di me.
Andai a sedere ad uno dei tavoli nella sala per le visite, come sempre era pieno di famiglie per lo più, così mi ritrovai ad osservare l'andirivieni di figli, fidanzate, mogli, genitori e parenti tutti, fino a quando non fu il turno di un nuovo gruppetto di detenuti, tra i quali vi era Yael.
Il mio amico avanzava con il suo solito passo strascicato, di tanto in tanto lanciava un'occhiata provocatoria verso la guardia che lo stava scortando, sempre con quel dannato ghigno spavaldo impresso sul volto. Immaginai che non fosse particolarmente popolare tra le guardie lì dentro, Yael aveva sempre avuto la forza di una tempesta. Alla fine arrivò al mio tavolo, sembrava tutto sommato felice di vedermi, anche se chiaramente avrebbe preferito mio fratello.
- Ciao testa di cazzo – lo apostrofai amichevolmente
- Ciao Eickam sbagliato. Speravo di trovare l'altro stavolta – un tono di finto rammarico, poi feci cozzare il mio pugno chiuso contro il suo in un gesto di saluto
- Spiacente, oggi dovrai accontentarti solo di quello sfigato e odiato dai genitori. Come butta qui?
Yael arricciò le labbra in un'espressione lievemente disgustata – Noia. Risse. Isolamento. Doppia noia. Nuova rissa. Isolamento prolungato
- Gran bel riassunto. Quand'è che ti lasciano uscire?
- Di questo passo – finse di pensarci un attimo – mai.
- Ottimo! Forse se evitassi un po'di risse ... - provai a suggerire, quello rise forte
- E' la noia che me le fa fare, dovrei provare a non annoiarmi, ma qui dentro è impossibile. Dopo Levin poi, non posso neanche sbattermi qualcuno.
- Ehi! Non parlare così di mio fratello! Il mio big bro non si fa sbattere da nessuno
Yael stava ridendo ancora più forte – Eccome se si faceva sbattere e a dirla tutta mi manca un casino. Non mi hai portato niente di suo? Anche uno slip usato può andarmi bene
- Ci ho provato, ma me lo hanno confiscato all'entrata – scherzai, poi mi costrinsi ad entrare in modalità persona adulta – senti, sono qui per una questione grave.
- Tu che parli di questione serie? Questa mi è nuova, sto iniziando a cagarmi addosso ...
- Davvero, Yael. Sono finito nella merda e stavolta non ho fatto niente per meritarmelo – presi un profondo respiro, quanto diavolo avrei pagato per averlo fuori di lì, lui avrebbe saputo come risolvere la cosa. Forse saremmo finiti tutti dentro, ma Yael aveva sempre un dannato piano e di certo non mi sarei sentito così dannatamente solo e nella merda.
- Dimmi tutto, come vedi non ho altro da fare – poi si mise più comodo sulla sedia ed incrociò le sue braccia sul petto. Tutto quell'umorismo non riusciva a nascondere l'oscurità nel fondo dei suoi occhi brillanti ... anche uno come Yael si stava spegnendo a furia di essere confinato lì dentro, ma non potevo preoccuparmi anche per lui, non in quel momento critico.
- Ho fatto incazzare un pezzo grosso. Molto grosso, temo. Non posso dargli quello che vuole, quindi ho bisogno di capire come posso difendermi dal suo prossimo attacco. Conosci un certo Kurt?
Il mio amico sgranò gli occhi – No, non quel Kurt ... non diciamo stronzate. Neanche tu saresti tanto idiota da finire nella merda con un pesce così grosso
- Proprio quel Kurt – confermai, facendomi piccolo piccolo di fronte allo sguardo sempre più fulminante del biondo. Aveva aperto le labbra per poi richiuderle in fretta, a giudicare dalla sua reazione avevo lievemente sottovalutato il padre di June
- Ok, stammi bene a sentire, Kai – riprese quello dopo un attimo di silenzio – qui non si scherza, non siamo più in quel circolo di criminali da quattro soldi con cui sei solito fare affari tu. Qui siamo su tutto un altro piano ... uno di quelli da cui non ne esci vivo con un po' di parlantina e qualche botta di culo. Sarà chiaro con te, non hai scelta: se gli devi dei soldi vedi di trovarli e di saldare il debito. Non importa chi freghi, non importa neanche come te li procuri ... l'importante è che lo paghi e anche in fretta. Non vuoi averlo come nemico, credimi.
- Non si tratta di soldi! Non l'ho fregato, né gli devo dei soldi, anzi è lui che vuole pagarmi ...
Yael era sempre più confuso – Prendili allora! Di cosa cazzo stiamo parlando qui?
- Non posso! Perché se lo faccio poi dovrà sparire per sempre dalla città
- E sparisci allora! Tanto Brooklyn fa schifo! – ribatté quello, ancora esterrefatto – mi stai prendendo per il culo? Cosa c'è sotto? Droga? Donne? – dovette vedere qualcosa nel mio sguardo perché sospirò forte – oh no ... donne. Cazzo, Kai. Con chi te la fai stavolta?
- Esco con sua figlia e le cose si stanno facendo serie. Ma non sapevo fosse sua figlia! – provai a giustificarmi sotto le occhiate sempre più incredule di Yael – e non voglio lasciarla! Non è giusto. Non posso sparire e spezzarle il cuore soltanto perché quello psicopatico di suo padre mi ha ordinato di farlo. Che cazzo di diritto ha di gestire le nostre vite?
Silenzio. Il mio amico sembrava incapace di parlare. Sapevo che anche lui doveva pensarla come il resto del gruppo, era assurdo perfino per me sentirmi dire quelle cose ... eppure le dicevo.
Poi mi guardò dritto negli occhi – Ti sei innamorato? Tu? L'uomo delle orge della domenica! Quello che in tre anni mi ha presentato come minimo ottanta tipe diverse!
- Sono cambiato – e mentre lo dicevo mi sentivo come il protagonista idiota di un film di merda.
- In peggio direi se adesso sei convinto di amare la figlia di uno dei boss più pericolosi della città! Cazzo, Kai ... vedi di tornare in te e fallo anche in fretta. Prendi quei soldi e sparisci dalla circolazione. Nessuna donna vale tanto.
- Tu non puoi capire
- E per fortuna – disse quello con un sorriso sarcastico stampato sul volto. Stava scuotendo la testa in segno di disappunto
- Lasciamo perdere, non sono venuto qui per chiederti un consiglio, so già cosa devo fare. Ho solo bisogno di informazioni riguardo Kurt ... per prepararmi
- Allora non hai capito! Non hai opzioni e non puoi prepararti. Tu puoi solo scappare e anche in fretta. Questa merda coinvolgerà tutti, Kai. Non pensare che sia soltanto un tuo problema, perché ti sbagli.
- Lascia che sia io a deciderlo questo – dissi in tono perentorio. Poi mi calmai, dentro di me c'era una minuscola parte ragionevole che capiva alla perfezione le preoccupazioni di Yael e quanto sembrasse assurdo quello che stavo dicendo, ma le cose stavano in quel modo e dovevo trovare un modo alternativo per uscirne
- Chi è? Quanto è grosso il suo giro? Dove spaccia? Ti prego, Yael ... voglio solo delle informazioni, non ti chiedo altro.
Quello sembrò pensarci un po', si mosse lentamente sulla sedia, poi si guardò intorno con aria circospetta – ok, te ne parlerò, ma continuo a pensare che tutto questo è inutile, sappilo. Inoltre, tu non sei mai stato qui e non mi hai mai chiesto di lui ... anzi, spero che nessuno ti stia pedinando adesso
- Tranquillo, sono stato attento. Mi ha dato del tempo per pensare alla sua proposta, mi sta lasciando in pace ...
- Per adesso – concluse Yael al posto mio. Il suo sguardo si incupì ulteriormente, poi parlò a voce molto bassa
- Kurt Royce è uno dei più grossi criminali di Brooklyn. Si occupa soprattutto di spaccio, prostituzione e riciclaggio. Ha una rete piuttosto fitta di contatti e collaboratori, sia pesci grossi, che pesci molto più piccoli. Come vedi ha una buona fetta di Brooklyn Heights insieme ad altri quartieri ricchi della zona, ma è ben collegato anche con la parte nord, soprattutto Williamsburg e Greenpoint. Gli introiti più grossi sono quelli di Brooklyn Heights ovviamente. Possiede anche dei locali
Tesi le orecchie – Che genere?
- Night-club soprattutto. Il Moondance è suo ad esempio
C'eravamo stati e anche più di una volta. Ero nella merda, questo lo avevo capito anche prima, ma dopo aver parlato con Yael stavo realizzando davvero quanto fosse melmosa quella merda.
- Non puoi sfuggirgli e non puoi ragionare con uno come quello, Kai. La sua fama è pessima ... se viene annoverato tra i più grandi criminali ci sarà un motivo. Kurt Royce non si lascia indietro nessuno. Se hai un asso nella manica, cosa che spero vivamente, ti conviene usarlo in fretta
Ce l'avevo, June era il mio dannato asso nella manica, nonché il tallone d'Achille di Kurt. Il boss non voleva che sua figlia soffrisse, nonostante la sua imperante follia sembrava tenere a lei più di qualsiasi altra cosa al mondo, motivo per cui voleva che fosse felice o che quanto meno non lo odiasse a morte. Ed uccidermi rientrava nella categoria delle cose che June non avrebbe mai potuto perdonargli. Forse non ero poi così nella merda, riflettei, in fin dei conti avevo ancora qualche mossa da giocarmi prima di darmi per spacciato. Valeva la pena combattere per lei.
- Grazie, Yael.
Quello mi lanciò un'occhiata penetrante – Ritorna in te invece di ringraziarmi. E' tutto?
Annuii, mi sentivo stanco da morire ed erano appena le undici del mattino.
- Posso sperare di rivederlo qui prima o poi?
Sollevai gli occhi su Yael, ero perso nei miei pensieri – Chi?
- Levin, no? Sei anche ritardato adesso oltre che innamorato? Anche se giuro che a volte è più o meno la stessa cosa
Yael e Levin, come dimenticarli. Yael di sicuro non l'aveva fatto. Guardai il mio amico con attenzione, chiedendomi quanto di lui volesse Levin solo perché si sentiva troppo solo lì dentro. Non era tutto lì, sarebbe stato infinitamente più semplice ridurre i sentimenti di Yael in quel modo, anche se lui era il primo a volermi far pensare che quella di mio fratello fosse soltanto una gran bella compagnia.
- Ha avuto un po' di problemi in questo periodo – decisi di essere onesto una volta tanto, il mio amico lo meritava
- Che problemi? Sta bene?
Panico nella sua voce. Forse non ero l'unico idiota innamorato lì dentro dopotutto. Decisi di non farglielo notare, mi sentivo clemente.
- Ha avuto un incidente, ma sta bene. Tranquillo. Solo che al suo amico non è andata altrettanto bene. E' in coma adesso e Levin trascorre la maggior parte dei pomeriggi in ospedale. Anch'io l'ho visto poco di recente
Yael emise un fischio basso – Quanta roba mi sto perdendo, eh? E questo suo amico ... era quello con cui usciva?
- A giudicare da come l'ha presa direi di sì – distolsi il mio sguardo da quello del mio amico. Ero dispiaciuto per loro, Levin in qualche modo stava andando avanti o ci provava, peccato che le cose fossero andate di merda anche fuori dal Crossroads per lui.
- Forse posso uscire prima da qui ... potrei fare dei nomi, aiutare queste merde a prendere un po' di delinquenti
- E questo farebbe di te una spia. A nessuno piacciono le spie, soprattutto fuori di qui ... non rovinarti la vita per venire a parare il culo a noi, Yael. Cerca di rigare dritto per un altro po'.
Yael annui appena, un sorrisino malconcio fece capolino sul suo viso cupo. Forse anche lui sentiva di star perdendo qualcosa di enorme, forse anche lui aveva capito di essere rimasto a corto di opzioni.


ALENCAR


Finii di ammucchiare l'ultima mazzetta di banconote e legarla con l'elastico, poi la gettai nella sacca insieme alle altre. Sospirai dando un'occhiata ai miei amici seduti sulle poltrone intorno al bottino, che mi fissavano in attesa.
- Ci sono tutti – dissi con tono solenne e li vidi distendersi più rilassati.
Tian annottò il resoconto sul suo taccuino mentre Miles si sollevava pronto a recuperare i soldi e portarli in auto.
- Dovremmo cominciare ad andare – disse.
Io annuii e gli feci segno di avviarsi mentre indugiavo sul volto triste e preoccupato di Jonas, stava facendo la sua parte ma faticava, potevo vederlo chiaramente dal suo sguardo. Anche Tian mi dedicò un'occhiata eloquente, segno che capiva cosa stava succedendo ed era arrivato il momento che qualcuno ne parlasse, ovviamente sarebbe toccato a me.
- Vi aspetto di sotto – mormorò prima di alzarsi e sparire lasciandoci soli.
Ci fu silenzio inizialmente, potevo sentire la tensione dentro Jonas nonostante lui non mi stesse nemmeno guardando e, prima che potessi cominciare a parlare, fu lui a prendere la parola.
- Risparmia il fiato Alencar, niente di quello che dirai sarà davvero utile – sibilò.
Avrei parlato comunque, dovevo ribadire il punto con lui perché non potevo permettermi di perdere nessuno per strada, ma prima che potessi cominciare il suo telefonò squillò.
Gli occhi di Jonas si riempirono di tristezza osservando il numero della sua ragazza apparire sullo schermo, prese un grosso respiro prima di accettare la chiamata.
- Pronto? Ehi, Liz – una pausa – no, adesso non posso. Te le porto fra un'ora o due? – lo vidi abbassare gli occhi mentre ascoltava – mi dispiace, no, sto facendo solo dei turni più lunghi in officina ... andiamo Liz. Cazzo, faccio quello che posso! – un sospiro e altro silenzio – ne riparliamo a casa, ora devo andare ... sì, sì, va bene.
La chiamata terminò mentre il mio amico gettava il telefono sul tavolino esasperato e si passava due mani sul viso. Forse avrebbe iniziato a piangere se fosse stato solo, ma cercò di mascherare le sue emozioni mentre tornava a fissarmi.
- Jonas ...
- Risparmia il fiato Alencar- mi zittì – sto facendo il mio dannato lavoro, quindi non venirmi a fare prediche o altro. Andiamo da quello psicopatico e chiudiamo questa giornata di merda
- Prima dimmi che succede – replicai – siamo ancora amici noi due, anche se tu non ci credi voglio aiutarti
- Cosa succede? – ripeté stranito – ultimamente penso di annegare, Alencar. Hanno dimesso Lizzy e la bambina dall'ospedale, siamo tornati tutti a casa finalmente. Credevo che sarebbe stato più semplice ma mi sbagliavo, a casa è un gran casino. Arrivano ogni settimana conti dell'ospedale e Liz è stremata, vorrebbe tornare al lavoro ma non può lasciare la neonata a nessuno – sospirò – e io non sono di aiuto, Alencar. Questi cazzo di incarichi mi tengono sempre fuori, se a lei serve qualcosa non può contare su di me. Mi ha persino chiesto se vedo un'altra donna visto che stacco il telefono e non la richiamo per ore, ti rendi conto? La persona che amo di più a questo mondo si sente tradita da me
Ero amareggiato, potevo sentire quanta sofferenza ci fosse in quel racconto e non potevo non sentirmi responsabile per quel dolore.
- Li stai aiutando, Jonas – cercai di mettere una pezza su quella ferita aperta – questi lavori ti permettono di pagare i conti e di crescere tua figlia, stai facendo del tuo meglio
Lui scosse la testa – i soldi non sono tutto quello che serve per mantenere una famiglia, serve cura e bisogna essere presenti – rise amaramente, il suo sguardo era lontano come se stesse scavando nei ricordi – quando Liz è rimasta incinta ne abbiamo parlato tanto, sai se tenere o meno il bambino. Abbiamo parlato di quanto fosse stata schifosa la nostra infanzia e ci siamo fatti una promessa quando abbiamo deciso di andare avanti: mai diventare come i nostri genitori. – mormorò – mia madre un bel giorno è sparita mollandomi da solo con quel bastardo alcolizzato di mio padre, che praticamente vedevo solo la sera quando finiva tutti i soldi che aveva in birre e tornava a casa. Si buttava sul divano e restava lì a dormire finchè si alzava e usciva a bere di nuovo, un cazzo di derelitto. Lizzy e suo fratello erano praticamente orfani, che girovagavano per le case famiglia e gli affidi temporanei, la droga prima si è presa la vita dei suoi genitori e poi anche quella del fratello.
- Non puoi davvero paragonarti a tuo padre, Jonas – lo interruppi – non sei un bastardo irresponsabile
- Giusto, io sono solo un bugiardo che spaccia alle spalle della donna che ama, che arriva a casa troppo a pezzi per prendere in braccio sua figlia e che prima che il sole sorga è già uscito di nuovo. – disse amareggiato – alle volte penso che dovrei dirle tutto, che almeno questo glielo devo. Sento che capisce che qualcosa è cambiato, è ovvio che non si tratta solo di qualche giretto losco per arrotondare lo stipendio da meccanico
Gli portai una mano alla spalla e lo scossi prontamente – no, questa è assolutamente l'ultima cosa che devi fare. Se Kurt scoprisse che vai a dire in giro degli affari, ti manda i sicari Jonas. A lui non frega niente dei tuoi drammi, lo sai
- Non facciamo altro che urlare, Alencar! – disse distrutto – lei mi accusa di averla abbandonata, di non aiutarla quando si sente a pezzi, di non essere con lei a crescere nostra figlia e, cazzo, ha ragione! Mi chiede perché, mi chiede se mi sono messo nei guai e di darle una spiegazione ma io resto zitto, pensi che Liz si meriti questo?
- La stai tenendo al sicuro, devi resistere finchè le cose non migliorano. Ti prometto che ritornerà tutto come prima
Bugiardo. Come puoi guardarlo negli occhi e mentire?
Ero un essere spregevole, perché sapevo che Jonas si fidava di me, si sarebbe fidato di ogni vana speranza che gli avrei messo davanti, ero il suo capo e il suo migliore amico, ero tutto ciò che aveva.
Annuì – ci proverò
- Ascoltami, adesso vai a casa. Ci penso io con Kurt, prendi quello che serve a Liz e stai tranquillo per oggi – dissi sollevandomi.
Lui mi dedicò un sorriso di pura gioia, come se gli avessi appena cambiato la vita – grazie amico – scattò in piedi e mi abbracciò.
- Cerca di tenere duro – gli raccomandai.
- Ah, c'è un'altra cosa che vorrei chiederti. Io e Liz non conosciamo molta gente seria – disse con leggero imbarazzo – ed è da un po' che ci penso. Sto cercando un tutore legale per mia figlia, sai preferisco che non finisca in quel giro del cazzo di assistenti sociali e famiglie in affido. Quindi nel caso succedesse qualcosa a me e a Liz, mi piacerebbe che fossi tu ad occuparti di Eva
Restai interdetto davanti a quella frase, una morsa mi prese le viscere e fissai il mio amico totalmente stranito – io?
- Tu sei in gamba, Alencar – continuò – sei l'unica persona di cui mi fidi davvero e ti sai prendere cura degli altri, io stesso affiderei la mia vita a te. Se io morissi, se Liz morisse, sai vista l'esperienza che ha avuto lei ci teneva a sistemare questo genere di questioni ed io non riposerei in pace se sapessi che mia figlia è in mani diverse dalle tue. Te la senti di farmi questo favore?
E tu Jonas, ti fidi davvero di uno come me?
- Se è davvero quello che vuoi, lo farò. Devo firmare da qualche parte?
- No, ci penso io con i moduli – mi abbracciò di nuovo – grazie davvero, amico mio
Dovevo essere il suo eroe in quel momento, mentre mi dedicava un sorriso incorniciato da quello sguardo stanco, io riuscivo solo a sentirmi sprofondare sempre di più in quel marciume che mi circondava.

Quando raggiunsi gli altri in auto nessuno di loro osò chiedere dove fosse Jonas, probabilmente leggevano nel mio sguardo tutto quello che c'era da sapere.
Arrivare al covo di Kurt fu semplice, come sempre la parte dannatamente rischiosa di quegli incontri non era tanto arrivare quanto il fatto di uscirne vivi. Entrando nella grande stanza in cui si incontravano i vertici della città, notai immediatamente che c'era un'atmosfera diversa. Tutti discutevano animatamente, qualcuno quasi litigava e Kurt se ne stava a capo tavola con un'espressione distante. Quella confusione era così insolita visto il religioso timore che solitamente il capo incuteva alle riunioni, tutti bisbigliavano e sussultavano, era sempre così. Tranne quel giorno, in cui Kurt era troppo preso da oscure preoccupazioni per badare all'ambiente circostante.
Sembra quasi umano.
Quando ci vide entrare, spostò lo sguardo su di noi facendoci cenno di avvicinarci, io strinsi il borsone e mi mossi lungo la sala seguito da Tian e Miles. Gli misi davanti i soldi e attesi ma lui sembrò non notarli.
- Ci sono tutti – dissi come sempre.
- Non ne dubito, ancora in tre. E' parecchio raro vedere voi al completo – mormorò leggermente infastidito.
Kurt amava che tutti i suoi uomini andassero regolarmente da lui, forse il vederli tutti lì a leccargli il culo gli piaceva di più che ricevere i soldi delle vendite.
- Il lavoro lo facciamo tutti – risposi io sostenendo il suo sguardo.
Restammo in silenzio per qualche minuto, poi si sollevò e mi fece cenno di seguirlo nel suo ufficio privato e io mi incamminai senza obiettare.
Lo vidi sedersi dietro la sua scrivania mentre continuava a far vagare lo sguardo con aria distante.
- Come va con quella faccenda? Notizie dal giovane spacciatore? – chiese nervosamente.
Quella sì che era una storia divertente, uno di quegli aneddoti da bar che potresti tranquillamente raccontare in giro certo che nessuno crederebbe ad una sola parola di quello che stai dicendo. Un po' come quando dici: un mio amico mi ha raccontato che è stato in campeggio e ha sentito dei forti rumori, si è svegliato e ha trovato un enorme impronta di piede. Ve lo giuro era Big Foot!". Fra le storielle assurde si era aggiunta anche: sapete un po' che Kurt Royce ha offerto dei soldi ad un moccioso per levarsi di torno e lui ancora è indeciso se accettarli o meno?
- Non ha ancora preso una decisione a quanto mi risulta – dissi sapendo di comunicare qualcosa di estremamente sgradito – ho continuato a seguirlo come hai chiesto e le visite a June sono rimaste regolari
Non era decisamente il genere di notizia che voleva sentire – Quel figlio di puttana, se tirerà troppo la corda dovrò occuparmi anche di lui! Tutti qui non vogliono fare altro che fottermi
- Continuo a tenerli d'occhio? – chiesi sapendo già la risposta.
- Ovviamente e riferiscimi tutto regolarmente. – rispose secco – ah, Alencar, vedi di imparare a gestire il tuo amico Jonas, non mi piace chi batte la fiacca
Ancora quella morsa allo stomaco – non sta battendo la fiacca, lavora molto. Non è qui solo perché ha una famiglia e deve tenere le apparenze anche con loro. Penso tu possa capire l'importanza di essere presente nella vita di un figlio
Tu hai proprio voglia di morire.
Non c'era altra spiegazione che giustificasse la mia ultima frase, gli occhi di Kurt diventarono due buchi neri carichi di rabbia. Avevo osato troppo e questo poteva voler dire una pallottola in testa proprio in quel momento, mentre si sollevava dalla sua poltrona.
- Starei molto attento se fossi in te, mio caro ragazzo – disse con il tono più gelido che un essere umano possa produrre – se ti sento ancora usare le informazioni che ti ho rivelato per fare leva su di me, ti smembro con le mie mani e ti do in pasto ai cani. È chiaro?
- Sì, signore
- E non dubitare mai del fatto che, nonostante io abbia una figlia, massacrerei il tuo amico Jonas e la sua famigliola del cazzo se solo sospettassi che non svolge il compito per cui lo pago. Io vi osservo sempre, ragazzo, tienilo a mente
Non ne dubitavo, non dubitavo mai delle sue parole e di quegli occhi privi di umanità.

LEVIN


La musica era la mia unica fonte di sollievo ormai, quella stessa mattina, prima di scuola, avevo preparato un paio di tracce da far ascoltare ad Aiden, qualcosa che gli sarebbe potuto piacere. Aveva senso quello che stavo facendo? Quel corpo tenuto artificialmente in vita dalle macchine riusciva ancora a percepire qualcosa del mondo esterno? O era solo una stupida finzione da portare avanti per avere l'impressione di essere impegnati in qualche modo? Non ne avevo idea, ma la musica era tutto ciò che mi era rimasto per alleviare quel senso di soffocamento.
Quel giorno il reparto era più affollato del normale, riconobbi un paio di amici di Aiden in attesa di poter entrare a trovarlo, insieme all'immancabile signora Berg e al marito. Rimasi un attimo lì, a riflettere contro il muro, ricordando quello che era successo con Andrew qualche giorno prima, l'ultima volta che avevamo osato scambiarci una parola. Ci evitavamo a vicenda adesso, in quei corridoi vigeva solo rancore e silenzio, ma con Aiden ci ostinavamo tutti a mostrarci speranzosi, come se avesse davvero potuto captare il nostro umore. Quel pensiero mi fece incupire, non avevo più voglia di aspettare il mio turno, così feci un cenno del capo ai genitori di Aiden e tornai al primo piano.
Avevo trascorso quasi tutti i pomeriggi lì, conoscevo quei corridoi a memoria ormai. Volevo andare via, fare un giro in centro con la speranza di cacciare via momentaneamente l'ombra sotto la quale stavo vivendo ormai da dodici lunghi giorni. Stavo per attraversare la strada, diretto alla metro, quando improvvisamente mi ritrovai un grosso cane sulla destra. Non ebbi il tempo di reagire, il randagio iniziò a correre verso le auto che sfrecciavano davanti a noi e nel giro di pochi istanti finì sotto una ruota.
Avevo urlato, stavo avanzando a tutta velocità verso il corpo del cane, ancora steso sull'asfalto, dolorante e immobile. Nessuno era intenzionato a rallentare. Aprii le braccia e mi parai davanti, rischiando di essere investito dalle auto che ci sfrecciavano intorno. Per poco non venni messo sotto, ero nel panico più totale, con la testa di quel povero cane sulle gambe e il caos intorno.
- Andrà tutto bene, ci sono io qui
Un uggiolio basso, c'era del sangue sull'asfalto. Dovevo sollevarlo da lì. Mi tolsi il giubbotto e lo avvolsi intorno al randagio, soltanto in quel momento notai una figura trafelata che mi veniva incontro
- Eickam, che diavolo stai combinando? Togliti dalla strada!
Andrew mi aveva spinto via, i suoi occhi passarono in rassegna prima me, poi il cane. In fretta e furia lo aiutai a sollevarlo e, sotto i clacson infuriati delle auto, riuscimmo a raggiungere i parcheggi.
- E' stato investito ... nessuno si è fermato per soccorrerlo. Ha bisogno di aiuto ... i-io, cosa dovrei fare? – ero nel panico, il cane era parecchio pesante e vederlo in quelle condizioni non aiutava.
Per un attimo pensai che Andrew fosse sparito, invece era tornato subito dopo, stavolta con la sua auto.
- Muoviti, aiutami a metterlo dietro. Lo portiamo in una clinica
Non me lo feci ripetere due volte, con attenzione afferrammo i lembi della mia giacca di pelle e trasportammo il cane dolorante in auto. Mi sedetti dietro insieme a lui per dargli conforto, lo accarezzavo piano sulla testa
- Andrà tutto bene. Ci sono io ...
- Potevi ammazzarti lì fuori! Sei corso in mezzo alla strada col rosso! Eickam, hai degli istinti suicidi per caso? Prima non vedi l'ora di farti picchiare da me, poi questo ...
Andrew mi fissava dallo specchietto retrovisore, le sue parole erano cariche di disapprovazione, ma i suoi occhi mostravano altro, forse alla fine non mi detestava tanto quanto gli piaceva pensare
- Non potevo lasciarlo lì – dissi semplicemente. Quello era un riassunto in piena regola della mia vita. A quanto pare non riuscivo a lasciare nessuno da nessuna parte.
- Che pezzi di merda, potevano almeno fermarsi – poi sterzò in fretta e furia e si immerse in una strada meno trafficata – la fortuna vuole che ci sia una clinica veterinaria dietro l'isolato. Ci lavora un amico di mio padre, portiamo anche i nostri cani qui. Se c'è ancora qualcosa di salvabile, lui può farlo.
Sperai che fosse così, gli uggiolii del cane si erano fatti più bassi, mi ritrovai a fissare i suoi grandi occhi scuri e buoni, sentivo un dannato groppo alla gola. Piangere anche per un randagio era troppo, quelle settimane di merda mi avevano ridotto ad un colabrodo emotivo. Poi Andrew parcheggiò e in un attimo scendemmo dall'auto, portandoci dietro il cane con attenzione. La clinica era a pochi metri da lì, Andrew stava già parlando con qualcuno sull'entrata, tutto ciò che mi rimase da fare fu accarezzare per l'ultima volta il povero randagio, poi venne preso in custodia da due ragazzi che lo portarono dentro.
- Ci pensa Mitch
Dovevo avere una faccia spaventosa se perfino uno come Andrew aveva osato darmi una pacca sulla spalla. Continuava a fissarmi come si farebbe con un neonato in procinto di scoppiare in un pianto disperato, c'era del dannato timore nel suo sguardo. Ero immobile, i cani erano il mio punto debole.
- Eickam? Offrimi una sigaretta, ok? Sta tranquillo, abbiamo fatto in fretta e qui sono bravissimi.
Mi riscossi, senza rendermene conto stavo tremando, forse perché ero rimasto a maniche corte a novembre inoltrato con circa tre gradi all'esterno. Andrew mi fissò, si stava già liberando del suo cappotto
- No, non c'è bisogno. Sto bene così – dissi prima che avrebbe anche solo potuto pensare di prestarmelo
- Ho una felpa in auto, prendi questo intanto. Non fare il cazzone, hai già fatto l'eroe oggi, non esagerare. O forse non ti piace il modello? – scherzò quello, poi me lo lanciò addosso, senza aspettare una risposta. Lo afferrai al volo, faceva talmente freddo che non osai protestare. Era un cappotto marrone e mi stava leggermente stretto sulle spalle, ma metterlo mi fece sentire istantaneamente meglio. Cercai di controllare il mio respiro per calmarmi, ero stato sul punto di vomitare poco prima, ma adesso stava andando meglio, almeno avevo smesso di tremare.
Poi mi ricordai della sigaretta, così iniziai a trafficare con il tabacco e le cartine, mentre Andrew tornava indietro, adesso indossava una felpa scura. Gli passai la sigaretta che avevo preparato a fatica per lui e quello mi fece un gesto di riconoscenza. Dannazione, mi ero portato a letto il suo ragazzo e adesso ero finito lì, a dovergli più di un cazzo di favore e svariate scuse inutili.
- Mi dispiace ... non volevo coinvolgerti. Non ti avevo visto
- Mica l'ho fatto per te – un sorriso sprezzante affiorò sul suo viso mentre si sporgeva verso le mie mani, in attesa che accendessi la sua sigaretta. Poi inspirò una bella boccata di fumo e mi fissò. I suoi occhi erano di un verde chiaro sotto il sole, ma c'erano anche delle sfumature di colore diverso, tendente all'azzurro.
- Abbiamo sempre avuto dei cani a casa, mio padre li adora e anch'io sono un appassionato. Probabilmente avrei fatto la stessa cosa se mi fossi trovato al posto tuo – ammise quello, stavolta con un sorriso appena accennato sulle labbra – sai, questa cosa mi fa incazzare da morire
Lo guardai, confuso – Cosa?
- Che il tipo con cui è andato a letto il mio ex non faccia schifo quanto mi sarebbe piaciuto pensare. Se potessi almeno sminuirti in qualche modo, forse quello mi darebbe un po' di sollievo
Quella risposta non mi sorprese più di tanto – Sono stato in carcere, puoi sminuirmi quanto ti pare
- Già, questo mi rincuora. Quanto meno hai la fedina sporca – rise piano, sembrava divertito da quel pensiero – quindi vi siete visti per parecchio?
- Andrew ... - lo guardai, scuotendo la testa – non chiedermelo ... non vuoi saperlo. Non è il momento
Ma lui fece spallucce, sembrava stoico da far paura – se è per questo non sarà mai il momento giusto, Eickam. E sai qual è il punto? Alla fine non provo neanche quello che pensavo di provare. Sì, la rabbia c'è, anche il risentimento, ma finisce tutto qui. La cosa a cui ho pensato più spesso nel corso di questi ultimi giorni è che se avessi saputo prima quello che faceva anch'io mi sarei tolto qualche sfizio nel corso di questi anni. Faccio proprio schifo, eh?
Non ero nessuno per giudicare, non avevo neanche voglia di parlare di Aiden e me. Soprattutto non con Andrew, ma non sembravo avere molta scelta, ero bloccato lì, con i suoi occhi penetranti addosso e nessuna forza di ribellarmi.
- Lo amavi?
Me lo aveva chiesto così, a bruciapelo. Il mio sguardo parlava da solo, gli stavo chiedendo pietà, dannazione. Lui, d'altro canto, era incurante, spense la sigaretta contro il muro e tornò a fissarmi
- La mia risposta ti farebbe incazzare
- Beh, tutto mi fa incazzare, ad essere precisi. Quindi? Eravate innamorati? Sarebbe diventata una cosa seria? Progettavate già qualcosa? Eri felice che si fosse liberato di me?
- No – dissi seccamente – non era amore, era troppo presto per pensare in quell'ottica. Era sesso e bisogno, ok? Lui aveva bisogno di me e anch'io a volte. Eravamo entrambi soli ... non importa che sulla carta fosse impegnato con te, perché in effetti era sempre da solo. E non mi aspettavo che ti lasciasse, né avevo in mente di chiedergli di farlo, non mi importava se devo essere sincero. Te l'ho detto.
Avevo osato troppo forse, mi bloccai immediatamente, ma Andrew era rimasto impassibile all'apparenza. Lo vidi annuire piano, un nuovo sorriso misterioso impresso sulle labbra e lo sguardo lontano. Adesso che lo avevo davanti per un tempo più o meno lungo mi ritrovai a pensare che non avevamo una dannata cosa in comune. Andrew era leggermente più basso di me e sicuramente anche più muscoloso, mentre io avevo le spalle più larghe ma una corporatura più longilinea. La mia pelle era molto pallida, quasi cadaverica, mentre la sua dava l'impressione di abbronzarsi in fretta nei mesi estivi, anche i suoi occhi erano luminosi, a volte cupi, ma sempre fin troppo diretti. C'era qualcosa di altero nei tratti e nell'espressione del viso, forse erano gli zigomi alti e scolpiti, forse la linea dritta delle labbra che in realtà erano anche abbastanza carnose, forse era semplicemente qualcosa nel suo sguardo, l'arcata delle sopracciglia che gli conferiva un'espressione quasi arrogante, ma di certo aveva qualcosa in più di quello che si poteva trovare in un semplice diciottenne ed Aiden lo aveva colto subito.
Il silenzio si era fatto pressante, sentivo ancora i suoi occhi addosso
- Senti, puoi tornare in ospedale. Ci penso io qui - dissi in via preventiva
- Mi stai cacciando? Dovrei essere io a mandarti a quel paese, Eickam – poi rise appena – no, non me ne vado, sto cominciando a farci l'abitudine con queste attese infinite e poi qui fuori si respira meglio. Tanto Aiden non va da nessuna parte, no? Mi chiedo se abbia senso continuare a sperare o se sia una cazzo di presa per il culo.
L'atmosfera tornò tesa ed opprimente insieme a quelle parole. Sia io che Andrew ci eravamo dimostrati sempre ottimisti e speranzosi con i genitori di Aiden, ma la realtà era ben diversa ... quasi due settimane di coma senza alcun miglioramento non lasciavano presagire niente di buono. E quel limbo senza via d'uscita era diventato il nostro inferno ormai.
Poi la porta della clinica venne aperta, ci voltammo entrambi verso l'entrata, in attesa.
- Ehi Andrew, vieni qui! Come sta il tuo vecchio?
L'uomo andò a salutare l'altro con un bel sorriso sulle labbra, doveva essere l'amico di famiglia di cui Andrew aveva parlato
- Tutto bene, sempre impegnato con le sue cause da attivista incallito. Perché non passi a bere qualcosa uno di questi giorni?
L'uomo annuì – Certo, perché no. Allora, speravo di rivederti in circostanze più felici
- Già! Allora Mitch? Cosa mi dici del cane?
- Il poverino è stato preso alle zampe. Adesso lo stanno operando ... è un cane giovane, il cuore è messo bene, ma ha dei traumi alle zampe, forse anche alla colonna vertebrale. Si sveglierà sicuramente e con un po' di cure potrà riprendersi, ma non ho delle buone sensazioni riguardo agli arti posteriori. Ecco
Il mio stomaco si torse mentre sentivo quelle parole – Significa che rimarrà paralizzato?
L'uomo si voltò verso di me, il suo viso si incupì – Non posso dirlo adesso, ragazzo. Intanto aspettiamo di vedere quanto bene riuscirà l'operazione e solo dopo potremo fare qualche pronostico – un attimo di silenzio, prima di dedicarmi un bel sorriso – ad ogni modo tu sei il nostro eroe, vero? Mi hanno detto che ti sei lanciato contro le auto in corsa pur di recuperarlo. Hai fatto tutto quello che potevi fare per lui e questo vale moltissimo.
Non importava, non era abbastanza. I miei occhi pizzicavano, mi voltai in fretta verso la strada e portai il volto in alto per impedire alle lacrime di scorrere sulle mie guance. Non ero stato buono neanche ad occuparmi di quel cane.
- Levin? – Andrew si stava avvicinando
Era la prima volta che mi chiamava per nome, non mi voltai, stavo cercando di recuperare un minimo di autocontrollo. Non era solo il cane il punto, era tutto il resto. Era Aiden, era l'odio che continuavo ad attirarmi addosso, era la certezza che tutto nella mia vita sembrava sempre sul punto di precipitare in un baratro nero ed infinito.
- Ehi, andiamo ... ha detto che sopravvivrà. Non morirà
Andrew aveva fatto il giro fino a fermarsi davanti a me. I suoi occhi indugiavano sul mio viso, doveva trovarmi patetico
- Ma forse non potrà più camminare – dissi e la mia voce si spezzò a metà frase. Ero un idiota, gli stavo piangendo addosso, mi ero lasciato passare una mano sulla spalla e poi mi ero aggrappato a quel braccio, incapace di lasciarlo andare. Ero finito a nascondere il mio viso contro il suo petto, mentre mi sentivo annegare dal dolore e dalla vergogna che mi sommergevano insieme.
- Non importa, è comunque vivo. Mi occuperò di lui fino a quando non sarà guarito - e quella sua voce era talmente calma e decisa che potevo soltanto fidarmi.
- Perché deve andare tutto storto? Perché per una volta tanto non può esserci una dannata luce alla fine del tunnel? Cristo, è un continuo, non riesco neanche a prendere il respiro. Perché tutto ciò che mi circonda fa così male?
Andrew mi aveva passato una mano sulla schiena e la sua voce si era fatta più bassa
- Questo non lo so, Levin. Credo che nonostante tutto per quel cane sia stato tu la luce alla fine del tunnel ... mi dispiace che tu sia tanto duro con te stesso. Vederti in queste condizioni fa sentire di merda anche me. Mi viene quasi voglia di rimangiarmi quello che ti ho detto l'altra sera in ospedale
Quelle parole mi avevano stupito, forse perfino Andrew si pentì di averle pronunciate, forse, invece, voleva soltanto che smettessi di essere così patetico e di frignare. Mi ripresi in fretta, volevo scusarmi, ma non riuscivo neanche a parlare.
- Mi dispiace, ho perso il controllo. E' un insieme di cose che non vanno ... questo è stato soltanto il colpo finale. – biascicai a fatica, senza incontrare il suo sguardo.
Alla fine ero crollato nel modo peggiore e nel momento meno adatto. Lo lasciai andare e mi scostai da lui lentamente, dovevo riprendere il controllo della situazione e anche in fretta. La sua mano indugiò ancora un attimo sulla mia spalla, alla fine anche lui retrocedette di qualche passo, ma senza smettere di guardarmi.
- Fa bene sfogarsi ogni tanto, non preoccuparti – disse semplicemente
Mi avviai verso l'entrata, avevo fatto una figura di merda colossale davanti ad una delle poche persone da cui non mi sarei mai voluto fare vedere in quelle condizioni. Mi ero portato a letto il suo ragazzo e adesso andavo a piangergli tra le braccia, come se avessi potuto pretendere altro da lui ... quel pensiero mi faceva sentire un verme.


ANGOLO AUTRICI: Buon sabato e buon capitolo! Chi aspettava il suo ritorno sarà particolarmente felice di notare che Yael è tornato fra noi per una breve ma intensa visita XD La faccenda Kurt si scalda sempre di più! Qualche suggerimento per il giovane Kai? XD Giornata nera anche per Levin, sta diventando il re degli incidenti XD Un bacio e alla prossima settimana. 

BLACKSTEEL

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