30. All you can hate

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30. ALL YOU CAN HATE

Immersus emergo.
(Quando affondo, riemergo)



ALENCAR


Il Soul era nostro quella sera, la voce si era sparsi rapidamente e i ragazzi avevano riempito entrambi i piani del locale. Luci basse, musica alta e abbastanza droghe da far dimenticare le inibizioni velocemente. Nessuno che si soffermasse su gli altri per troppo tempo, ogni ospite quella sera era alla ricerca di sballo e anonimato, di essere un granello di sabbia in un enorme clessidra.
Io me ne stavo seduto al mio solito divano, controllando che tutti seguissero le regole in modo che ai piani alti non avessero dubbi sulla nostra efficienza.
Il grande fratello ci sta guardando.
Era un po' così che ti sentivi quando lavoravi per Kurt, soprattutto quando ti guadagnavi la sua attenzione come aveva fatto il nostro gruppo ultimamente. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e tutte le somme stronzate dei film, in quei momenti erano dannatamente reali. Riuscivo a contare sei uomini di Kurt quella sera nel locale e forse un tempo non mi sarebbe importato, ma quando ti porti dentro un segreto tanto ingombrante, improvvisamente senti il peso di quegli sguardi.
- Mi sembra tutto tranquillo – disse la voce di Tian e io mi resi conto solo in quel momento che si era accomodato accanto a me – come mai quella faccia?
- Che faccia? – chiesi leggermente infastidito.
- Beh, hai l'aria di uno che sta pensando di strappare a morsi la giugulare al primo che passa – rispose tranquillo.
Io inspirai e passai la mano sul mio viso per cercare di rilassare la mia espressione tesa – non è niente
- Non raccontarmi balle
Adesso ero nervoso sul serio – si vede tanto?
- Se mi stai chiedendo se i nostri simpatici ospiti lo hanno notato ... - precisò – non credo, hai sempre la faccia di uno pronto a commettere atti di cannibalismo – cercò di metterci un'intonazione scherzosa – ma se sta succedendo qualcosa gradirei saperlo
Oh lo saprai, se solo trovassi le palle di pronunciarlo ad alta voce.
Stavo per condannare anche lui, il solo metterlo a conoscenza di quell'idea lo avrebbe reso complice, inspirai profondamente.
- Mi odierai per quello che sto per dirti, ma se esiste una speranza me lo dovrai dire tu – il mio tono non ammetteva equivoci e Tian lo capì.
Sapeva che era uno di quei brutti discorsi, così si sollevò e mi fece segno di seguirlo ed io ubbidii in silenzio, attraversando il corridoio e chiudendoci in un bagno al piano superiore.
Tian aprì l'acqua del rubinetto, come se temesse che il rumore della musica a tutto volume non fosse sufficiente per sommergere quella discussione.
- Che cazzo hai in testa? – mi chiese chiaramente.
- Si tratta di Jonas – chiarii
- Si tratta sempre di Jonas quando stanno per succedere delle stronzate – mormorò – ho visto che vive da te, che succede?
- Lei lo sa, del giro e di come si guadagna da vivere. Sa che non è più solo la vendita di qualche bustina di erba, penso che abbia capito abbastanza da lasciarlo e lui ovviamente ci sta di merda – spiegai – non gli permette di vedere la bambina, sai com'è fatto Jonas ...
- Cosa mi stai chiedendo? – sibilò.
- Vuole andare via e portare la famiglia con sé. – dissi a quel punto senza tergiversare.
- Porca puttana! – il volto di Tian faceva trasparire tutto l'orrore che io mi portavo dentro – non puoi aver acconsentito a questa follia, Alencar ...
- Gli ho detto che non ho i mezzi per rendere possibile questa cosa, che se non vuole uccidere tutti quanti dobbiamo pensare a qualcosa di sensato – continuai – e l'unica cosa che mi viene in mente e chiedere a te
Ci fu qualche minuto di silenzio, forse Tian avrebbe preferito che non lo trascinassi in quella storia e non potevo dargli torto.
- Tu hai molte più conoscenze di me, sei nel giro da più tempo e forse hai dei contatti fuori di qui – ripresi – ho chiarito con Jonas che se tu dici che non si può fare, allora non ne parleremo mai più.
Altro silenzio, poi inspirò – chi altri lo sa?
- Solo noi tre, non voglio coinvolgere più gente del necessario
Aveva cominciato a muoversi avanti e indietro lungo il bagno, con un'espressione contrita e meditabonda, poi parlò.
- Forse c'è un modo – disse in un sussurro – ho un contatto in Canada, qualcuno che può fornire una casa sicura e nuove identità ma organizzare una cosa del genere richiederà cura e precisione, non ci sarà spazio per i tentennamenti. Deve avvenire in una notte, in silenzio
Io annuì, se solo Kurt avesse avuto il vago sospetto che qualcosa non andasse avrebbe mandato la sua squadra di assassini a fare terra bruciata.
- Lo dirò a Jonas, di tenersi pronto
- Nessun deve saperlo, nemmeno Liz. Andremo a prenderla quel giorno e Jonas avrà pochi minuti per convincerla a seguirlo, se la voce si sparge siamo già morti. – sibilò – niente movimenti insoliti
Io annuì – grazie Tian, so che non avrei mai dovuto chiederti una cosa del genere
- Hai ragione, Alencar – disse amaramente - non avresti dovuto. Sentirò il mio contatto e vi farò sapere.

Uscimmo dal bagno e riprendemmo a perlustrare il locale come se nulla fosse, io mi agirai per quelle stanze piene di gente e cercai di sgomberare la mente e non tenere traccia di quella discussione sul mio viso.
All'improvviso vidi qualcosa che riuscii a destabilizzarmi ancora di più che quel piano suicida, vidi Celia attraversare uno dei grossi saloni del locale. Per un momento mi sembrò di stare impazzendo ma, quando lei si voltò e i nostri occhi si incrociarono per qualche istante, capii che era reale.
Mi aveva sorriso, uno di quei gesti carichi di sfida e bastò quello a far montare dentro di me una rabbia ingestibile. Poi mi voltò le spalle, come a sottolineare che non era lì per me, che io non ero altro che uno qualunque fra la folla, quella era la resa dei conti.
Camminai a grandi passi fra la folla per raggiungerla mentre lei continuava il suo giro indisturbata, mi ci volle qualche minuto ma alla fine la trovai, appoggiata ad una parete logora a chiacchierare con un tipo parecchio fuori di testa.
Mi bastò fissarlo e lui comprese chi aveva davanti, lo vidi irrigidirsi e mormorare qualcosa a lei prima di sparire senza nemmeno guardarmi.
- Che stai facendo? – le chiesi con voce gelida ma che non servì a turbarla in nessun modo.
- Mi diverto – commentò in tutta risposta e mi inchiodò con i suoi occhi freddi – e tu che credi di fare? Hai cacciato il mio interlocutore
- Vattene a casa – sussurrai avvicinandomi di un passo.
- Non capisco cosa ti dia tutta questa autorità, abbiamo chiuso, giusto? – la sua voce faceva intuire quanto disgusto provasse per me in quel momento – alla fine sei stato patetico quanto tutti gli altri. Vuoi Callum? Tienitelo, ma io mi prendo il resto ... ho intenzione di godermi il mio tempo
- Smettila, Celia – la mia mano si era agganciata al suo braccio magro.
- Sei solo un illuso, pensi di poterlo salvare? Tu non puoi salvare nessuno Alencar, e ora levati di mezzo, ho un pretendente che mi aspetta
Quando avevo iniziato a odiarla? Non riuscivo a capirlo, ma, fissando quel volto che un tempo adoravo, adesso provavo solo un senso di disgusto e odio.
Smettila di torturarci, smettila di divorarci, smettila di punirci.
Le impedii di passare, stringendo saldamente la mia presa sul suo braccio e spingendola contro la parete, lei mi rifilò un'occhiata intensa.
- Che ti prende? Sei geloso? – capii che era quello che bramava, voleva solo riottenere potere su di me, voleva di nuovo avere qualcuno da controllare.
Bloccai i suoi polsi e unii le nostre labbra in un bacio feroce, non c'era romanticismo, non c'era nemmeno desiderio, quel bacio era privo di qualsiasi sentimento che lo giustificasse. Ma lei non se ne sarebbe accorta, lei non aveva mai provato niente baciandomi e adesso nemmeno io.
La sentii gemere mentre ci staccavamo per riprendere fiato – ma guardati, vuoi tornare sui tuoi passi?
No, non avrei voluto, mi sentivo stanco di lei ma Callum era ancora lì e non volevo abbandonarlo, non ero ancora stanco di salvare la gente.
- Vieni con me – sussurrai al suo orecchio – non ti serve nessuno di questi perdenti del cazzo
Ancora una volta quel sorriso beffardo, sentiva di avermi incastrato di nuovo, di aver guadagnato la mia attenzione e devozione, ma mai come in quel momento eravamo lontani.

La portai a casa mia e continuai ad accanirmi sul suo corpo, la baciai sulle labbra, sul collo, sul suo petto mentre la liberavo dai vestiti, facevo qualsiasi cosa per non guardarla negli occhi. Cercavo solo di mantenerla lì con me, in modo che Callum non finisse per essere coinvolto in qualcosa di ancora più doloroso.
Anche questo è colpa tua.
Lo era davvero, pensai mentre mi spingevo dentro di lei e sentivo le sue braccia avvolgermi come delle catene, se non mi fossi fidato della persona sbagliata, se non mi fossi lasciato abbagliare dal mio giudizio, forse lui non sarebbe mai diventato così. Se Callum aveva ucciso Celia, io avevo ucciso lui e questo peso mi avrebbe tormentato per sempre.
Mentre aumentavo le spinte sentivo di stare diventando sempre più violento, come se stessi infliggendo una punizione ad entrambi ma quegli occhi non sembravano vacillare, né provare rimorso.
Alla fine restammo sdraiati e immobili, entrambi con lo sguardo rivolto al soffitto, per un momento sperai che si sollevasse e andasse via ma non era tempo di concessioni. La sentii rigirarsi sul materasso e poi poggiare la testa sul mio petto.
- Mi sei mancato, sai - disse accarezzandomi l'addome – sarà tutto come doveva essere, abbiamo bisogno l'uno dell'altra, solo io posso capirti
Forse era vero, forse eravamo entrambi troppo spregevoli per meritarci qualcuno di meglio ma quella consapevolezza non mi bastò. Continuai a pensare che c'era qualcos'altro che volevo, a cui sentivo che mi stavo inevitabilmente legando, anche se non avrei mai dovuto.
Aspettai che si addormentasse e, quando sentii il suo respiro farsi calmo e regolare, gettai lo sguardo sul suo viso. Fu un movimento lento, allungai il braccio verso la sua testa e con delicatezza sfilai la parrucca, poi la gettai lontano. Adesso potevo vedere i capelli scuri e arruffati di Callum e il suo volto serafico dormire sul mio corpo.
Bastò quello a distendere la rabbia che provavo, vederlo lì al sicuro mi calmò e trovai la serenità necessaria a farmi chiudere gli occhi.
Non odiarmi.


CALLUM


Aprii debolmente gli occhi, mi sentivo stordito e stanco nonostante fossi appena sveglio, tastai intorno a me come per accertarmi che quello fosse il mondo reale. E lo era purtroppo, mi misi a sedere e constatai che quella era la stanza di Alencar, lui non era nel letto ma ero abbastanza certo che fosse ancora in casa.
Mi ritrovai a stringermi le ginocchia al petto mentre sentivo il dolore che si espandeva nel mio corpo, mi faceva male ovunque. Le braccia, le cosce e anche il fondoschiena, era abbastanza chiaro quello che era successo, anche se la vista della parrucca a pochi passi dal letto me lo chiarì ancora più brutalmente.
Loro hanno ricominciato a vedersi, non hanno mai smesso, non sei mai stato importante.
Non mi ero mai illuso davvero, dentro di me sapevo che l'interesse di Alencar era dettato unicamente da lei e voleva controllare la mia vita per assicurarsi che restassi un suo succube. Però, mentre scendevo a patti con quella realtà su quel letto, la consapevolezza era diventata in qualche modo più dolorosa. Trovarmi ancora una volta nudo e privo di ricordi mi fece sentire improvvisamente peggio che mai. Forse perché avevo assaggiato la libertà e ora quella vita mi sembrava ancora più squallida e degradante.
Ha sempre visto solo lei.
Cercai di scacciare quel pensiero ma era impossibile, come respingere l'odio che provavo nei suoi confronti, come aveva potuto illudermi così? Come aveva osato mostrarsi gentile, avermi fatto sperare e poi umiliarmi?
Possiamo sempre sbarazzarci di lui, se ti mette in pericolo.
Quelle parole mi tornarono in mente e per un attimo ebbi paura dei miei stessi pensieri, ricordai il volto sicuro di Keno mentre le pronunciava e il mio cuore cominciò a battere più forte. Avrei potuto farlo davvero? Cercare le prove dei traffici di Alencar e mandarlo in prigione, ne ero capace? Una parte di me era spaventata ed esitante, mentre l'altra parte era solo piena di rabbia, voleva che anche lui si sentisse come faceva sentire me.
Tradito. Solo. Umiliato.
Era stato tutto un inganno, mi dissi mentre mi sollevavo barcollante, voleva solo assicurarsi che non fossi felice nemmeno un istante, voleva solo farmi vivere all'ombra di Celia senza che mi opponessi. Recuperai i miei vestiti e notai un borsone abbandonato accanto all'armadio, mi avvicinai con cautela e lo aprii.
Non potei fare a meno di sgranare gli occhi alla vista di centinaia di dollari ammassati lì dentro e ancora almeno una ventina di bustine con qualcosa di bianco dentro. Era cocaina? Frugando nelle tasche donati che c'erano altre buste con pasticche, erba e altri grumi più scuri che non capii cosa potessero essere.
Cosa vuoi fare Callum? Devi scegliere adesso.
Tirai fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e scattai una foto al contenuto della sacca e alla camera, poi aprii la porta lentamente e, uscendo in punta di piedi, mi accostai all'ingresso del salotto dove sentivo provenire alcune voci. Strinsi per un attimo il telefono fra le dita prima di decidermi a registrare quel momento e le parole che Alencar stava scambiando con un altro ragazzo steso sul divano.
- Ieri è andata bene, tutto regolare con la festa – disse il tipo che non conoscevo – abbiamo ancora da piazzare cinque chili di roba ma siamo in tempo, la riunione con Kurt è fra due settimane
- Quando passa Miles a prendere i soldi? – chiese Alencar.
- Stasera, comincio a contarli e li preparo – poi sospirò – e per quell'altra faccenda?
- Tian se ne sta occupando, tu vedi di rigare dritto, ci dirà lui quando è il momento – rispose l'altro con tono cupo.
- Grazie Alencar, davvero mi salvi la vita – disse il ragazzo abbracciandolo – ti sarò debitore per sempre
- Cerca di trattenere l'entusiasmo, non c'è niente di certo. Per ora facciamo il nostro lavoro e basta, mi accompagnerai a fare un lavoro di riscossione oggi, un tossico deve a Kurt dei soldi. – ribatté Alencar con tono duro.
L'altro annuì – prendo l'altro borsone e inizio a contare allora l'incasso
Io sobbalzai a quel punto e mi affrettai a chiudere la registrazione e tornare in camera, presi la parrucca e, quando il ragazzo entrò, mi feci trovare seduto sul letto.
- Oh – esclamò leggermente stupito – tu sei ...
- Sono Callum – commentai con tono gelido, poi mi sollevai diretto verso la porta, sperando di poter lasciare quell'appartamento.
Quando attraversai il corridoio ed entrai nel salottino gli occhi di Alencar furono immediatamente su di me, aveva una strana espressione, inquieta, quasi preoccupata.
No, non è davvero preoccupato per te.
- Come ti senti? – chiese senza un tono preciso.
- Come dovrei sentirmi? – replicai cercando di superarlo, ma lui me lo impedì.
- Callum ...
- Spero che abbiate passato una bella serata – commentai – scusami ma ora devo andare, sono in ritardo per la scuola.
Provai ancora una volta a superarlo ma lui mi bloccò – mi dispiace – mormorò passando le dita lungo il mio braccio, strinsi forte la parrucca fra le dita.
Bugiardo.
- Per cosa? – replicai – è questa la mia vita, giusto? Al vostro servizio
- Se non sono io, ci sarà qualcun altro – chiarì – vuoi che lei faccia questo?
- Quello che voglio – dissi interrompendolo bruscamente, dando voce alla mia frustrazione – è che qualcuno si preoccupi di me! Di quello che penso, di come mi sento, della mia vita! E tu non lo farai mai
Prima che potesse tentare di dire altro, sentii il mio cellulare vibrare, lo estrassi dalla tasca e il nome di Keno lampeggiava sul display, mi stava chiamando, forse era preoccupato.
- Pronto? – risposi senza esitare mentre il volto di Alencar era attraversato da centinaia di emozioni diverse.
- Callum! Ma dove sei? Non ti ho visto tutto il giorno, sei malato? – chiese leggermente preoccupato.
- Sono stato trattenuto – replicai continuando a guardare Alencar dritto negli occhi.
- Sei nei guai? – continuò quello con tono cupo – vuoi che vengo a prenderti?
- Ci vediamo a scuola, non è successo niente di grave – dissi alla fine – a dopo
- Ok, più tardi voglio i dettagli – precisò prima di chiudere la chiamata.
Posai nuovamente il telefono in tasca e tornai a fronteggiare Alencar, che si frapponeva tra me e l'uscita.
- Devo andare a scuola – dissi di nuovo fissandolo e lanciando un'occhiata anche all'altro ragazzo che era rimasto in silenzio.
A quel punto Alencar si fece da parte ed io riuscii a raggiungere la porta, sentivo i suoi occhi ancora su di me ma non mi voltai, ero stanco di farmi incastrare.

Quando misi piede a scuola mi sentii finalmente me stesso, mi sembrò di essere libero da quell'incubo, anche se incontrare Levin mi fece capire che ce lo avevo scritto in faccia il mio malessere.
- Callum, sei sicuro che vada tutto bene? – chiese mentre prendeva una boccata di fumo.
- No – risposi in un impeto di onestà – non va bene un cazzo di niente ultimamente
- Me ne vuoi parlare? – chiese mentre mi avvicinava la fiammella dell'accendino alla sigaretta.
- E come potrei? – replicai stanco – mi sembra di essere pazzo, se ti dicessi che succede scapperesti a gambe levate – inspirai – lo detesto così tanto ...
- Chi?
- Alencar – ammisi – e anche quella stupida parte di me che ha bisogno di lui, che cerca la sua approvazione o il suo sguardo. Hai mai provato qualcosa per la persona sbagliata? Ti sei mai sentito legato a qualcuno che pensi che possa solo ferirti?
Non rispose, teneva la sua solita espressione neutra e distaccata ma non dubitavo che stesse riflettendo sulle mie parole, Levin era spesso silenzioso sulle faccende che lo coinvolgevano di più.
- Voglio solo liberarmi di lui, voglio vivere senza il peso della sua presenza – ammisi a denti stretti.
- Per questo ti sei avvicinato a Keno? – chiese lanciandomi una breve occhiata.
- Pensi che sia da vigliacchi? Che io sia una persona orribile ...
- Siamo umani Callum, nessuno è privo di colpe, nessuno conclude una giornata senza aver commesso un peccato quotidiano. Siamo fatti per sbagliare, ma possiamo almeno essere onesti con noi stessi di fronte alle scelte che prendiamo.
- Lo sono e penso che anche Keno sappia ...
- Non parlo di Keno - disse interrompendomi – parlo di Alencar e di quello che hai fatto per lui fin ora e di quello che comporterebbe scegliere di voltargli le spalle. Ti sta bene?
Non avevo la risposta a quella domanda né Levin la pretese, voleva solo aiutarmi, farmi capire esattamente dove le mie scelte mi avrebbero portato, era questo il punto: azione e reazione.
Ci lasciammo quando la campanella suonò e la nostra sigaretta finì, continuai la mia giornata come sempre e incontrai Keno alla fine dell'ultima ora. Mi convinse ad andare a casa sua, durante il tragitto lui mi chiese più volte cosa mi fosse successo ed io cercai di restare il più vago possibile nonostante il contenuto del mio telefono mi pesasse in tasca.
Ci ritrovammo in camera sua a fare i compiti e scherzare, quel giorno sarebbe passato in ospedale di sera visto che il suo ex Noah aveva il turno più tardi sarebbe rimasto oltre l'orario di visita.
- Tanto se non me lo dici oggi sai già cosa succederà, te lo chiederò domani – riprese mentre sistemava alcuni libri – e dopodomani, e il giorno ancora dopo, e quello ancora dopo
Io risi e scossi la testa – il fatto che ti giuri che non è successo niente di male non ti basta?
- Se si tratta di quel tizio no, non mi basta per niente – rispose serio.
- Si tratta di lui ma ... - trattenni il respiro – ho deciso di darti ascolto, ho pensato di raccogliere delle prove.
Il volto di Keno divenne improvvisamente serio – prove? Tu ...
- Ero al suo appartamento – riferii consapevole che non gli avrei svelato ogni cosa – c'era della roba, soldi e droga ... poi era anche con un altro tipo, li ho ... filmati
Gli occhi azzurri di Keno erano sempre più increduli – hai tutto con te?
- Sì, foto e video.
- Sei pazzo a portarteli in giro così? E se ti prendesse il cellulare e li trovasse? – osservò allarmato, si diresse alla scrivania e prese il computer, un cavetto usb e una pendrive – passami il telefono copiamo tutto sulla chiavetta e tu ti liberi di prove che potrebbero farti ammazzare
La trovai effettivamente un'ottima idea, mi sentivo agitato a portarmi dietro quella roba, così gli passai il telefono e copiò il contenuto sul computer. Guardammo insieme le foto e il video per accertarci che fosse venuto bene.
- Può andare, scommetto che alla polizia interesserà questa roba, potrebbero persino pedinarlo e arrestarlo mentre ha della droga con sé – disse Keno – chi è quel Kurt di cui parlano?
Scossi le spalle – forse il loro capo? Sembrano preoccupati ... - e anche io lo ero.
Keno passò i file in una pendrive e me la consegnò – tienila al sicuro, se fossi in te io la consegnerei alla polizia anche adesso
Io scossi leggermente la testa, quella sciocca parte di me era ancora troppo forte.
Cos'altro deve fare per convincerti a liberarti di lui? Quanto ancora devi soffrire?
- Per il momento la terrò al sicuro, forse potrei scoprire altro – gli dissi – tu cancella tutto, non voglio tieni roba rischiosa.
- D'accordo, ma Callum – parlò con tono perentorio – se dovesse ancora farti del male, obbligarti a stare con lui. Promettimi che andrai alla polizia, ci andremo insieme
Io annuii – promesso
Keno spostò il suo corpo verso di me e mi abbracciò forte, forse il nostro rapporto non era onesto, non era come nelle favole, dove i due protagonisti si innamoravano e vivevano felici, ma era reale. Riuscivo a sentire un sentimento per me che non fosse disprezzo e odio, sentivo che era autentico interesse, che c'era preoccupazione e voglia di dare conforto. Sentivo di essere solo Callum per lui.


LEVIN


- Eickam, un lavoro molto ... interessante
Sollevai lo sguardo sul professore e soltanto in quel momento ricordai di essere ancora a scuola, davanti alla mia tela, durante una lezione pomeridiana di Arte. Tolsi le cuffie un attimo dopo, l'uomo di cui non ricordavo neanche il nome e che continuava ad essere gentile con me aveva un'espressione lievemente divertita sul volto
- Però avresti dovuto disegnare una natura morta. Quella natura morta – disse poi, indicandomi un cesto di frutta posizionato nel bel mezzo della stanza, al centro esatto in modo tale che tutti gli studenti avessero potuto vederlo bene. Non lo avevo mai visto prima di quel momento. Il mio sguardo cadde sulla mia tela invece, senza rendermene conto avevo disegnato lo skyline di un'intera città che forse non esisteva neanche.
- I-io ... devo essermi estraniato, mi scusi
- No, non scusarti ... è un lavoro eccezionale e non è il primo tra i tuoi lavori che mi colpisce. Sei davvero brillante, Levin. Hai una predisposizione naturale per l'arte, c'è del talento in te. Dimmi, hai mai pensato di proseguire su questa strada?
No, non pensavo a niente da troppo tempo. Niente piani per il futuro, era già fin troppo complicato occuparsi del presente.
- Ci penserò – dissi invece, un po' per tranquillizzarlo, un po' perché volevo soltanto smettere di parlare. Il professore continuò con più entusiasmo, mi lasciai elencare parecchi College che lui reputava adatti a me, mentre la mia mente andava alla deriva attimo dopo attimo, fino a quando la sua voce non divenne nient'altro che un lontano brusio insignificante.
Andai in fretta indietro di tre notti, in quel vicolo vicino all'Hartley dove io ed Andrew ci eravamo lasciati andare. Non riuscivo a togliermi dalla testa quella scena, mi sentivo prigioniero in un limbo in cui tutto ciò che potevo fare era ricordare e torturarmi incessantemente. Ricordare e desiderare sempre di più fino alla disperazione totale.
Che cosa avevamo fatto? Perché lo avevamo fatto? Ecco un nuovo senso di colpa che si sommava agli altri, come un grosso macigno che trovava la sua perfetta collocazione sopra ad una pila di vecchi macigni eretti in passato: ognuno di quelli rappresentava un senso di colpa che mi portavo dietro da tempo.
Quando la campanella suonò scattai in piedi in un attimo. Avevo corso tutto il giorno come se avessi voluto seminare qualcuno, ma in realtà tutto ciò da cui volevo fuggire erano i miei pensieri. E poi il mio stomaco si torceva, un attimo di distrazione e lui riaffiorava da quei ricordi che non riuscivo a relegare in una stanza lontana della mia mente. Se ne stava in superficie, era il primo tra tutti e sempre pronto a balzare fuori per prolungare il mio tormento. Le sue labbra calde ed esperte, poi quel retrogusto lievemente acre del Whiskey, il profumo leggero della sua colonia che sembrava aver impregnato non solo il mio maglione, ma tutto me stesso, fino all'ultimo lembo di pelle del mio corpo.
Ero talmente assorto nel mio inferno personale da aver dimenticato Callum e il nostro appuntamento. Mi aspettava all'uscita della Tech e quando mi vide arrivare mi venne incontro con naturalezza
- Che giornata infinita. Facciamo la strada di casa insieme?
- No, non voglio andare a casa – mi lasciai sfuggire con un tono più disperato di quanto avessi voluto. La sua attenzione cadde subito su quello, forse alla fine anche lui stava iniziando a conoscermi meglio di quanto avessi immaginato in un primo momento.
- Ok, vuoi passare in ospedale? Ho un paio di ore libere, posso farti compagnia se vuoi
Aiden. Avevo smesso di passare a trovarlo nel momento stesso in cui avevo capito che l'unica cosa sensata da fare fosse iniziare ad evitare Andrew. Ero davvero così pessimo? Quando avevo iniziato a risolvere le cose cercando delle facili scappatoie?
- Che ti prende? Ho visto Kai a casa tua un paio di sere fa, è successo qualcosa?
Callum stava provando ad indovinare la causa del mio malessere, era facile pensare che come sempre ci fossero dei problemi in famiglia, ma quella volta i miei pensieri erano ben lontani dai miei genitori e Kai.
- Lui ha dormito da noi per un paio di giorni ... aveva bisogno di una mano e mio padre era fuori città, ma non è tornato per restare. Non può. Perché non andiamo a berci qualcosa invece?
- Sono le quattro del pomeriggio ... - mi fece notare
- Che importa, in Europa è già sera.
Questo lo fece ridere – Non male come risposta. Va bene, mi hai convinto, ma a patto che tu mi dica di più ...
- Sul fuso orario nel mondo?
- No, su quello che ti prende – precisò Callum, poi mi passò un braccio intorno alle spalle e tornò a guardarmi con più attenzione, potevo percepire l'indecisione farsi strada intorno a noi – sai, mi chiedevo quando è iniziata con Kai. In passato mi avevi detto che non era sempre stato così, siete stati una famiglia felice per un po' di tempo. Solo se hai voglia di parlare ovviamente ...
Bella domanda. Quand'è che era iniziata? Sul momento non me ne ero reso conto subito, ero un adolescente con troppi impegni e interessi, avevo le mie lezioni di chitarra, quelle di piano, avevo perfino un lavoretto in un bel negozio di dischi. Ero così preso da me da non vedere molto altro.
- Sai che è stato adottato, no? I miei ci hanno sempre dato pochissime informazioni riguardo i suoi veri genitori, suppongo che lo abbiano fatto per tutelarlo, in realtà però hanno solo peggiorato le cose – dissi, riflettendoci su per un po'. Stranamente non era un problema parlarne con Callum, mi sentivo a mio agio tutto sommato e questo era molto strano.
- Da bambino non si è mai posto troppe domande, credo ... insomma, eravamo felici, non mostrava dei turbamenti particolari o forse era abile nel nascondere il suo malessere a tutti noi, fatto sta che intorno ai quattordici anni è scattato qualcosa in lui, ha iniziato a fare molte domande, a litigare con i miei. Ricordo che un pomeriggio mi sono messo al computer e casualmente ho trovato una sfilza di ricerche su questa famiglia a cui era riuscito a risalire. Aveva solo un cognome e ci ha lavorato talmente tanto e con così tanta determinazione che ho capito subito quanto fosse importante per lui sapere.
Callum sembrava colpito, lo sentii prendere un profondo respiro - Loro stavano bene? Perché lo hanno dato in adozione?
- Perché al tempo non sarebbero riusciti a mantenerlo ... non navigavano sicuramente nell'oro ed erano parecchio giovani, senza parenti che avrebbero potuto aiutarli. Le solite situazioni del cazzo dettate da povertà e dipendenza, credo. Il punto è che poi si sono rimboccati le maniche e si sono ripresi. Seguendo le ricerche di Kai ho scoperto che alla fine era riuscito a trovarli. Ed è li che Kai è scappato di casa per la prima volta.
Callum sgranò gli occhi – Per andare a trovarli?
Annuii – Sì, non ho mai capito se i miei hanno realizzato il perché Kai fosse finito a Pittsburgh durante l'estate dei suoi sedici anni, ma non credo. In fin dei conti non hanno avuto nessun contatto con i genitori biologici di Kai, quindi chi può dirlo.
- Cos'è successo quando è andato a trovarli?
- Di preciso non lo so, non me ne ha mai voluto parlare. So solo che è mancato per tre giorni e che al ritorno era diverso. E' da lì che sono iniziati i veri problemi ... solo dopo ho scoperto che a quanto pare Kai aveva una sorella più piccola. Una bambina che gli somiglia terribilmente e che sembrava molto amata, almeno dalle foto.
- Deve essersi sentito terribilmente triste e solo quando lo ha scoperto ... - Callum parlò con un filo di voce, forse la storia di Kai toccava delle corde che lui poteva comprendere
- Si sono rimessi in carreggiata, non mi stupisce che abbiano una bambina più piccola. Le cose cambiano, forse era semplicemente destino che Kai finisse qui a Brooklyn, da noi, ma suppongo che per lui sia diverso ... questo tipo di sofferenza non può essere mandata via con un po' di logica. Deve essersi sentito rifiutato in un certo senso, come se non fosse stato degno di ricevere l'amore dei suoi genitori o di meritarlo.
Per fortuna eravamo arrivati al pub in questione, non avevo mi visto Callum bere degli alcolici, avrebbe potuto prendere qualsiasi cosa, ma io avevo bisogno di una birra e anche al più presto. Evitai il bancone, perché innescava in me ricordi a cui non volevo lasciare spazio, mi sentivo un dannato nodo perenne allo stomaco, non ero sicuro che qualche pinta di birra lo avrebbe sciolto ... ma perché non tentare?
- E adesso puoi anche dirmi che cosa è successo a te. Per un po' di tempo ti ho visto stare quasi bene nell'ultimo periodo ... ma adesso ... hai di nuovo quell'aura tetra intorno.
Callum era tornato alla carica non appena aveva preso posto accanto a me. Occhi intelligenti, da osservatore che ben capisce i problemi degli altri. Ed io che non avevo mai capito quali fossero i suoi, nel dettaglio. Potevo permettermi di mostrargli tanto? Non ero certo di volerlo o di essere capace ad aprirmi così tanto con qualcuno. Potevo fidarmi? In fin dei conti lui frequentava Keno adesso ... se soltanto si fosse lasciato sfuggire qualcosa ...
- Io ... ultimamente ho pensato che se ci fosse qualcuno a cui vorrei dire tutto saresti tu, Levin.
Le sue parole mi avevano colto di sorpresa, avevo sollevato il viso verso di lui ed ero rimasto a fissarlo. C'era del tormento nel suo volto, una nota disperata che fino a poco tempo prima aveva cercato di nascondermi, ma che forse la storia di Kai aveva tirato fuori nuovamente.
- Beh, sai che potresti.
- Puoi farlo anche tu, quando ti senti pronto, se ti senti pronto.
Quello era Callum, mi dissi, una delle persone più buone che avessi mai conosciuto. Se avessi smesso di fidarmi anche di uno come lui, allora che diavolo di senso avrebbe avuto frequentare della gente? O anche solo provare ad affrontare i miei problemi parlandone con qualcuno?
- Inizio io, ma devi giurarmi che questo rimarrà soltanto tra noi due, Levin. Sei l'unico a parte me ed Alencar a cui sto osando raccontare tutto questo ...
Rimasi immobile, l'urgenza nella sua voce mi impedì di fare battute sarcastiche, mi limitai ad annuire, adesso anche un po' preoccupato delle conseguenze che quella conversazione avrebbe potuto avere nella mia vita.
- Te lo prometto, muto come un morto.
- Bene ... - Callum prese un profondo respiro, notai che stava iniziando a respirare quasi a fatica, mentre continuava a seviziarsi le mani.
- Callum, non devi forzarti se non vuoi, va bene? Non me la prendo
- No – mi interruppe con decisione – voglio farlo. Devo solo trovare la forza di farlo
A quel punto mi zittii, i miei occhi caddero nuovamente su Callum, mi fissava con uno sguardo velato dalla preoccupazione e forse anche dallo sgomento.
– Io ... beh, dopo la morte di mia sorella non sono più stato lo stesso.
- Tua sorella è morta? – adesso ero io quello sgomento.
Lui annuì in fretta – E' successo molto tempo fa, eravamo dei bambini – si interruppe di scatto, faceva fatica perfino a parlare, ma dopo un paio di secondi di difficoltà riprese a parlare – a me piaceva nuotare e spesso i nostri genitori ci portavano in spiaggia durante le vacanze estive. Adesso non si direbbe però da bambino ero sempre molto impavido. Quel giorno ho iniziato a nuotare verso uno scoglio lontano, era una sorta di sfida per me, me la cavavo sempre bene e infatti riuscii a raggiungerlo e a tornare indietro – la sua voce si spezzò appena – solo che ... lei mi ha seguito, avrei dovuto tenerla d'occhio, ma volevo soltanto fare un bagno e ho dimenticato quanto lei fosse così ostinata nel volermi dimostrare che poteva farcela – i suoi occhi erano umidi di lacrime mentre cominciavo ad immaginare l'epilogo di quella tragedia.
- Le onde l'hanno sommersa e non ho potuto fare niente per aiutarla ... lei è annegata.
Un freddo gelido calò su di me – I-io ... non ne avevo idea. Mi dispiace.
- Lo so, noi non ne parliamo con nessuno – ammise Callum, il viso sempre più pallido e distante, era riuscito ad impedirsi di piangere, ma i suoi occhi erano ancora umidi – lei però non mi ha mai lasciato e con questo non intendo dire che è viva nei miei ricordi, perché lei èdavvero viva.
- In che senso? – chiesi, confuso.
Callum era ancora in difficoltà, forse perfino più di prima. Lo vidi torcersi le mani e prendere respiro – Non giudicarmi pazzo, ti prego ...
- No, assolutamente no, Callum. Non dire stronzate – gli assicurai, sempre meno certo di dove volesse andare a parare.
A quel punto sollevò lo sguardo su di me e si fece forza.
- L-lei vive attraverso me, non sempre, ma certe notti prende possesso del mio corpo, fa quello che vuole ed io dopo non ricordo assolutamente niente. E' come se Callum si spegnesse ... come se Celia riaffiorasse dalle acquee che l'hanno uccisa e venisse a reclamare il suo diritto di esistere, prendendosi la mia vita e facendone quello che vuole.
Per un attimo pensai di non aver afferrato bene il senso di quanto mi stava dicendo, ero rimasto immobile – Vuoi dirmi che si tratta di uno sdoppiamento di personalità? O non ho capito un accidenti?
Callum annuì con difficoltà – C-credo che sia qualcosa del genere. Non ne ho mai parlato con nessuno, soltanto Alencar lo sa ... questo perché Celia sta con lui.
- Aspetta un attimo ...
- Lo so, lo so. E' orribile, è una sensazione spaventosa e opprimente. Risvegliarsi senza ricordare niente, nel letto di un estraneo ... non avere alcun controllo sul proprio corpo e sui propri pensieri, sapere che lei potrebbe riemergere tutte le volte che vuole, distruggendo la mia esistenza ... questo è un incubo che vivo da anni.
Ero senza parole a quel punto, qualsiasi cosa orribile avessi immaginato riguardo Callum non avrebbe mai potuto raggiungere dei livelli così spaventosi. Nascosi il mio disagio bevendo due enormi sorsi di birra
- C-credi che sia pazzo, vero? Ti sembra assurdo, lo so
- No, no ... so che è tutto reale, almeno per te lo è ... ma Callum, forse dovresti iniziare a fare qualcosa per contrastare il fantasma di tua sorella.
Lui scosse la testa in fretta, terrorizzato – No, so cosa fanno gli strizzacervelli in casi come questi e prendo già abbastanza farmaci. N-non posso parlarne con nessuno e neanche tu dovrai farlo, ok?
- Certo, lo dicevo solo perché vorrei aiutarti, ma questo va oltre le mie capacità. Va ben oltre dei dannati consigli tra amici ... - ero sconvolto – quindi Alencar ... lui ha una relazione con te?
- Con Celia – mi corresse Callum
- Sì. Beh, hai capito cosa intendo. Ma lei vive attraverso il tuo corpo, questo significa che in parte lui sta con te ...
- Lei è molto diversa da me, credimi.
Un silenzio carico di pensieri cadde intorno a noi in fretta, volevo dire qualcosa ma non sapevo da dove iniziare, avevo talmente tante domande che mi vorticavano per la mente.
- Allora? Parliamo di altro, ok? Vuoi raccontarmi qualcosa?
- Dopo quello che mi hai detto tu? Ti assicuro che non ho problemi – dissi con convinzione
Callum stava quasi riprendendo colore, provò perfino a ridere – Beh, forse non di così evidenti, ma non mi sembra che tu te la stia cavando così bene. Direi che adesso tocca a te
- Suppongo che te lo devo a questo punto. E va bene, promettimi soltanto che rimarrà tra noi
- Lo sai.
Mi passai una mano sul viso, mi sentivo stanco e confuso, quasi in un delirio. Non credevo che parlarne con qualcuno mia avrebbe aiutato davvero, ma d'altronde anche tenermi tutto dentro mi stava facendo impazzire.
- Ho iniziato a frequentare una persona sbagliata – ammisi dopo un attimo di silenzio pesante, scossi la testa – noi siamo usciti un paio di volte e l'ultima sera c'è stato una sorta di avvicinamento ...
- Perché sbagliata? – gli occhi di Callum si illuminarono subito dopo – ti senti in colpa per Aiden?
- Già ... doppiamente in colpa. – risposi, mortificato
- Perché?
Quella era la parte che avrei preferito evitare con tutte le mie forze. Presi un profondo respiro e puntai i miei occhi in quelli chiari di Callum, era meglio andare fino in fondo.
- Perché la persona con cui sono uscito è Andrew, il suo ex.
L'avevo detto, era finita. Trangugiai l'ultimo sorso di birra e posai il mio sguardo su Callum, in attesa di quel giudizio che sarebbe arrivato presto. Il mio doveva essere uno sguardo di sfida. Fatti sotto, sputami addosso una verità brutale, qualcosa che mi faccia risvegliare da questo dannato incubo.
- Lui ti piace seriamente o è solo attrazione?
Ero stupefatto – Che domanda sarebbe? Non devi farmi domande! Devi soltanto dirmi che è sbagliato e che devo smetterla subito.
- Perché? – Callum era confuso – riconosco che sarebbe stato meglio se non fosse stato Andrew a piacerti, ma non è la fine del mondo, Levin.
- Non è la fine del mondo? E' il fottuto ex di Aiden! E sorpresa, sorpresa Aiden lo ha tradito con me per due mesi! E adesso lui è in coma ed io esco con il suo ex che ha tradito con me. Cazzo, a me questa sembra la fine del mondo.
- Sei troppo duro con te stesso
- Da che pulpito arriva la predica – ribattei, volevo un'altra dannata birra e subito.
Callum sospirò, vidi la sua mano avvicinarsi alla mia – Levin, quello che voglio dirti è che la situazione terribile di Aiden non dipende da te, né da lui. Sono certo che non volevi neanche fartelo piacere, ma è successo. Adesso è inutile torturarti, non possiamo sempre avere il controllo su tutto, specialmente in momenti difficili come quelli che state passando. Siamo umani
Quel discorso non mi piaceva, non volevo essere assecondato! Callum avrebbe dovuto svegliarmi brutalmente da quella follia!
- Noi ce la stiamo cavando di merda? Ed Aiden allora? – dissi con un tono rabbioso
- Te l'ho detto, non potete fare niente per lui e lo sai meglio di me, nessuno di voi può fare niente! E so che è difficile da accettare, ma è così.
- Potremmo almeno evitare di pomiciare nei vicoli mentre lui è in coma
Callum portò gli occhi in aria, poi fece finta di non avermi sentito
-Andrew che ne pensa? Ci siete dentro insieme, mi pare. Ne avete parlato dopo che è successo?
- Sono ancora in tempo per tornare indietro. Non sto andando a trovare Aiden per evitare Andrew ... sto cercando di tornare in me, forse è solo una sbandata momentanea. L'attrazione c'è sicuramente, ma può finire qua. – commentai, del tutto sordo alle sue domande.
Cosa ne pensava Andrew? Che diavolo di importanza poteva avere? Forse a lui non importava un cazzo, forse aveva già dimenticato quello che era successo tra noi due, anzi ne ero quasi sicuro. Ero l'unico idiota rimasto lì ad arrovellarsi in cerca di una via d'uscita, lui ne era già uscito.
- Dovresti parlarne con lui ...
Sapevo che Callum sarebbe arrivato a quella conclusione. Allora perché raccontargli tutto quando avevo già capito quale fosse la cosa più giusta da fare? Semplice. Temevo quello che sarebbe potuto succedere incontrando Andrew.
- Chi ha iniziato? E cosa vi siete detti dopo?
Scossi la testa – Non lo so, credo insieme. Non vorrei doverlo ammettere ad alta voce ma stavamo flirtando da un po' di tempo ormai ... sapevamo entrambi dove saremmo andati a finire continuando ad uscire insieme. Poi lui mi ha fermato, ha voluto che le cose non sfociassero nel ... hai capito
Una vergogna bruciante prese possesso di me. Nessuno mi aveva mai fermato prima di quel momento, non ero mai stato io a prendere l'iniziativa in passato. Che cosa mi prendeva? L'avevo quasi spogliato in quel vicolo, mi ero abbassato ed ero stato pronto a fare ben di peggio. Quel contatto non mi era bastato, volevo dell'altro, molto altro.
- C'è qualcosa che non va in me, credo che tutta questa merda di Aiden e Kai mi abbia incasinato più del normale. Forse è davvero soltanto voglia di sfogarmi con qualcuno. Stava andando tutto in modo quasi decente prima, dannazione.
- Beh, se fosse così sarebbe già tutto risolto, no? Se è solo attrazione finirà presto. Se non ci sono sentimenti in ballo, intendo.
- Come fanno ad esserci dei sentimenti? Non lo conosco neanche! – ribattei con più violenza di quanto avessi voluto. Quell'insinuazione aveva colpito un nervo scoperto, Callum sembrava voler sottintendere che ci fosse dell'altro tra me ed Andrew e quello era semplicemente impossibile.
- Non lo so ... ma analizzando la questione da esterno non avrei mai immaginato che voi due sareste finiti per avvicinarvi l'un l'altro fino a questo punto. Ragiona, credevi che Andrew ti avrebbe odiato dopo aver scoperto di te ed Aiden ed invece non è successo ... anzi, sembra che il tradimento di Aiden lo abbia spinto verso di te, a discapito della logica
- Non ha senso ...
- Lo so, ma non puoi pretendere di trovare un senso in tutto o comunque l'unico modo per fare un po' di luce sulla cosa è parlare con lui. Sarà più semplice e poi lasciatelo dire, non è evitandolo che risolverai le cose. Anche questo allontanamento forzato da Aiden ...
- Non è quello che merita, non c'è niente di tutto questo che meriti, eppure è successo.
Ma lui non poteva sentire, né vedere. Aiden era lontano. Che diavolo gli importava di noi dal fondo immobile in cui era finito?
- Andrew è come lo descrivono tutti?
Sentire quel nome mi fece sobbalzare appena. Non andava per niente bene.
- Con tutti intendi Keno? – sollevai un sopracciglio, un po' infastidito – non credi che lui sia di parte?
- E' per questo che lo chiedo a te – Callum si lasciò andare ad un sorriso gentile – e poi neanche Keno se la sta passando bene, credo che prendersela con tutti sia l'unico modo di reagire che conosce, forse è meglio così. Tenersi dentro quello che prova potrebbe distruggerlo, è sconvolto dai sensi di colpa per aver litigato con Aiden prima dell'incidente
- E chi non lo è? – ribattei – tende sempre a dimenticare che ero io alla guida dell'auto di Aiden quella notte, sono stato io a vederlo stare di merda prima e a capire che le cose si erano fatte serie dopo, quando il suo sangue era ovunque sulle mie dita e lui non rispondeva ...
Quei ricordi mi tenevano ancora sveglio la notte, mi tormentavano, era un incubo sempre più ricorrente.
- Levin, Aiden è il suo migliore amico ...
- Amico? Keno ha amici? – finsi sorpresa, non dovevo prendermela in quel modo con Callum, in fin dei conti ero l'ultimo a poter giudicare il comportamento di Keno dal basso della mia schifosa esperienza.
- Comunque Andrew è ... non lo so. Un po' pieno di lui, ma in fondo è davvero semplice parlarci. Oltre al fatto che ... beh, lo hai visto. Non hai bisogno che io ti descriva quanto sia perfetto. E il modo in cui mi guarda ... mi confonde, mi fa male. Non riesco a togliermelo dalla testa, Callum
Cosa diavolo avevo appena detto? Callum mi fissava ad occhi appena sgranati per la sorpresa. Mi sollevai in fretta, ormai roso dalla vergogna per quello che mi ero lasciato scappare
- Devo andare, scusami. Non sono dell'umore, voglio solo andare a prendere qualcosa per questo dannato mal di testa. Ci si vede domani a scuola e vedrai che avrò già superato questo momento del cazzo.
Lo salutai di fretta, forse il mio atteggiamento lo aveva ferito. Non c'era niente che potessi fare, vedevo solo nero davanti a me.
Quando tornai a casa avevo in mente di prendere in prestito qualche calmante dalla scorta personale di mia madre. Lei era in salotto, mi venne subito incontro
- Caro, c'è un messaggio per te in segreteria. Un ragazzo che parla di un cane ... che storia è questa?
Il mio cuore perse più di qualche battito. Non me lo aspettavo. Andai in fretta in cucina per riascoltare il messaggio. Ero preparato stavolta, la sua voce giunse tranquilla come sempre.
"Ehi, sono Andrew e mi sono preso la libertà di cercare personalmente il tuo numero di casa, in mancanza del tuo cellulare."
Qui aveva riso appena, facendomi perdere il respiro.
"Volevo dirti che sono andato a recuperare il cane alla clinica, lo sto tenendo da me per un po' prima di portarlo da mio padre. Se vuoi passare a trovarlo ti lascio il mio numero. Non sparire"
Non sparire.
Mia madre era sulla porta, forse in cerca di una spiegazione che io non ero in grado di darle al momento. Non sparire, eh? Era il suo modo per dirmi che c'era qualcosa di cui dovevamo parlare. Almeno lui aveva le palle. Dove aveva trovato il mio numero di casa? Quello era l'ultimo dei miei pensieri, perché adesso io avevo il suo.

ANGOLO AUTRICI:

Buongiorno! Nuovo capitolo e nuovo dramma! Sembra che Celia sia tornata in scena dopo tanto tempo e Alencar, suo malgrado, si è ritrovato a doverla accontentare. Sembra proprio che lui e Callum siano più lontani che mai! In compenso Callum è riuscito a parlare apertamente con Levin, i nostri cari amici hanno più di qualche problema nell'area sentimentale XD Aspettiamo sempre con ansia i vostri commenti sul capitolo e ci vediamo la settimana prossima con un capitolo moooolto succoso! Un bacio

BLACKSTEEL

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