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Abbassai la maniglia della porta del bagno sbadigliando, mentre venni racchiusa in una nube di vapore.

«Ma che...» Farfugliai socchiudendo gli occhi, svolazzando la mia mano in aria affinché scacciassi  via il vapore caldo che si posò sulla pelle del mio viso.

Smisi di respirare quando mettendo a fuoco, comparì di fronte a me , un ragazzo mezzo nudo e bagnato. Aveva i capelli scuri e lunghi e solo un asciugamano arrotolato sui fianchi stretti . Chiusi d'istinto la porta imbarazzata, finché ricordai di nuovo come si inspirasse l'ossigeno.

Scossi la testa scioccata mentre mi feci coraggio e dopo un lungo e sonoro sospiro , decisi di riaprirla di nuovo molto lentamente stavolta, avendo conferma che fosse reale, lì nel mio bagno. Mi fissò come se stesse aspettando che rientrassi di nuovo.

«Hey!» Sorrise.

«E tu saresti?» Chiesi tanto seccata quanto curiosa di sapere chi fosse quel ragazzo, e soprattutto ansiosa di conoscere la ragione per cui si trovasse nel mio bagno. Nudo. Ghignò con sfacciataggine infilandosi le dita tra i capelli occupato a  specchiarsi.

«Scusa?» Sputai cercando di attirare la sua attenzione non avendo ricevuto risposta da parte sua. Rimasi ferma a fissare il suo profilo. Naso diritto e mandibola ben definita. Portai gli occhi accidentalmente sul suo fondoschiena sodo, messo in risalto dal tessuto bianco dell'asciugamano.

«Ti scuso!» Rispose non degnandomi nemmeno di uno sguardo, mentre sollevai le sopracciglia incredula data la sua eccessiva arroganza.

Mi schiarii la gola. Quell'impertinente non aveva la benché minima idea di chi avesse davanti. «Senti coso, non so chi tu sia e non mi interessa, ma questo è il mio bagno! E se non smammi entro dieci secondi ...» - mi fermai a deglutire quando si voltò a fissarmi, non lasciandomi proseguire.

«Se non smammo?» Mi incitò a continuare la frase sollevando le sopracciglia curioso e divertito, non prendendomi per nulla sul serio. Non fiatai finché inaspettatamente avanzò verso di me, dandomi modo di notare dei tatuaggi buffi sul suo petto e sull'addome. Un braccio era quasi ricoperto di scritte e disegni , brutti privi di senso. «Continua pure a fissarmi se vuoi...» mormorò costringendomi ad incrociare il suo sguardo verde, «...ma rispondi alla mia domanda.»

«Io non prendo ordini da uno sfigato che si è tatuato "BIG" sull'alluce del piede.» Lo derisi guardando il suo dito, anche se il mio sguardo prima di scendere così in basso, si fermò a guardare una gobba poco più su....Arghh ma che dici Abigail? Stropicciai gli occhi deglutendo e provando a non arrossire. Era necessario guardare la forma del suo pene?

«Vedo che sei molto attenta ai dettagli.» Abbozzò un sorriso. Già, e non solo ai dettagli pensai sospirando. «Hai davanti un bel pezzo di ragazzo bagnato e nudo nel tuo bagno e tu che fai? Ti metti a guardare le dita dei miei piedi?»

Sollevai un sopracciglio incredula di quello che le mie orecchio furono costrette ad ascoltare. «Un bel pezzo. Addirittura?» Ironizzai trattenendomi dal ridergli in faccia, al contrario di lui , che invece lo fece anche con molta naturalezza, mostrando una fossetta e dei denti perfetti incorniciati da labbra rosee.

Deglutii non riuscendo a smuovere gli occhi da quel sorriso cosi perfetto, sperando non se ne accorgesse, anche se mi parve un pò difficile.

«Nottata lunga, eh Abigail?» Mi squadrò da cima a fondo prima di venirmi incontro e superarmi lasciandomi libero il bagno mentre rimasi di stucco udendo il mio nome. «Tutto tuo!» Aggiunse mentre mi voltai esitante solo dopo che udii la porta della stanza degli ospiti chiudersi.

"Chi diavolo sei?" sospirai tra i denti non avendo mai visto prima di allora quel ragazzo.

Dopo aver letteralmente serrato la porta del bagno, abbassai un paio di volte la maniglia per accertarmi che fossi al sicuro data la presenza di sconosciuti in casa.

"Come faceva a conoscere il mio nome?" mi chiesi occupata a spogliarmi. Entrai nella cabina doccia con l'intento di liberare la mia mente da tutto e tutti , provando a godermi quel momento di relax sotto il getto dell'acqua calda tiepida.

Dieci anni fa, dopo l'incidente mortale dei miei genitori , venni affidata ai miei nonni materni ; Louise e Bryan. Lei era la classica perfetta aristocratica e maniaca del controllo. Controllava tutto. Le aziende di proprietà di famiglia. La vita di mia madre e Fiona decidendo per loro perfino come avrebbero potuto vestirsi, quello che avrebbero potuto mangiare , oppure, l'istruzione che avrebbero dovuto seguire ; sempre nell'ambito dell'economia aziendale. 

Lui, Bryan, il suo cagnolino fedele il quale per quanto mi sforzassi di ricordare non aveva mai portato i pantaloni in casa sua , dato che tutte le decisioni venivano prese dalla strega .Non volevo finire come mia madre cosi a diciotto anni dopo aver terminato la scuola superiore, lasciai Clevedon e mi trasferii da Fiona, e sinceramente, quella fu la decisione migliore della mia vita. Forse l'unica. Forse.

Avevo solo dodici anni quando Fiona andò via di casa. 

"Non appena mi sistemerò, verrai a vivere con me!" 

"Me lo prometti?"

"Te lo prometto!"

E nonostante le varie peripezie con le quali ebbe a che fare, e gli innumerevoli sacrifici, alla fine riuscì a mantenere la sua promessa, anche se per diversi anni Louise mi impedì perfino di parlarci al telefono descrivendola come un cattivo esempio per me.

La vita mi aveva messa di fronte a tante dure prove . Difficili da comprendere per una bambina, pesanti da ingoiare e digerire per un'adolescente ed impossibili da dimenticare per una ventenne. Un padre ed una madre raramente presenti alle recite scolastiche o ai compleanni. Anzi, raramente presenti e basta.

Ma qualcosa cambiò quando incontrai Jake.

"Mi prometti una cosa?"

"Cosa?" - domandò.

"Che non mi abbandonerai mai!"-  replicai.

"Sai che non lo farò. Mai!" - rispose stringendomi a se.


Lui invece, non la mantenne la sua promessa...

Sospirai a lungo prima di chiudere l'acqua. Indossai l'accappatoio e lavai i denti provando ad evitare di guardarmi nell'enorme specchio di fronte a me. Era appannato ma potevo benissimo intravedere la mia orribile figura, e mentre afferrai il phon dal cassetto del mobile, pensai alla frase del riccioluto. Non ebbe tutti i torti dato che sembrai davvero un panda a causa delle occhiaie. Altro che nottata lunga, la mia era un'annata lunga.

Dato che sarei uscita con Fiona, e data l'afa , scelsi di indossare qualcosa di leggero e comodo prima di scendere al piano di sotto per salutare il caro, vecchio, Josh.

𝚜 𝚞 𝚍 𝚍 𝚎 𝚗 𝚕 𝚢 //  𝚑.𝚜  {𝙰𝚄}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora