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HARRY'S POV


Calpestai quel che rimase della mia sigaretta e dopo un lungo sospiro entrai nel locale di Marcus dove ad accogliermi ci furono tutti gli altri, compreso Dennis in disparte, anche se occupato al telefono con qualcuno . Per qualche strana ragione mi diede l'impressione che fosse alquanto agitato. Come dargli torto, io stesso ero teso come una corda di violino. Mi lanciò un fugace sguardo, quasi afflitto, prima di allontanarsi piuttosto nervoso verso i corridoi scomparendo definitivamente dalla mia vista . Filip, Abel e Mailow erano appartati, in fondo al locale , intenti a ripulire delle armi e vari arnesi che avevano apparecchiato in uno dei tavoli più grandi come degne ed abbonanti tavolate Natalizie. 

Natale..

Per qualche strano motivo mi venne in mente mia madre. Caleb non c'era mai e lei lavorava sempre il giorno di Natale. Non lo festeggiavamo mai, ed anche se lo avessimo fatto, non avremmo potuto permetterci di addobbare la casa come i miei compagni di scuola o i nostri vicini che facevano a gara per chi avesse messo le luci più luccicanti o le renne finte in giardino. Non mi vergognavo affatto di non essere agiato come gli altri . Ero sempre stato un bambino molto comprensivo, riuscivo ad apprendere i sacrifici , il coraggio e le fatiche di mamma, e riuscivo a percepire il suo dolore e la sua delusione nel fallire a   farmi sentire al pari dei miei amici. Ma a me non importava nulla. Quando tornava sfinita dal lavoro la sentivo accovacciarsi alle mie spalle, nel mio letto . Non faceva altro che accarezzarmi i ricci che avevo ereditato da lei e ad annusarmi finché si addormentava . Mi bastava averla accanto e sentirmi protetto tra le sue braccia e avrei solo voluto che sapesse quanto io fossi felice e fiero di lei . Avrei voluto farle sapere che grazie a lei ero un uomo migliore e che mi aveva donato tutto l'amore che una madre possa dare al proprio figlio.


«Hey!» Mi salutò Marcus mentre ricambiai con un cenno di capo prima di avanzare nella direzione del mio amico che si era rinfrescato dato i suoi capelli scuri, umidi . Erano giorni che teneva chiuso il suo locale mettendolo a nostra totale disposizione, il che mi fece sentire sia a disagio che in colpa.

«Grazie per tutto.» Mormorai appoggiando la mano sulla sua spalla mentre sorrise compiaciuto del mio gesto sincero. «Quando tutto questo terminerà, io non so se sarò mai capace di sdebitarmi con te. Con tutti voi!» Mi corressi guardandomi in giro finché notai Logan, in posizione supina, addormentato su una panca alla destra del bancone . Più che altro era accasciato come gelatina prendendo le forme del legno che dedussi fosse pure scomodo , stretto e uno dei pochi privo di cuscini. Deglutii pensando al piccolo Timmy e a quanto gli mancasse suo fratello e viceversa. 

Eravamo sfiniti, acciaccati e non dormivamo da giorni. Questa faccenda ci aveva distrutti , stressati e resi vulnerabili, ma mai avrei immaginato che qualcuno potesse fare qualcosa del genere per me. Mai avrei pensato di trovare amici che, per me e Abigail, avrebbero messo a repentaglio la loro vita senza titubare minimamente e senza che glielo domandassi .«Svegliati dormiglione!» Farfugliò grezzamente Mailow colpendo sulla testa il figlio che sobbalzò in aria spaventato. 

𝚜 𝚞 𝚍 𝚍 𝚎 𝚗 𝚕 𝚢 //  𝚑.𝚜  {𝙰𝚄}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora