La mattinata è iniziata come al solito, la rumorosa sveglia è appena suonata, partendo con il suo tipico suono fastidioso, facendomi aprire gli occhi, con un'espressione già stanca.
Poso la mano sul comodino, di fianco al mio letto a due piazze, cercando il telefono disperatamente. Dopo qualche secondo, riesco a raggiungerlo e con un sospiro, lo porto davanti al viso, provando ad aprire gli occhi, infastiditi dalla luminosità di quell'aggeggio infernale.
Fortunatamente dopo qualche secondo riesco a spegnere quella suoneria maligna, per poi rigirarmi sul letto, capitando a pancia sotto.
Mi alzo svogliatamente, arrivando fino in cucina, dove faccio colazione e finendo in bagno, dove mi lavo e mi cambio.
Pulito e profumato, torno in camera, prendo il telefono, le chiavi della macchina e infine, quelle di casa, dirigendomi, poi, alla porta di casa, che sorpasso poco dopo.Chiudo la mia piccola dimora, camminando fino all'auto che mi porterà all'università.
Studio arte, infatti, mi considero, più o meno, un'artista: disegno dalla mattina alla sera, tranne quando devo insegnare.
Sfortunatamente, una buona parte del mio tempo, quello che non impiego nello studio, lo trascorro con dei ragazzi più grandi o più piccoli di me, a cui spiego una materia abbastanza sottovalutata in Corea: l'inglese.Ebbene sì, oltre un'artista, mi considero anche un'insegnante, esattamente d'inglese.
Diciamo che sono obbligato, le spese per l'università sono aumentate negli ultimi anni e la mia famiglia non è in grado di mantenermi completamente, quindi mi do da fare, dando lezioni a ragazzini, a me sconosciuti.Mia madre, una fantastica donna coreana, che ha conosciuto mio padre trent'anni fa, è a conoscenza di questo piccolo lavoretto che ingombra molte mie giornate, mentre mio padre, tipico inglese perfettino, non ne sa niente e spero che lo venga a sapere il più tardi possibile.
Voglio morire il più tardi possibile.
Entro finalmente in quell'edificio, da me poco odiato, arrivando davanti alla mia amata aula.
Mi fermo davanti alla porta, ma poco prima di varcarla, controllo nel mio telefono, i possibili nuovi messaggi, sperando che nessuno dei miei "allievi" abbia deciso di cambiare i nostri appuntamenti.
Uno attira subito la mia attenzione, è da parte di uno sconosciuto.
364*****-***
-"Buongiorno, scusi il disturbo, ma vorrei che lei contattasse questo numero il prima possibile. Stiamo cercando un professore d'inglese, abbastanza giovane e con un po' d'esperienza. La preghiamo di richiamare.
Grazie, Bighit.-"
Corrugo la fronte, con espressione confusa.
Bighit? Dove avevo già sentito questo nome?
Scrollai le spalle.
"Poco me ne importa di chi si tratta, basta che mi pagano bene." Pensai.
Richiamai poco dopo, sapendo di avere almeno cinque minuti, prima dell'inizio delle lezioni.
Primo squillo....
Secondo squillo...
<<Pronto?>> la voce delicata di una donna echeggia nelle mie orecchie.
<<Si...Ehm.. salve?>>dico, con l'ansia alle stelle, rimango comunque un ragazzo timido.
<<Sì, salve.. Ha bisogno di qualcosa?>> chiede, con una piccola risata finale.
Sorrido imbarazzato, anche se lei non può vedermi.
<<Ehm.. sì.. mi scusi, sono l'insegnate d'inglese, mi è arrivato un messaggio da questo numero..>> spiego, ancora in imbarazzo.
<<Ah! Lei è il signor Jeon!>> afferma.
Signor Jeon..figo..
Tossico, per schiarirmi la voce.
<<Sì, sono io.>> dico, con voce autoritaria.
<<Sono l'assistente di Bang Si-hyuk, conosciuto meglio come Bang PD, il manager di un gruppo musicale molto famoso, penso che lei ne sia a conoscenza.>> comincia .
<<Ehm..in realtà no, ma non importa, vorrei solo parlare del mio lavoro.>>
Non me ne intendo molto di musica e sinceramente, poco mi interessa a chi do lezioni, mi importa solo dei soldi, ho bisogno di loro per andare avanti con la scuola.
<<Ehm..okay; le spiego: praticamente, sono cinque ragazzi che hanno bisogno di lezione, per l'appunto, d'inglese; tra poco cominceranno con un tuor internazionale, comprese interviste e consegne di premi. Necessitano del suo aiuto.>> spiega.
Sospiro, affranto.
<<Cinque? Sono un bel po'.>> dico.
<<Beh, in realtà sono sei, ma uno di questi non ha bisogno di alcun aiuto.>> continua.
<<So che sono molti, ma la pagheranno bene e dovrà impegnarsi con loro solo durante la loro permanenza in Corea. Dovrà partire alcune volte, ma senza spendere alcun soldo.>> conclude.Sospiro.
Che cosa mi tocca fare per vivere.<<Va bene, a quando il primo incontro?>> domando.
<<Se per lei va bene, anche domani stesso. La sua prima lezione sarà con uno dei Kim.>> mi comunica.
<<Okay, allora dopo ci accorderemo con gli orari e vorrei prima parlare con il suo capo.>>
<<Certamente, sarà fatto!>> dice entusiasta.
<<La ringrazio, a dopo.>>
<<A dopo, signor Jeon.>>
La chiamata si interrompe.
Sono ancora davanti alla porta e, ripensando alla chiamata di poco prima, mi porto una mano alla fronte, maledicendomi mentalmente.
"Non ho chiesto come si chiama il gruppo."
-----------
Patate bollite a tutti.
Salve miei amici e benvenuti in una nuova storia.
So che "The truth Untold" non è ancora finita, ma ho abuto alcuni problemi e non ho potuto continuarla, ma mi rifarò e presto la finirò.
Non so da dove mi sia venuta l'idea di fare una storia del genere, però, dopo aver visto una delle tante live di Jungkook, nella quel diceva che voleva un'insegnante d'inglese, ho avuto questa "illuminazione".
Spero che la storia vi piaccia e prometto che mi impegnerò in entrambe.
Detto questo, non vi lascio alcuna foto, scusatemi.
Saluti a tutti :)
-L.
STAI LEGGENDO
𝙸𝚕 𝚙𝚛𝚘𝚏𝚎𝚜𝚜𝚘𝚛𝚎 𝚍'𝚒𝚗𝚐𝚕𝚎𝚜𝚎 ♪ 𝚃𝙰𝙴𝙺𝙾𝙾𝙺
FanfictionSpesso le cose belle accadono per caso, come l'incontro avvenuto tra Taehyung, idol appartenente ad un gruppo chiamato "BTS", e Jungkook, un ragazzo comune che sopravvive dando lezione d'inglese a pagamento. Il fato si complica quando Jungkook ricev...