9. In riva al lago nero

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Frederick

Finalmente è sabato e avevo due giorni per rilassarmi, pensare a chi portare a difesa di mio zio e per poter parlare di nuovo con lei. Dopo il nostro chiarimento non avevamo avuto modo di farlo. Ero sceso nelle cucine per prendere del ghiaccio per dei ragazzini del secondo anno che avevano urtato troppo violentemente un muro in sala comune giocando a scacchi magici quando vedo l'elfa di Ayla che conosco dalla Romania. Così mi viene in mente di chiederle se la sua padrona ha già fatto colazione e quando mi dice che oggi ancora non l'ha chiamata mi salgono i cinque minuti. Per Merlino quella ragazza non mangia mai? In sala grande non c'era e avevo supposto che avesse fatto colazione in camera sua, ma mi sbagliavo di grosso. Quindi chiedo alla sua elfa se può portarle la colazione e di assicurarsi che la mangi. Aspetto nelle cucine e solo quando torna e mi conferma di aver fatto quello che le avevo chiesto mi decido ad andare dai miei studenti. Finito con loro esco dal castello vista la bella giornata e mi faccio un giro fino al Lago Nero. L'ho sempre trovato un posto interessante. Una volta giunto nei pressi del lago vago con lo sguardo fino a quando una figura colpisce il mio immaginario. In lontananza, dove si trova la tomba di Silente, vedo qualcosa avvolto in un mantello accasciato al suolo. Come impazzito corro in quella direzione il cuore in gola. Cerco di non fare troppo rumore ma mi è difficile, non appena arrivo vicino alla figura a terra ho conferma delle miei paure si tratta di Ayla, riversa sulla tomba del nonno. Sembra non avermi sentito arrivare, forse troppo persa nel suo dolore. Avverto distintamente le sue lacrime, anche se non le vedo e mi si stringe il cuore quando la sento sussurrare «Mi manchi tanto sai?» Sono come colpito da un Petrificus Totalus è ovvio che stia male, ma non oso avvicinarmi di più, cosa potrei dirle? Resto immobile e poi la sento singhiozzare e allora non resisto e colmo la distanza tra di noi e la stringo da dietro. Lei sobbalza colta evidentemente di sorpresa. Io la stringo più forte e le sussurro piano «Raggio di luna non sei sola... non piangere ti prego!» Lei si rilassa contro il mio petto e si lascia andare alle lacrime. Restiamo in silenzio abbracciati davanti alla tomba di suo nonno mentre le onde del lago cullano i nostri pensieri e il mio cuore. Dopo un tempo indefinito lei sembra riprendere possesso dei suoi sensi e cerca di districarsi dalla mia presa. Io la lascio scivolare via dalle mie braccia ed è come se mi strappassero una parte di me. Quando l'ho stretta al mio petto ho inalato quel suo inconfondibile profumo d'estate. Può una persona sapere d'estate, di sole e di mare? Sì, lei sì. Cerco di restare a galla nel turbinio dei miei pensieri quando lei si volta e immerge i suoi occhi acquamarina nei miei. «Grazie» mi sussurra appena. E poi si volta incamminandosi lentamente verso il castello. Io resto lì davanti alla tomba del più grande mago di sempre guardando il mantello di sua nipote svolazzare nell'area settembrina. Avrà pensato che sia un folle. Ma sentirla singhiozzare ha spezzato qualcosa in me. Perché era così disperata? Era solo per la mancanza del nonno o c'era altro? E se fosse stato per quel dannato di un Weasley? Tutte queste domande mi vorticavano in testa, sono come immobilizzato da quello che è appena accaduto. Quindi decido di aspettare, di calmare il mio cuore. L'avevo stretta a me ed ero felice. Pazzamente felice.

Ayla Estelle Silente-Potter (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora