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Oggi è venerdì, è passata quasi una settimana da quando ho visto Frederick sparire dentro il camino del San Mugo. Da allora non ho avuto modo di rivederlo e chiarire con lui, purtroppo mi sono divisa tra le lezioni e l'ospedale. Non me la sono sentita di abbandonare gli Weasley ed Harry in questa situazione. Charlie è grave ma sembra fuori pericolo di vita. Non si è ancora svegliato perché i medimaghi per somministrargli le pozioni hanno necessità che sia addormentato in modo che i tessuti si rigenerino più in fretta. Oliver è distrutto, non si è mai allontanato dal capezzale del compagno, devastato dal senso di colpa. Ho cercato di parlargli e di confortarlo e anche la famiglia di Charlie ha fatto lo stesso, ma lui non si dà pace e continua a pensare che sia colpa sua. Mi dispiace tanto per lui, ma credo che appena Charlie si sveglierà si chiariranno e tutto andrà a posto. Si vede che lo ama tanto, mi fa tenerezza come gli tiene la mano parlandogli dolcemente.

Sento una fitta e mi sale la nausea, sono giorni che non mangio abbastanza e dormo poco. Sia per via di Charlie che per quello che è successo con Frederick, chissà come sta suo padre? Arrivo all'aula e vi trovo davanti Harry, anche lui alquanto sconvolto, mi abbraccia ed entriamo. Iniziamo quindi una discussione sulla mia salute, lui ritiene che non stia bene e che devo riposarmi e soprattutto mangiare. Mentre parliamo sentiamo tossire e vedo alla porta d'ingresso dell'aula che avevamo lasciata socchiusa Frederick, impeccabile nel suo completo scuro da mago. Gli sorrido spontaneamente ma lui rimane freddo e ci apostrofa con tono aspro "Sig. Potter, professoressa Silente-Potter siete già arrivati?" Io mi sento mancare, ma cerco di farmi forza anche se il sorriso mi si spegne sulle labbra e sento le lacrime pungermi gli occhi. Mi ferisce e mi mortifica allo stesso tempo questo suo atteggiamento, ma perché adesso fa così? Si avvicina a noi e sento Harry che gli chiede di parlarmi perché secondo lui io in queste condizioni non posso certo affrontare una lezione di Difesa dalle Arti Oscure. Frederick mi squadra da capo a piedi e mi sento arrossire fino alla punta dei capelli, devo essere un disastro, magra, con i capelli raccolti frettolosamente in una coda improvvisata, la carnagione chiarissima e delle occhiaie profonde, regalo del poco sonno e delle preoccupazioni di questi giorni. Lui concorda con Harry sul fatto che effettivamente dovrei riposarmi e mangiare, ma non mi rivolge la parola direttamente. Io scuoto vigorosamente la testa e dico ad entrambi sicura di me "No io sono la codocente di questo corso e starò qui con voi. Poi la lezione l'ho ideata io ed è giusto che la insegni con voi." Detto questo vedo arrivare gli studenti del settimo anno di tutte e quattro le case. Quando si sono sistemati prende la parola Frederick presentandoci e spiegando cosa siamo venuti a fare oggi. Io lo guardo è bravo a tenere a bada gli studenti e li zittisce con un solo sguardo, lo ammiro per questo. Appena ha finito la sua presentazione prendo la parola e spiego ai ragazzi l'Incanto Patronus, così come avevo fatto con lui la sera in cui ci eravamo incontrati alla torre di Corvonero.

Dei ragazzi presenti solo uno, un Grifondoro, su mia specifica richiesta dichiara di saper fare l'incanto patronus dicendo che glielo ha insegnato Neville. Sono veramente fiera di lui, di come si sia comportato durante la guerra. Dopo uno scambio di battute con il Grifondoro faccio disporre i ragazzi uno di fronte all'atro e iniziamo col provare l'incantesimo. Gli ricordo che per evocare un patronus corporeo devono gridare la formula con intenzione e evocare un ricordo felice e tenerlo vivo nella loro mente. Chiedo ad Harry di evocare il suo patronus e dopo pochi attimi appare un maestoso cervo. Più diventa uomo e più assomiglia al padre, zio James, peccato che io me lo ricordi appena. Per fortuna mamma aveva conservato ricordi e foto, che ho condiviso anche con mio cugino.

Svanito il patronus di Harry chiedo ai ragazzi di fare lo stesso. In molti non ci riescono e dalle bacchette si libera al massimo un patronus incorporeo. Soltanto il Grifondoro che aveva parlato prima evoca il suo patronus, un topo. Poi noto con stupore che anche un'altra ragazza, di Serpeverde, ha evocato un patronus, un sinuoso serpente. Mi avvicino a lei e mi complimento, quando lei mi dice che glielo hanno insegnato dei compagni di casa prima della battaglia finale. Percorriamo il corridoio dell'aula correggendo gli studenti quando per mostrare l'incantesimo ad un ragazzo di Tassorosso evoco il mio patronus con decisione. Dalla mia bacchetta esce un elegante Delfino. Appena finito sento le forze venirmi meno e vedo tutto nero e poi il nulla.

Ayla Estelle Silente-Potter (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora