Bonus tre _ Raggio di Luna

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03 Luglio 1997


Piton si smaterializzò in un vicolo vicino al suo appartamento in Spinner's End. La piccola casa in mattoni della sua infanzia, pur essendo l'abitazione di un mago, esternamente era uguale alle altre che si trovavano sulla stessa strada.

Piton non aveva buoni ricordi di quel luogo, ma non era riuscito lo stesso a venderlo o abbandonarlo, mai.

Per lui, anche se in un modo contorto e doloroso, era la sua casa, così come lo era il castello. Forse Hogwarts lo era stata ancor di più nella sua vita da adulto, ma ormai non poteva più esserlo. Aveva ucciso Silente sulla Torre di Astronomia solo due giorni prima e per tutti era un assassino, un traditore, un doppiogiochista, un Mangiamorte.

Sì, lo era: era tutte quelle cose.

Entrò in casa sgusciandoci dentro come un serpente, un'ombra silenziosa. L'abitazione era immersa nella semioscurità, ma lui la conosceva a memoria. Eppure faticava a camminare, quasi a respirare. Da quando aveva ucciso il vecchio preside avvertiva un dolore costante alla base del petto, un pungolo sordo e fastidioso che non lo lasciava mai in pace.

Accese, con un incantesimo non verbale, le candele presenti in casa e la vide. Era seduta su una delle sedie della cucina con degli abiti da viaggio, i capelli lunghi e neri raccolti in una crocchia scomposta e la bacchetta in mano. Gli occhi chiusi, in attesa di qualcosa. Ma come aveva fatto a entrare in casa, come? Poi Severus si ricordò di aver concesso il permesso d'accesso alla casa alla figlioccia l'anno prima, quando lei era in lite col nonno, e non l'aveva più revocato.

La ragazza, riscossa dalla luce, puntò lo sguardo verso di lui e l'azzurro, tipico della famiglia Silente, lo inondò come una mareggiata inattesa.

«Finalmente sei arrivato» disse la ragazza con tono secco. Il tremore della mano che teneva la bacchetta di frassino e crine di unicorno era evidente.

«Non dovresti essere qui» strascicò Piton, cercando in sé le forze per proseguire nella sua recita.

«Se tu fossi quello che tutti dicono, io non sarei potuta mai entrare» ribatté la giovane. piantando i suoi occhi blu in quelli neri dell'uomo.

«Potrei aver scordato di mettere le apposite difese» soffiò il mago, restando comunque fermo dove si trovava.

Ayla Estelle Silente-Potter fece una risatina nervosa: «Andiamo, Severus, tu non dimentichi mai nulla, figuriamoci un dettaglio di tale importanza!»

L'uomo rimase impassibile, anche se colpito nel profondo da quelle parole.

«Adesso che sei qui, dimmi, cosa ti aspetti da me?»

«Delle risposte, Severus, quelle stesse risposte che mio nonno non mi ha voluto dare e che non mi potrà mai più dare. Da quello che dice Harry l'hai ucciso in cima alla Torre di Astronomia.»

«E tu non credi a tuo cugino, il famoso Harry Potter? Non temi che potrei uccidere anche te?»

La ragazza restò in silenzio, meditando la risposta da dare al suo padrino.

«No, non credo che tu abbia ucciso volontariamente il nonno e no, non penso proprio di essere in pericolo di vita» affermò sicura la giovane, solo una lieve inflessione nella voce nel pronunciare le prime parole.

Piton, che era ancora fermo vicino alla porta della cucina, mosse un passo verso Ayla, che di riflesso alzò la bacchetta. Allora il professore di pozioni parlò con tono rancoroso: «Vedi? Le tue parole dicono una verità che il tuo cuore invece non sente. Anche tu hai paura di me! In fondo hai ragione: volontariamente o no, sono stato io a scagliare l'incantesimo mortale che ha ucciso il grande Albus Silente».

Ayla Estelle Silente-Potter (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora