3. Nessuno tocca la proprietà di Soul

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Lenoir diede un violento pugno al ripiano della scrivania. Di fronte a lei, sullo schermo di un computer all'apparenza costoso, era riportata tutta la storia di un autore tedesco dal nome impronunciabile.
Inizialmente aveva creduto che le parole in un'altra lingua fossero un secondo codice da decriptare, in realtà quei file erano totalmente inutili.
Mike osservava le spalle della donna alzarsi ed abbassarsi al ritmo dei suoi profondi e irosi respiri. Tratteneva a stento le risate.
<Ti sei fatta fregare da una ragazzina>.
<Taci! Taci o vengo lì...!> lo minacciò lei, facendogli il dito medio, mentre ricontrollava per l'ennesima volta i file. Non voleva proprio ammettere di essere stata imbrogliata.
<Vieni qui e cosa succede?> la canzonò Mike, passandosi la mano sulla nuca su cui iniziavano a crescere piccoli capelli. Fra non molto avrebbe dovuto rasarsi nuovamente.
<Sto seriamente pensando di ucciderti, brutto stronzo>.
L'ira della donna non sortì l'effetto sperato: Mike sembrò divertirsi ancor di più.
<La piccola tigre ha tirato fuori gli artigli>.
Con uno scatto, Lenoir lo spinse a terra, mettendosi cavalcioni su di lui. In mano teneva una penna, fermamente puntata contro la pupilla dell'uomo.
<Ti cavo un occhio, capito?>.
Il sorriso scomparve dalle labbra dell'uomo, lasciando spazio ad un'espressione indecifrabile. Carezzò una delle ciocche della donna, che era sfuggita dalla perfetta pettinatura rovinata dalle forti emozioni.
<Bellissima come sempre, quando ti arrabbi>.
<Tsk!>. Lenoir si rialzò, sistemandosi i vestiti. Il suo animo freddo e calcolatore continuava ad essere negativamente influenzato dal suo ex-marito.
<E stronza> aggiunse Mike, nuovamente quel ghigno beffardo stampato sul viso. <Quello sarebbe stato un ottimo momento per scambiarci un bacio passionale. E finire nudi a rotolarci sul pavimento, ovviamente>.
<Sei volgare> commentò lei semplicemente, tornando di fronte allo schermo del computer.
<Lo so che non vedi l'ora di rivedere il mio bel corpo> si pavoneggiò l'uomo, prendendo il telefono.
La donna sorrise beffarda, sapendo bene dove andar a parare per colpire l'orgoglio maschile. <Persino Spirit era meglio di te a letto>.
<Che cazz-!? Pronto!>. Costretto a bloccare l'insulto per rispondere al telefono, Mike fece un gestaccio alla donna. <Sì sì. Quella stupida si è fatta fregare>.
Lenoir si morse il labbro inferiore; una goccia di sudore freddo le attraverso la guancia. Il capo non apprezzava i fallimenti.
<Capito> continuò Mike. <Ci penso io>.
Ignara della conversazione completa, la donna fissò astiosa l'ex-marito. Lui si sistemò la giacca in pelle, come per darsi delle arie.
<Ti chiamo io non appena avrò deciso cosa fare>.
<Ehi, cosa facciamo per i file?>.
<Come ti ho appena detto: ti chiamo io>.

     🎶🎵🎶

Il dottore privato della famiglia Death finì di visitare Spirit. Gli aveva dato un sonnifero per aiutarlo a dormire serenamente, senza il ricordo di quello che aveva dovuto subire nei giorni passati. Fortunatamente non gli era accaduto nulla di grave: qualche livido e un paio di escoriazioni. Nulla di rotto.
Lo stress e la debolezza lo avevano deperito, indurendone i lineamenti.
<Con un po' di riposo si riprenderà in men che non si dica> esclamò incoraggiante il medico, battendo delicatamente la mano sulla spalla di Maka. La ragazza era rimasta per tutto il tempo vicino al genitore.
Liz, Patty e Kid avevano invece accolto Black Star, Soul e Tsubaki, giunti poco dopo la chiamata ordinata dal corvino. Avevano cercato di spiegare alla bene e meglio cosa era accaduto. O meglio, quello che avevano capito e intuito fosse accaduto. Maka era stata alquanto scarna di spiegazioni.
Liz aveva anche dovuto trattenere l'albino dal precipitarsi dalla ragazza. La maggiore delle Thompson non era riuscita a comprendere se predominasse la rabbia, per essere stato lasciato all'oscuro della faccenda, o la preoccupazione, per Maka e suo padre.
Il gruppetto vide il medico uscire, facendo un cenno di saluto in direzione del giovane padrone di casa.
<Tuo padre come sta?> chiese Tsubaki all'amica. La bionda sorrise debolmente.
<Nulla di grave>. Abbassò gli occhi, velati dal senso di colpa. Se non si fosse immischiata negli affari della madre, suo padre non sarebbe mai stato coinvolto in quella faccenda. Se avesse controllato prima la segreteria... Se Soul gliene avesse parlato!!
Lanciò uno sguardo seccato all'albino. Lui se ne accorse, e sbuffò.
<Vuoi spiegarci cosa è successo?> domandò gentilmente Tsubaki. Liz e Kid annuirono, curiosi anche loro di conoscere l'accaduto. Black Star, invece, scambiò un'occhiata con Soul, in una muta conversazione che solo loro potevano comprendere.
<Niente di che> rispose Maka, scrollando le spalle. Era troppo stanca per spiegare.
Nel momento di pesante silenzio che si andò a creare (nessuno aveva il coraggio per insistere con la ragazza), l'inquietante campanello della villa iniziò a suonare.
<Mi sembra di essere tornato all'accademia! Kid, per quale motivo il tuo campanello ha lo stesso fottuto suono di quella della scuola?> sbottò Black Star, prendendo Kid per il colletto e iniziando a scuoterlo.
<Sme... sme... ttila...> protestò il moro, iniziando a tirare le guance dell'azzurro.
<Smettetela!> si intromise Tsubaki.
<Com'è che ogni volta che vi vedete va a finire così?> sospirò Liz, scuotendo la testa.
<Vai Kiddo! Io faccio il tifo per te!> rise Patty.
Maka ridacchiò, sentendosi meglio a quella vista. I suoi amici non erano cambiati per nulla.
<Ho capito. Vado ad aprire io> disse Soul, sorridendo.
Il campanello suonò un'altra volta. <Arrivo arrivo> urlò l'albino, già infastidito dall'ospite sconosciuto. Non aveva nemmeno la pazienza di attendere qualche minuto.
<Chi è?>. Il ragazzo aprì la porta, trovandosi di fronte un sorridente Kevin. Non aveva più i capelli viola. Probabilmente era tornato al suo colorito normale. Però aveva una nuova pettinatura.
<Ciao, Soul> salutò leggermente in imbarazzo il giovane. Non sembrava a suo agio, forse a causa dello sguardo omicida che l'albino gli aveva riservato qualche secondo prima.
<Che ci fai qui?> chiese lui, freddo.
Kevin si ricompose, assumendo a sua volta un atteggiamento distaccato.
<Sono venuto a vedere come stanno Maka e Spirit>.
<Non penso siano affari tuoi> borbottò Soul.
<Chi è, Soul?> urlò Kid dal salotto.
<Kevin> rispose il Bruno prima che l'albino potesse dire qualsiasi cosa.
<Entra pure!> ordinò Liz, comparendo in fondo al breve corridoio con un sorriso.
Kevin ringraziò alzando una mano. <Permesso>. Scostò Soul e lo oltrepassò con un sorrisetto.
L'albino digrignò i denti e chiuse la porta. Non lo sopportava proprio.
<Kevin! Cosa ci fai qui?> chiese sorpresa Maka non appena vide entrare il ragazzo.
<Ero in pensiero. E anche mio nonno mi ha consigliato di passare> rispose gioviale lui.
<Come facevi a sapere cosa è successo?> indagò Black Star, notando il malumore dell'amico.
<L'ho accompagnata io>.
Quello fu il colpo di grazia. <Maka, dobbiamo parlare>. Soul afferrò la ragazza e la trascinò fuori. Lei non riuscì nemmeno ad elaborare cosa stava accadendo, mentre gli altri scossero la testa sorridendo. Tutti tranne Kevin, rimasto interdetto di fronte a quella scena.

<Soul! Che cazzo ti è saltato in mente?> digrignò Maka, cercando di scaldarsi nella fredda notte invernale.
L'albino l'aveva trascinata all'esterno, chiudendosi la porta della villa alle spalle. Nemmeno il tempo di prendere la giacca.
<Adesso io e te ci facciamo una lunga chiacchierata> esordì lui seriamente.
<E nel frattempo moriamo congelati? Sei proprio un idiota>. Le nuvolette di condensa uscivano frettolose dalla bocca della ragazza, la quale stava trattenendo con tutta se stessa di battere i denti.
<Ci facciamo un giro, va bene?> sbuffò Soul, premendo sul telecomando che apriva una macchina nera parcheggiata nel vialetto.
Maka non disse nulla, e si precipitò all'interno dell'autovettura, accendendo immediatamente il riscaldamento.
Soul prese il posto al volante e azionò il motore.
<Non dovremmo andarcene via così, senza dire niente> protestò Maka.
<Ci penserà Black Star ad inventarsi qualche scusa>.

Procedettero nel silenzio per un paio di isolati. Soul stringeva il volante ad intervalli regolari, come se dovesse calmarsi; mentre Maka osservava persa l'esterno buio.
<Allora, perchè mi hai "sequestrata"?> chiese infine la ragazza.
<Vuoi spiegarmi che cosa ti ho fatto?> replicò l'albino.
<Scusa?!>.
<Perchè non mi hai detto niente?>.
Aahhh, allora è questo il problema, pensò Maka. Sospirò, tornando ad osservare fuori.
<Ero arrabbiata. Anzi, sono ancora arrabbiata. Il messaggio in segreteria era importante. Se non l'avessi ascoltato, probabilmente ora mio padre...> si bloccò prima di concludere la frase. Non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto accadere.
<Cosa c'entra il messaggio?>.
<Era di Lenoir, la compagna di mio padre> spiegò la ragazza, infastidita. <Mi avvisava di portare i file di mia madre per poterli scambiare con Spirit. Quella pazza aveva rapito mio padre!>.
Soul rimase ammutolito, realizzando solo in quel momento come la sua dimenticanza avesse provocato tutto ciò. Era stato lui a non dare importanza a quel messaggio.
<Mi dispiace> mormorò lui, voltando verso una strada molto familiare. A Maka ricordava molto quella che portava al suo appartamento.
<E come mai non mi hai chiamato per avvisarmi?>.
<Come ti ho già detto, ero arrabbiata con te. Eri l'ultima persona che avrei voluto avvisare>.
La macchina si fermò esattamente sotto la palazzina in cui i due ragazzi condividevano l'affitto.
<Come mai siamo qui?> sbuffò la bionda.
<E allora hai pensato bene di chiamare quel damerino, giusto?> continuò l'albino, la voce alterata. Stringeva nuovamente il volante. I nervi sulle sue mani pulsavano per la forza che stava applicando alla stretta.
<Non l'ho chiamato io. L'ha mandato Louglas>.
Maka si stava stancando di quella discussione.
<Non mi piace>.
La ragazza fissò l'albino. I suoi occhi rilucevano alla fievole luce dei lampioni. <Che?!>.
Lui alzò il viso, scostandosi le ciocche dal campo visivo. <Non mi piace quel tipo> ripetè.
<E questo cosa vorrebbe dire?>.
Soul si avvicinò, fino a far sfiorare le punte dei loro nasi. Maka iniziò a sentire il cuore accellerare e il viso scaldarsi.
<Nessuno può permettersi di avvicinarsi alle mie proprietà> affermò lui.
<Non... non mi sembra- > iniziò a dire lei, arrettrando fino ad appoggiare il retro della testa sul finestrino. Soul la seguì, mantenendo costante la distanza tra di loro.
<E tu sei mia, e di nessun altro>.
Maka sussultò, spalancando gli occhi. Ora era certa di aver assunto un colorito bordeaux che avrebbe potuto illuminare la notte. Con il rumore incessante del proprio organo cardiaco nelle orecchie, allontanò il ragazzo con una mano.
<E cosa ti fa pensare di poter rivendicare questa proprietà?> esclamò arrabbiata.
Soul ghignò.

        🎶🎵🎶

[a casa di Kid]

<Che ne dici, Star? Andiamo a casa anche noi?> chiese Tsubaki.
Kevin se ne era andato poco dopo di Soul e Maka, proponendosi di accompaganare Spirit fino a casa di un amico. Nessuno di loro aveva valutato sicuro far tornare l'uomo alla propria abitazione, quindi la proposta del bruno fu accolta di buon grado. Dopo aver svegliato il rosso, l'avevano aiutato a salire nell'auto di Kevin e Liz l'aveva rassicurato che avrebbe avvisato Maka appena possibile.
Patty, nel frattempo, aveva pensato di aprire la confezione di biscotti che gli aveva regalato il suo ragazzo, così da poter passare insieme la serata. Le discussioni erano tuttavia scemate molto in fretta. Ognuno di loro aveva i propri pensieri e le proprie preoccupazioni. Molte delle quali riguardavano la loro amica e questo lavoro di cui ancora non avevano compreso bene la finalità.
<Star?> ripetè Tsubaki, scuotendo il fidanzato. L'azzurro aveva guardato fuori dalle enormi vetrate della villa e lì si era bloccato.
<Soul, appena ti vedo, ti ammazzo> sussurrò tra sè e sè il ragazzo, alzando un pugno tremolante.
<Cosa succede Black Star?> chiese Liz.
Lui si voltò con un sorriso forzato e una vena che gli pulsava pericolosamente sulla tempia. <Scusa, Tsubaki, ma Soul si è preso la mia macchina>.

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