33. Carnival of Venice (pt. 1)

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Soul si osservò attorno, spiazzato dall'ammontare di gente presente in quelle strette e anguste stradine. La città era affollata anche durante la sua precedente visita, ma nulla in confronto a ciò che gli si era parato di fronte una volta uscito dall'aereo. I colori, la musica e le decorazioni sfavillanti conferivano al luogo un aspetto irreale e magico, come se non appartenesse nemmeno a questo mondo.
- Lo sai che inizialmente, questa festa era nata per rispondere all'insofferenza delle masse provocata dalla disparità tra ricchi e poveri? - disse Maka, cercando di passare in mezzo alla marea di carne e tessuto. I suoi occhi avevano luccicato di sorpresa solamente per qualche minuto, prima di tornare ad essere quelli di sempre. L'albino aveva sperato in una reazione leggermente più accentuata, ma conosceva abbastanza la sua ragazza per sapere che solo di fronte ad un nuovo libro si sarebbe emozionata sul serio. Dell'antica ricorrenza che si parava di fronte a loro, alla bionda importavano solamente la storia e le curiosità che si potevano scoprire leggendo. E pensare che, visto il suo lavoro da idol (con tutti i costumi e i trucchi che vi giravano attorno), avrebbero dovuti piacerle certe manifestazioni.
- Sai sempre come spegnere la magia delle cose - commentò Soul, evitando una signora con una gonna larga il triplo di lei.
Maka si voltò a fissarlo, confusa. - In che senso? Che magia vuoi che ci sia in una festa in cui tutti si travestono e vanno in giro per le strade schiacciati come sardine? -. Superò un gruppo di uomini dai vestiti bianchi e neri, alzando gli occhi per poter ammirare la facciata del palazzo coperto dagli striscioni scritti in italiano. - Sinceramente avrei preferito visitare Venezia in tranquillità. Poter gustare le bellezze paesaggistiche e artistiche di questo luogo senza rischiare di venir calpestata da un Arlecchino o un Pulcinella di fretta -.
Soul non poteva darle torto. Per quanto potesse essere famoso in tutto il mondo, il Carnevale di Venezia rappresentava anche un'ardua sfida. Riuscire a muoversi per le strette stradine era quasi impossibile. La velocità con cui si procedeva era a dir poco snervante, mentre i canali era carichi di gondole e vaporetti. Ciò che normalmente accadeva nelle strade delle grandi metropoli, a Venezia accadeva con i pedoni e le barche.
- A quanto pare il traffico esiste dappertutto. Anche dove non ci sono macchine - ironizzò l'albino, chiedendosi come il genere umano fosse potuto giungere al punto da considerare normale certe situazioni.
- Come siamo profondi, oggi - scherzò Maka, afferrando la mano del ragazzo per non rischiare di separarsi in mezzo a tutta quella gente. - Comunque hai ragione -.
Maka che mi dà ragione? Questo è un giorno da segnare sul calendario.
- Camminare in mezzo a tutta questa gente è peggio di un ingorgo - continuò la ragazza, ignara dei pensieri che stavano affollando la mente dell'albino.
I due proseguirono fino a giungere alla familiare entrata dell'hotel in cui Soul e Kid avevano alloggiato durante il loro ultimo soggiorno. Mentre a Death City, i loro amici e il Signor Death stavano organizzando una missione di salvataggio, loro erano tornati nella città per indagare. Come avevano fatto quegli uomini ad entrare senza essere visti? Come avevano fatto a scoprire il numero della loro camera? Ma soprattutto, come avevano fatto ad andarsene senza destare alcun sospetto?
Maka pigiò sulla campanella poggiata sul bancone della reception. Nel giro di qualche secondo giunse un uomo in giacca e cravatta, con una mascherina nera sopra gli occhi. Soul lo riconobbe all'istante: era lo stesso con cui aveva parlato la polizia e che aveva giurato di non aver visto niente. Anche l'uomo riconobbe il ragazzo dai capelli chiari, trasalendo impercettibilmente. La bionda notò il sorriso forzato e ghignò. Lui sapeva qualcosa e lei glielo avrebbe fatto sputare fuori.
- Buongiorno, in cosa posso aiutarvi? -.
Soul fece per iniziare a parlare, ma venne interrotto dalla ragazza, la quale si appoggiò al bancone prolungandosi verso l'uomo. - Buongiorno! Sono qui per farle qualche domanda e proposito di un rapimento che parrebbe essere avvenuto proprio in questo hotel -.
Dritta al sodo come sempre. Pensò l'albino, scrollando le spalle.
L'uomo si sistemò la cravatta, distogliendo lo sguardo. - Non so a cosa vi state riferendo - rispose, deglutendo nervosamente.
Siamo di fronte ad un pessimo bugiardo, bene bene. Maka si sfregò mentalmente le mani. Non riusciva proprio a spiegarsi come avesse potuto ingannare la polizia, soprattutto vista la sua agitazione. Ciò non poteva che avvalorare un altro dubbio: anche la polizia italiana era stata corrotta.
- Cerchiamo di non prenderci in giro. Il mio amico è stato rapito proprio in questo hotel. Ho un testimone oculare - e indicò Soul, che fissò in modo duro l'uomo. La volta precedente era troppo sconvolto dall'accaduto per torchiare quel tipo, ma ora era diverso. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poter scoprire qualcosa.
- Io... io non riesco proprio a capire - ripetè l'uomo, facendo un passo indietro per allontanarsi da Maka, la quale si era sporta talmente in avanti da sollevarsi da terra.
- Vediamo di finirla subito. Lo so che sei stato pagato per stare in silenzio, ma non credere che ciò basti per farti vivere tranquillamente. Ho anch'io le mie conoscenze, e sta certo che posso essere molto più crudele di chiunque tu stia proteggendo -. Soul guardò per un secondo la sua ragazza, mascherando la sorpresa per il suo atteggiamento. Non l'aveva mai vista minacciare alcuno. Nè era a conoscenza di questi famosi "agganci" a cui si stesse riferendo. L'aura di pericolo che la bionda emanava lo fece rabbrividire. Se per la paura o l'eccitazione, l'albino non lo sapeva. Quel suo lato non gli dispiaceva, in fondo.
- Forse perché ti ricorda la follia di cui stai cadendo preda? - chiese ridendo il demone rosso, arrampicandosi sui jeans della bionda come fosse un gatto. Si accomodò sul bancone al fianco della ragazza, fissando Soul con le sue grandi orbite rosse. I denti affilati pronunciavano il sorriso crudele, troppo simile a quello che a volte compariva sul viso del ragazzo.
- Facciamo così. Per evitarti problemi, basta che ci dai un nome. Anche un nome insignificante. Il resto me lo troverò da sola -. Le minacce di Maka continuarono, mentre il povero uomo sembrava ormai essere vittima di un criminale.
- Potrei rimetterci la vita - bisbigliò lui, grandi te sudore.
- Se non mi dai niente, sarò costretta a piantonarmi qui. In quel caso sono certa che chiunque ti stia tenendo d'occhio, troverebbe sospetta la faccenda -. E in quel caso sì che rischierai.
L'ultima frase non era stata pronunciata ad alta voce, ma aleggiò tra i due pesante.
- La tua fidanzata mi piace - rise l'ogre rosso, applaudendo in ammirazione.
L'uomo si allargò il nodo della cravatta, chiaramente in agitazione. Si ritrovava a dover prendere una decisione difficile. Di sottecchi, controllò gli altri ospiti dell'hotel, notando uno degli scagnozzi di coloro che lo stavano tenendo sotto scacco.
- Non so di cosa stai parlando, ora se ne vada! - disse ad alta voce, sbattendo un pugno sul bancone. Seguendo la linea del suo sguardo, i due ragazzi videro la persona seduta davanti alla televisione della hall. Indossava un costume tradizionale di Arlecchino e un paio di occhiali per nascondere il viso.
Maka sorrise, tornando alla sua solita personalità solare e tranquilla. - Va bene. Vuol dire che mi sono sbagliata. Scusi il disturbo -. Prese Soul per mano e lo accompagnò all'esterno. Si fermarono nel bar di fronte, prendendo posto in uno dei pochi tavoli liberi all'aperto.
- Quindi? - domandò l'albino, ordinando un caffè e controllando il contante di cui disponeva. Venezia era famosa per i prezzi esorbitanti, soprattutto in quel periodo. Anche se Maka gli aveva assicurato che quella era solo un voce: vi erano che molti locali con prezzi sulla norma. Soul preferiva, in ogni caso, essere pronto al peggio.
- L'arlecchino deve far parte della banda che ha rapito Kid. Aspettiamo che esca, poi proviamo a seguirlo -.
- E poi? Louglas ha già appurato che Kid non si trova a Venezia, quindi ci conviene tornare indietro il prima possibile - precisò il ragazzo.
Maka sospirò, rilassando per un istante i muscoli del viso. Erano giorni che la tensione era divenuta la sua espressione quotidiana. - Lo so, Soul. È solo che... non so. C'è qualcosa che non mi convince. Ci sfugge qualcosa - riflettè lei, ripensando alla telefonata avuta con il vecchio amico. Non riusciva proprio a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa non quadrasse. Kid era stato rapito subito dopo l'incontro con Lady Arachne, la stessa che aveva attentato alla vita del Signor Death la volta precedente. Era quindi altamente probabile ci fosse sempre lei dietro al crimine perpetuato ai danni del corvino. Eppure, al telefono, Louglas aveva insistito che la donna non c'entrasse per nulla. In base alle loro informazioni, dietro a tutto c'era un ricco collezionista di nome Noah. Ma poteva anche essere che i due si fossero messi d'accordo. Invece no. Secondo Louglas era impossibile. L'ostinazione del vecchio a negare tutte le ipotesi della bionda, avevano fatto scattare un campanello di allarme nella giovane. Era voluta andare a Venezia proprio per cercare qualche indizio.
- Maka! Ci sei? -. Soul smise di sventolare la mano di fronte alla ragazza non appena vide le sue pupille rimettere a fuoco ciò che le stava di fronte.
- Scusa, stavo pensando -.
- Perchè quella tua testolina bacata è anche in grado di pensare? - rise l'albino, guadagnandosi un'occhiataccia.
- Ah ah ah. Molto simpati... Eccolo! -.
L'Arlecchino uscì dall'hotel, dirigendosi esattamente verso di loro.
- O cazzo! Fai finta di niente - imprecò la bionda, abbassando lo sguardo.
- E se viene a parlarci? - chiese Soul.
- Perchè dovrebbe venirci a parlare? -.
- Beh... sarà rimasto affascinato dalla mia figaggine - rise l'albino, mascherando la tensione.
- O dalla tua stupidità - rispose Maka, facendosi trascinare in quel leggero scambio di battute.
- Ehi! -.
- Scusate -.
I due si irrigidirono. L'Arlecchino si trovava di fianco al loro tavolo, piegato in avanti per potersi rivolgere a loro senza dover urlare.
Maka allargò gli occhi, fissando Soul. Fai finta di niente, fai finta di niente, fai finta di niente.
L'albino ricambiò lo sguardo, sollevando un angolo della bocca. Poteva chiaramente sentire i pensieri che vorticavano nella testa della ragazza. E come credi che possa ignorarlo senza sembrare sospetto? Stupida.
Il ragazzo si voltò verso l'Arlecchino, cercando di non lasciar trapelare l'agitazione del tono di voce. - Serve qualcosa? -.
L'uomo dai mille colori tolse gli occhiali da sole, mostrando una mascherina nera rigida. - Vi ho notato all'interno di quell'hotel - disse, indicando l'edificio alle sue spalle.
Ecco, adesso siamo fritti. Pensò Maka. Cosa facciamo?
La ragazza irrigidì i pugni sul tavolo, pronta a reagire per poter scappare assieme a Soul.
- Vi andrebbe di prendere parte alla festa che sta organizzando il mio capo? - propose con un sorriso e allungando due biglietti neri con scritte bianche. I due ragazzi fissarono stupiti i pezzetti di carta, confusi.
- Come, scusa? -. Soul fu il primo a riprendersi dallo shock.
- Non ho potuto fare a meno di notare l'affiatamento tra voi due. Si vede lontano un miglio che c'è una chimica esplosiva che vi circonda. Il mio capo adora le persone come voi. Sono certo che gli farebbe piacere conoscervi -.
- Perchè mai dovremmo accettare? - scattò Maka. L'Arlecchino lasciò trapelare per un istante un ghigno inquietante, prima di tornare ad indossare il suo falso sorriso.
- Non voglio di certo obbligarvi. La mia era solo una proposta -. L'uomo allungò nuovamente i biglietti; questa volta verso la bionda. Lei li osservò, leggendo le poche righe riportateci sopra.
- Non ti sembra strano invitare ad una festa due completi sconosciuti? - chiese Soul, per nulla propenso ad accettare l'invito. Anzi, vista la piega che aveva assunto la situazione, era meglio prendere il primo aereo disponibile e tornare a Death City.
- D'accordo. Ci saremo - disse invece Maka, prendendo i biglietti.
- Bene - rispose l'Arlecchino, togliendosi il cappello e facendo un inchino. Soul potè così vedere la capigliatura a punte dello sconosciuto. Lo guardò scomparire tra la folla, tremando per la fatica di rimanere seduto.
- Lui... quello è uno dei due che hanno portato via Kid - sibilò tra i denti, riempiendo il proprio animo d'odio.
- Questo spiega anche il nome riportato sugli inviti - precisò Maka, mostrandoli all'albino.

You are invited to a
Masquerade Ball
This Saturday at 8 pm

Sotto era riportato un QR code che avrebbe indicato la posizione della festa, e sotto ancora vi era la firma dell'ospite: Noah.
- Parli del diavolo... - commentò Soul. Ciò provava che le informazioni recuperate da Louglas erano vere: questo tizio era il mandante del rapimento.
- Secondo te perchè è scritto in inglese, anche se ci troviamo in Italia? -.
Maka sollevò le spalle, persa nei suoi ragionamenti. L'albino la osservò per qualche secondo.
- Questa è chiaramente una trappola - disse infine il ragazzo esprimendo l'opinione di entrambi.
- Chiaro. Ma perchè? Qual è il loro scopo? -.
Soul sollevò le braccia al cielo, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. - Stare qui a farsi seghe mentali non ci porterà a nulla. Tanto lo scopriremo stasera, o no? -.
La bionda guardò l'albino sorridere mostrando i denti appuntiti. Una scintilla stava illuminando le sue pupille carminie. La possibilità di vendicarsi dei rapitori di Kid e i guai in cui si sarebbero cacciati avevano acceso l'eccitazione nel suo animo. Maka non potè fare a meno di farsi contagiare dal ragazzo.
- Hai ragione -. Si alzò poggiando le mani sulla superficie del tavolino. - Allora andiamo a procurarci un paio di costumi -.

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