23. La misteriosa dottoressa

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Le sirene dell'ambulanza riempirono la notte, accompagnate da quelle della polizia locale. In breve, luci lampeggianti rosse e blu illuminarono lo spiazzo di fronte alla chiesa. La folla attorno ai due ragazzi si era ingrandita man mano che i minuti passavano. 

La maglia di Maka, ormai imbrattata di sangue, non era riuscita a bloccare del tutto l'emorragia. Nella disperazione della situazione, la ragazza non riusciva a mettere a fuoco uno solo dei volti che la circondavano. L'unico pensiero che le attraversava la mente era una preghiera. 

"Non morire, Soul. Ti prego, non morire."

Lasciò andare il corpo del ragazzo solamente quando un infermiere la spostò di peso. Vestiti con camici bianchi che ben presto si macchiarono di rosso, i paramedici prestarono velocemente le prime cure all'albino. Lo issarono sul lettino e dentro l'ambulanza. 

Come ancorata a terra dal proprio peso, Maka fissò con occhi vuoti il trambusto. Fino a che un poliziotto non la prese per un braccio, urlandole contro qualcosa. L'agente, notando il chiaro stato di shock in cui si trovava la bionda, schioccò la lingua infastidito. La fece salire sulla propria volante e seguì l'ambulanza fino all'ospedale più vicino. 

Durante il breve tragitto, l'uomo della polizia controllò minuziosamente il comportamento della ragazza. Dalle testimonianze che era riuscito a cogliere dalla folla, lei era l'unica ad essere in compagnia del giovane ferito. Erano entrambi piombati fuori dalla chiesa e immediatamente qualche passante aveva iniziato ad avvicinarsi. I suoi colleghi stavano in quel momento interrogando i testimoni oculari e controllando l'interno dell'edificio sacro. Dallo stato d'animo che la bionda stava dimostrando, il poliziotto era propenso a credere che lei non c'entrasse nulla, ma non poteva escluderlo interamente. Fino a che il ragazzo non si fosse svegliato e avesse dato la propria versione, non avrebbe tolto gli occhi di dosso dalla giovane. 

Soul venne immediatamente trasportato in sala operatoria, mentre Maka venne fatta visitare da un medico, il quale appurò che la ragazza non aveva riportato ferite. Tutto il sangue che la ricopriva apparteneva al suo compagno. Tuttavia, preoccupato per l'apatia e gli occhi spenti della bionda, il dottore preferì farla attendere in sala d'aspetto. Dopo uno shock del genere, la bionda necessitava di supporto psicologico che, purtroppo, in quel momento l'ospedale non poteva garantire. 

Non che Maka avesse altro posto in cui andare, comunque. Non si sarebbe allontanata da Soul più dello stretto necessario. 

- Un tè caldo? - le chiese l'agente che l'aveva accompagnata in ospedale, porgendole una lattina. Maka alzò gli occhi come non comprendendo le parole dell'uomo. Fissò la bevanda e la prese con un movimento automatico. 

Il poliziotto si sedette al suo fianco, lasciandole qualche minuto di tempo per poter abituarsi alla sua presenza. Analizzando il comportamento della bionda, era giunto alla conclusione che tra lei e l'albino doveva esserci un legame molto stretto. Probabilmente stavano insieme. 

- Come si chiama il tuo amico? - le chiese poi interrompendo il silenzio. 

- Soul - rispose lei meccanicamente.

- E cosa ci fate qui a Los Angeles? Non siete originari di qui, giusto? -.

Maka annuì debolmente. - Lavoro -.

- Eravate entrati in quella chiesa per qualche motivo? -.

- Cercavamo di passare inosservati -. 

Il poliziotto trascrisse tutte le risposte nel suo taccuino. - Cosa è successo di preciso? -.

- Una suora. Una spada. Ha colpito Soul che stava cercando di proteggermi -. 

L'agente appuntò quei dettagli in un nuovo foglio bianco. Stava per chiederle di spiegarle meglio l'intera faccenda, quando notò le lacrime solcare nuovamente il volto della ragazza. La sua espressione, tuttavia, non era per nulla mutata: ancora inespressiva e vuota. 

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