39. Villa Eibon: terzo piano sotterraneo

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"Let's not lose each other this time..."

[Soul Evans]




- Qui non c'è porprio un bel niente - constatò Maka dopo aver passato un paio di minuti ad osservare il locale vuoto e immacolato in cui era finita. 

Non appena era uscita dall'ascensore, era rimasta spiazzata di fronte a quelle bianche pareti e alla totale assenza di alcun genere di mobilio. L'unico stacco era dato dalla presenza, ad intervalli regolari, di grandi schermi appesi ai muri. Ognuno di essi era in standby, con uno screensaver completamente perlaceo. Ad uno sguardo poco attento sarebbero anche potuti sfuggire. 

I suoi amici non si vedevano. Scartando la possibilità che si fossero potuti nascondere per farle uno scherzo, non rimaneva che un'opzione possibile: aveva preso l'ascensore sbagliato. 

Ma una cosa del genere era possibile? Non che l'avesse chiesto, ma aveva dato per scontato che vi fossero solo una via per scendere e una per salire. 

- E ti pareva se non dovevano andarsi a perdere! - continuò ad alta voce la bionda. Quando era sola, dava sempre voce ai propri pensieri: l'aiutava a tranquilizzarsi. 

La stanza non era molto grande, tuttavia non presentava alcun tipo di porta o apertura. Ciò fece sorgere in lei una semplice domanda: come avrebbe fatto ad andarsene? 

Si avvicinò ad uno degli schermi, che si accese in automatico, facendola sobbalzare. Varie immagini ritraenti l'accademia di death City iniziarono a scorrere, mostrando i volti di vari studenti. Alcuni di questi, Maka riuscì a riconoscerli. 

Incuriosita, decise di passare la secondo schermo. Anche questo prese vita all'improvviso, iniziando a mostrare altre scene. La ragazza proseguì, corrugando la fronte pensierosa. 

- L'invidia genera individui pericolosi, diceva qualcuno -.

Maka volse appena la nuca, giusto quanto bastasse per vedere una donna con un camice bianco uscire da una porta scorrevole dall'altro lato della stanza. L'apertura si era aperta dove fino a poco prima il muro sembrava un unico pezzo. Ecco spiegato perchè la ragazza non avesse notato alcun tipo di porta. 

- Cominciavo a sospettare che Noah si fosse ispirato ai peccati per questa sua collezione... - mormorò la bionda, ricordando le targhette ai due piani superiori: lussuria... gola... ovviamente il terzo piano non poteva che essere dedicato all'invidia. 

- Acuta come mi era stato detto - rise la donna, avvicinandosi. Ogni passo accompagnato dal rumore del tacco che colpiva le piastrelle immacolate. 

- Però non mi aspettavo qualcosa di così... vuoto -. 

- Questo perchè sei capitata nella sezione dedicata all'introspezione -. Lei si sistemò gli occhiali sul naso, facendoli rilucere per il riflesso dello schermo. - L'altro gruppetto si è ritrovato in un'altra sezione -. 

Il silenzio calò tra le due, e Maka ne approfittò per scrutare con attenzione quella specie di dottoressa. Non era molto più alta di lei e teneva i capelli legati in due code, esattamente come lei. Accorgendosi di essere osservata, lei sorrise, incrociando le braccia al petto. 

- Allora, se non ricordo male, tu dovresti essere... Maka, esatto? -. 

La bionda non rispose. Per preparare quella trappola, Noah si era sicuramente informato su tutti loro e doveva aver passato le informazioni ai suoi collaboratori. A differenza della donna al primo piano, lo chef assassino e quella dottoressa parevano a proprio agio in quel luogo. Doveva trovarsi lì per un motivo. 

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