Non puoi sottrarre se stessa
a qualunque Anima umana -
Quell'indistruttibile bene
che permette di vivere -
Inafferrabile come la Luce
che ciascuno vede
Ma da rimuovere così difficile
come Oro inesploratoEmily Dickinson, 1875
- PRIMA -Amelia
luglio 2019
Una delle stranezze che mi hanno sempre accompagnata fin da quando ero bambina è il prediligere i piedi nudi a qualsiasi tipo di calzatura.
Sentire la terra fresca e umida che scorre tra le dita, i sassi levigati o aguzzi che pungono i calcagni, l'asfalto duro e ruvido che mette a dura prova i polpacci, e poi l'erba soffice, la sabbia fine, le spigolosità degli scogli, i fiori freschi della brughiera dello Yorkshire e, infine, l'acqua fredda del mare del Nord, che dà refrigerio alle piante stanche e affaticate dalle lunghe passeggiate.
Perché una delle cose che più amo è camminare. Percorro miglia e miglia, lungo la costa o nell'entroterra, tanto che spesso non mi rendo conto dello scorrere del tempo e mi ritrovo quasi in prossimità di York o persa nella bellezza di un tramonto sopra un'alta scogliera a una distanza indicibile da casa... Eppure il rischio di una sgridata da parte dei miei genitori, i fattori Parker – che nonostante io sia prossima ai venticinque anni ancora credono di poter rimediare ai miei difetti di fabbrica – lo corro in ogni caso.
Camminare mi fa sentire libera. Avvertire la nuda terra sotto i piedi, respirare e pieni polmoni il vento impetuoso proveniente dal Nord, lasciar correre gli occhi ovunque, senza sosta, sempre in cerca di nuovi dettagli, di paesaggi incontaminati, di sfumature su cui poter sognare ad occhi aperti. Questa è la mia libertà, questo è il mio modo migliore per riempire le giornate, questo è il mio incentivo ad agire, il mio desiderio di non fermarmi mai, la mia conquista quotidiana.
Perché quando si guarda il mondo dal basso, con i piedi per terra, si notano un sacco di particolari che dal sedile di un autobus o al volante di un'automobile mai si potrebbero mettere a fuoco.
Ecco, io cammino per mettere a fuoco le bellezze del nostro pianeta: i germogli verdi degli arbusti lungo il vialetto di casa, le coccinelle che colorano la siepe, i funghi dietro i vecchi abeti secolari sul ciglio della strada, i bachi abbandonati accanto alla staccionata che hanno permesso alle farfalle di nascere, i giochi di luce sulla rugiada di prima mattina, le sfumature del petto di un uccellino che cerca cibo. Bellezze che gli occhi troppo spesso non catturano, su cui tutti noi non siamo soliti soffermarci, troppo impegnati a fissare lo schermo inconsistente di un telefono, a verificare sull'agenda i prossimi appuntamenti del giorno e a spostarci da un luogo all'altro.
Viaggiamo per miglia quotidianamente per portare a termine i nostri impegni e non ci gustiamo neppure la strada. La routine diventa per noi una canzone monotona in ripetizione programmata, e gli esseri umani sono i primi a non lasciarsi toccare dalle sfumature nuove di ogni giorno, a prediligere la vecchia armonia, sempre la stessa.
Perché?
Perché è più facile, così. Pensare a quante cose ci si perde, in questo modo. Pensare a tutto il tempo che si spreca, in questo modo.
Lo ammetto, la solitudine può essere dannosa, a volte, ma ha anche i suoi lati positivi: in un certo senso, aiuta a consolidare la consapevolezza della propria esistenza, mutevole e destinata prima o poi a spegnersi, e a prendere atto della dura legge della vita.
Una vita che ci regala un'anima di luce, dandoci tutti gli strumenti per lasciarla crescere e maturare e per arricchirla. Per renderla nostra, per renderla vera. Per riconoscerla infinita, a dispetto del nostro corpo mortale, composto di materia e destinato a marcire dentro la nuda terra.
Nei momenti in cui la solitudine prevale sul rumore delle cose, attorno a me, il mio cuore diviene pienamente consapevole di avere le ore contate, di non essere qui per esistere in eterno. Sono quelli i momenti in cui carico le batterie, faccio scorta della mia inestinguibile fame d'incanto che mi conduce su sentieri inesplorati e mi permette di camminare per ore in compagnia del fruscio delle ali di una farfalla o del richiamo delle allodole, e mi ripeto che questa vita vale la pena di essere vissuta appieno.
Perché non si può mai sapere quando finirà.
STAI LEGGENDO
Fame di vita
RomanceAmelia "Mia" Parker è un'inguaribile sognatrice che abita con la sua famiglia in una fattoria poco distante dalle coste della Gran Bretagna, a nord di York. Amelia ama leggere, scattare foto e, soprattutto, ama camminare. Le lunghe passeggiate lungo...