37. Il confronto e la verità

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La Verità deve abbagliare
gradualmente -
O tutti sarebbero ciechi

Emily Dickinson

17 novembre 2019

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17 novembre 2019

I freni dell'auto presa a noleggio stridono mentre decelero, accodandomi alla colonna di auto e camion che devono uscire dalla statale in direzione di Manchester. Mentre attendo che la monovolume di fronte a me riparta, aziono la ventola per pulire i finestrini appannati a causa del contrasto tra il calore dell'abitacolo e il freddo esterno. Avanzando nel traffico, scruto le forme degli edifici alla mia sinistra sotto il grigio piombo di un cielo che promette forti temporali anche quest'oggi. Il bianco delle malte lo rende ancora più cupo di quanto già non sia, accentuando in me la tensione che serpeggia lungo i nervi e mi intrappola la mente e il cuore.

Tra un'ora rivedrò Amelia Parker, e per la prima volta da quando la conosco ho paura di farlo. Il confronto che mi aspetta, quello con il suo bel volto e i suoi occhi ma anche quello con le sue emozioni, non sarà semplice da gestire. Non dopo ciò che è accaduto ieri, quando ho definitivamente chiuso la mia storia con Janet Campbell.

Stringo forte le mascelle, ripensando al suo sguardo carico di disprezzo mentre tentavo di salvare il salvabile. Mi sono sentito in dovere di giustificare la mia scelta, ma non meritava che io lo facessi. Tutto ciò che è riuscita a dirmi è che se lo aspettava e che non aveva intenzione di rimanere accanto a un "morto vivente". A questa parola, le ho rifilato un'occhiata di fuoco e me ne sono andato, lasciandola sola nel freddo di un tardo pomeriggio autunnale. Non voglio più averci nulla a che fare.

Guido l'auto oltre l'uscita per Manchester e mi fermo a un distributore per fare benzina. Approfitto della pausa per raggiungere lo Starbucks poco distante e ordinare un caffè americano, bisognoso di destarmi dal torpore dei miei pensieri e di tentare di liberare la mente. Nella tasca interna del cappotto che indosso, all'altezza dello sterno, ho nascosto la bussola che Amelia Parker ha trovato dentro al baule nascosto nella baracca di mio padre, al mare. La stessa bussola che ogni volta che la guardo sembra puntare in direzione di lei. Non so per quale ragione io l'abbia portata con me, ma so che si tratta di una sorta di talismano che mi ricorda le parole di Mia quando ha detto che anche i meccanismi rotti trovano il loro modo di perdurare. In questo momento, quelle parole sono la mia ancora.

Afferro il contenitore del mio caffè bollente, pago e mi siedo su uno alti degli sgabelli accanto alle vetrate, dove il cielo è scuro e i passanti si affrettano con le braccia cariche di borse contenenti le loro compere domenicali.

La vibrazione di un messaggio mi desta per un istante dal sorseggiare il caffè. Pensando si tratti della risposta di Mia al mio saluto di stamattina, estraggo il cellulare dalla tasca dei jeans con un movimento veloce. Invece è Kevin.

Sarò a York mercoledì. Pranziamo insieme?

Sorrido e gli rispondo di sì, felice di rivederlo. Alla notizia che ho rotto con Janet Campbell prevedo farà i salti di gioia; anche se non me l'ha mai detto esplicitamente, non gli è mai andata a genio. Sto per riporre lo smartphone quando vibra di nuovo, e non posso evitare di sorridere di più quando noto che il messaggio è da parte di Mia. Contiene una foto in cui si vedono la sua mano che regge un romanzo e il davanzale della finestra della sua camera al Mary Hall, con allegata una breve descrizione.

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