18. Il lontano e il vicino

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Non stimare Lontano
quello che si può avere anche se in mezzo
si stende il Tramonto -
Né stimare Vicino
ciò che standoti a fianco è più
lontano del Sole

Emily Dickinson

14 settembre 2019

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14 settembre 2019

«Non prendere alla lettera le parole di tuo padre, Mia».

Alzo lo sguardo dalla tazza di caffè che sto stringendo tra le mani per spostarlo sugli occhi di mia madre.

«Sai che a volte esagera» continua, aggiungendo un'altra giustificazione alle cinquanta appena snocciolate.

Avverto le mani tremarmi. Sono convulsamente ancorate alla ceramica della tazza, come se il mio tentativo di aggrapparmi a quell'oggetto potesse garantirmi un biglietto di sola andata per lo spegnimento della mia rabbia. Che invece non raggiungerò, soprattutto se continua a difendere mio padre.

«Sono stanca» mormoro, con la voce roca che ho da quando mi sono alzata, abbassando di scatto gli occhi sul bollente liquido color nocciola all'interno della mia tazza.

«Come dici, cara?».

«Sono stanca del suo comportamento con me».

La mano di mia madre precipita ad agguantarmi un polso. «Mia, guardami».

Scuoto il capo, ancora con le iridi immobili sulla superficie del caffè che ora si increspa in deboli onde circolari a causa del tremore della mia mano a contatto con quella di mia madre. Mi obbligo a seguire con lo sguardo quel moto perpetuo mentre sussurro: «No».

«Oh, non possiamo andare avanti così» alza la voce lei, staccando la sua mano dal mio polso, «con te che ti ostini a non parlarci e lui che inevitabilmente esplode e si altera».

«Non lo definirei alterarsi» sbotto, allontanando la tazza. Nel farlo, spargo sul tavolo i biscotti con le gocce di cioccolato che Lily aveva saggiamente impilato accanto al mio tovagliolo, poco prima che nostra madre le chiedesse di uscire dalla cucina per potermi parlare. Ho perso la fame.

«Lui vuole solo capirti, Mia».

Abbasso le mani tra le gambe e le stringo in un unico pugno. «È un po' tardi per farlo».

Non ho mai sfidato mia madre così, e lei lo sa, perché commenta: «Devi essere davvero arrabbiata se finalmente tiri fuori un po' di carattere».

«Allora è questo che volete?» la sfido, alzando finalmente gli occhi su di lei. «Che io diventi diretta, anche quando le parole uccidono, come lo siete voi? Questo volete?».

I suoi mi osservano guardinghi. Sembra indecisa su cosa dirmi. Indecisa perché non sa come comportarsi con me, cosa che mi ha ripetuto ormai un'infinità di volte, quando mi chiudo nel mio mutismo causato dal fatto che loro si ostinano a non volermi capire. Forse perché non possono capirmi.

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