46. La forza e la debolezza

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Non scoprire la Debolezza
è l'artificio della Forza.

Emily Dickinson

7 dicembre 2019

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7 dicembre 2019

«Due cioccolate calde per voi». Il cameriere che si accosta al nostro tavolo ha una folta zazzera di capelli color carota, che gli ricadono in lunghi ciuffi sopra gli occhi mentre si china ad appoggiare di fronte a noi due bollenti bicchieri di spessa carta nocciola decorata da disegni di renne e rami d'agrifoglio, con al centro il simbolo verde scuro di Starbucks.

«Grazie» risponde Amelia, gentile, rivolgendo al ragazzo un sorriso di cortesia. «E grazie per il servizio al tavolo».

«Non c'è di che» replica lui, lasciando lo scontrino con il conto sopra la superficie di vetro nero del tavolo, per poi tornare alla cassa.

Gli occhi scuri di Mia, in cui la terra gioca a nascondino con gli sprazzi di luce che il timido sole invernale proveniente dall'esterno dell'ampia vetrata cerca di far giungere ai nostri volti, si spostano a cercare i miei, rimanendone poi catturati.

«Non sono geloso» affermo scuotendo il capo, cercando di scacciare dalla mente il ricordo del cameriere che sorride alla mia ragazza e quello più lontano di Carter Williams che ci prova sfacciatamente con lei.

«Anche se lo fossi, non puoi esserlo di tutti gli uomini che incontro» sorride Amelia Parker, «altrimenti un giorno scoppierai».

Abbasso lo sguardo e lascio che le mie labbra si pieghino in un sorriso nervoso. «Già» mormoro, afferrando il cartone contenente la mia cioccolata calda e avvicinandomelo. Non voglio pensare al fatto che non potrei mai arrivare a vivere quel giorno.

Una mano di Mia, bianca come la neve prevista in città tra qualche giorno, si appoggia sulla mia e la stringe appena. «Matt» mi chiama, obbligandomi a sollevare ancora una volta gli occhi nei suoi. «Ricorda che per me esisti solo tu».

Rilascio lentamente il respiro che stavo trattenendo e che minacciava di incastrarsi tra le mie viscere fino a spillare tutto il sangue trattenuto dai capillari. «È una delle mie poche certezze» sorrido, alzando il bicchiere di Starbucks per farlo scontrare con quello di Mia. «Ora godiamoci un po' di calore».

Finché sorseggiamo le nostre bevande bollenti, la mia attenzione è rapita dalla presenza di Amelia Parker al mio fianco, nel suo elegante cappotto nero, e dal gioco delle nuvole scure con i raggi di sole in cielo, all'esterno del locale. La luce sta diminuendo, mentre la sera si avvicina.

C'è grande fermento in città, in questo sabato pomeriggio: la maggior parte dei passanti si starà affrettando in direzione di qualche negozio o del centro commerciale più vicino per l'acquisto dei regali di Natale. Nonostante manchino ancora due settimane al grande evento, l'aria natalizia ha rapito Manchester già da giorni: ghirlande di agrifoglio, sagome di Babbo Natale, renne gonfiabili e festoni colorati decorano le vetrine dei negozi, luccicanti luminarie pendono appese tra i lampioni sopra le strade, lunghe file di lampadine rivestono gli alberi spogli e festose canzoni di Natale emesse dagli altoparlanti o all'interno dei negozi cercano di far scordare agli abitanti della città e ai turisti di passaggio il freddo dell'aria invernale.

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