33. Il dubbio e il tradimento

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Quando all'ago convenuto
il Marinaio in Dubbio si rivolge -
Sarà sempre troppo presto
per chiedersi cosa significhi il Tradimento

Emily Dickinson, 1864

 Quando rientro nella stanza spoglia ma luminosa che hanno assegnato ad Amelia qui al Mary Hall, la trovo in piedi e appoggiata con le mani al cornicione del davanzale, come se potesse usarlo da sostegno per prepararsi a spiccare il volo oltre la ...

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Quando rientro nella stanza spoglia ma luminosa che hanno assegnato ad Amelia qui al Mary Hall, la trovo in piedi e appoggiata con le mani al cornicione del davanzale, come se potesse usarlo da sostegno per prepararsi a spiccare il volo oltre la finestra. I vetri chiusi le impediscono di esaudire il suo desiderio, quanto il tumore che le si annida in corpo non le consente più di vivere con la serenità di dieci giorni fa. Eppure sarebbe bellissima, in volo.

Deglutisco un grumo di saliva, reduce della commozione seguita alle parole di Abram Parker e confuso dal pensiero che ho appena elaborato su Mia, poi mi tolgo la giacca e la appoggio sulla sedia dove fino a poco fa era seduta lei.

«Oggi non lavori?».

Alzo gli occhi. Amelia Parker è ancora ferma nella stessa posizione di prima e non accenna al minimo movimento. La sua veste, immobile e immacolata, le si adatta alle forme, giocando con le linee dolci del suo corpo. La risalgo lentamente con lo sguardo, per poi posarlo sulle sue mani sopra il marmo del davanzale, sui nervi tesi delle sue braccia magre, sui lunghi capelli castani accompagnati oltre la spalla, e infine sul profilo del suo viso, che scruta l'orizzonte oltre il vetro, forse studiando una possibile scappatoia dal destino che la sovrasta.

«No» rispondo, sincero, anche se sono trascorsi parecchi secondi dalla sua domanda. Me ne prendo ancora mentre mi appoggio alla pediera del letto e sfioro con le dita delle mani la plastica dura dei sostegni, per osservarla da lontano, per studiare il modo migliore di alleggerire il fardello che si porta appresso. Il mio stesso fardello.

«Manchester è lontana».

La stessa cosa che mi ha scritto per messaggio, ricordo, aggrottando la fronte. Teme forse di non potermi più rivedere? O si tratta della lontananza della sua famiglia?

«Tuo padre mi ha detto che troverà il modo di rimare qui accanto a te» rispondo, anche se la mia voce si incrina, testimone delle emozioni che fanno a pugni al centro del mio petto per comandarmi e imprigionarmi al loro volere.

Mia scuote il capo. Nel farlo, i lunghi capelli scivolano oltre la sua clavicola e si srotolano alle sue spalle, invadendo di buio il biancore della sua veste.

«Non preoccuparti di questo» mi sento di aggiungere.

Lei sposta una mano dal davanzale e se la porta al viso, nascondendomene il profilo alla vista. Quando scosta un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, gli altri danzano sulla sua schiena, disegnando onde nere in quel mare bianco.

Le mani mi prudono per il desiderio di stringerla a me.

«Non potrà più passeggiare a piedi nudi per la brughiera, non tornerò a scavare per il progetto, sarò bloccata qui... è come se tutto mi preoccupasse, e allo stesso tempo niente lo facesse» bisbiglia Amelia, la voce rotta dal pianto soffocato.

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