19. L'incanto e la rimembranza

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La fine dell'Estate è delizia
frenata dalla Rimembranza -
È rivelata rivisitazione dell'Estasi -
Assemblea d'Incanto

Emily Dickinson, 1876

23 settembre 2019 - Equinozio d'autunno

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23 settembre 2019 - Equinozio d'autunno

«Lo sai che i Celti, invece di celebrare la luce, oggi celebrano l'oscurità?».

Aggrotto la fronte, mentre incastro tra loro due fili di paglia. «I Celti, davvero?».

«Sì» mi risponde Matthew Ward, oltre gli auricolari che ho indossato e attaccato al cellulare per essere più comoda nel lavoro che sto facendo. «L'equinozio d'autunno corrisponde per loro alla prima Festività dell'Oscurità. E in questo giorno loro celebrano la separazione».

«Separazione?» ripeto, sistemando la cuffietta nell'orecchio sinistro prima di incastrare i fili di paglia intrecciati alle altre spighe pronte che mia sorella mi ha portato poco fa.

«Separazione tra due innamorati, o tra madre e figlia» spiega Matthew. «Ho sempre trovato molto curioso che proprio loro, poi, abbiano portato avanti la tradizione della festa per l'Harvest Moon».

Faccio un piccolo sorriso, prima di lasciare andare la paglia e di sgranchirmi i polsi e le dita, doloranti per le ore di lavoro. «La festa del raccolto» mormoro.

Davanti a me, al centro della stalla, c'è la bambola di grano che sto realizzando per la festa del raccolto: tradizione dei paesi Anglosassosoni per l'equinozio d'autunno, celebra l'ultimo raccolto estivo prima dell'arrivo dell'inverno.

«Indovina cosa sto facendo» dico con un sorriso che Matthew Ward non può vedere, mentre ripulisco il ripiano del tavolo dalla paglia e le spighe in eccesso, giudicando il mio operato.

«Mi dai un indizio?». Il suo sorriso, invece, lo distinguo chiaramente, nonostante le miglia che ci separano. Ogni volta che riesco a leggerlo nel suo tono di voce, in quell'esitare che è anche un accogliere, mi sento più vicina che mai a lui.

«Centra con l'Harvest Moon» rispondo, afferrando le forbici e le pinze e andando a riporle sopra il banco degli attrezzi da lavoro di mio padre, dall'altro lato della stalla.

Mentre attendo una risposta da parte di Matthew, mi passo il dorso della mano destra sulla fronte sudata, specchiandomi distrattamente sul finestrino del trattore accanto a cui sto passando: sono conciata davvero male. I capelli escono da tutte le parti della crocchia, arruffati e crespi per il sudore, e la pelle del volto e delle braccia è sporca di polvere e terra.

«Stai cuocendo la cera per fare una candela».

Un'espressione stupita mi occupa il volto, facendomi sorridere al mio riflesso sul vetro. «No, perché dovrei farlo?».

Un grosso respiro di Matthew, dall'altro lato, fa tornare i brividi che avverto ogni qual volta mi rendo conto di quanto anche la sua presenza non fisica sia prepotente, in me.

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