1. Il mare e la terra

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Accolto nella Terra, e fuori dalla storia -
Accolto da quell'estranea fama -
quella solitaria gloria
che non ha presagio qui -
ma Venerazione

Emily Dickinson, 1876

Emily Dickinson, 1876

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1 agosto 2019

Sono i polsi a dolermi mentre batto il martello sull'ultimo chiodo, dando alcuni colpi per fissarlo perfettamente nella tavola di legno di pino che ha sostituito la vecchia insegna di latta accanto alla buca delle lettere. Fattoria Parker, dice la scritta a caratteri cubitali che Lily ha dipinto ieri pomeriggio. Sicuramente è meno triste della precedente, ormai ingrigita dagli anni e rovinata dalle intemperie.

«Ce l'hai fatta!».

Mi volto e i miei occhi incontrano quelli chiari di Abram Parker, che mi osserva con cipiglio di rimprovero mentre mi massaggio i polsi doloranti.

«Dovresti fare un po' di palestra per quelle braccia esili» dice, indicandole con una mano mentre con l'altra si riappropria del martello. Si volta a osservare il risultato del mio pomeriggio di sforzi, squadrandolo con occhio critico da esperto. L'aria proveniente dal mare gli scompiglia i capelli brizzolati, mentre afferma: «Tutto sommato, un buon lavoro».

«Allora posso considerarmi congedata, fattore Parker?» domando, strappandogli un sorriso.

«Vai, va'! E non tornare tardi, tua madre fa lo stufato».

Lascio un veloce bacio sulla guancia di mio padre, che si finge disgustato dalle mie smancerie e si volta dall'altro lato, poi ripongo gli attrezzi nella cassetta. «Non ti accorgerai neppure che me ne sono andata».

In realtà, una parte di verità nelle mie parole c'è: con il mio frequente vagabondare ho aumentato l'andatura, tant'è che macino molte più miglia di una volta in molto meno tempo rispetto a quello che ero solita impiegare. Forse è per questo che un'ora dopo, quando mi ritrovo dinnanzi ad un bivio segnato da un cartello ormai penzolante sul quale la scritta è scrostata e illeggibile, decido di avventurarmi in direzione della costa prendendo un sentiero laterale che non ho mai percorso prima d'ora.

Uno degli aspetti che più preferisco delle mie lunghe passeggiate in solitaria è il contatto con il nuovo, con lo sconosciuto, con l'inusuale: dà una carica indescrivibile, elettrizza l'animo, scombussola il cuore.

Proseguo lungo lo stretto sentiero immerso nella brughiera dello Yorkshire, la nostra moorland, verde e rigogliosa. Accarezzo un paio di pecore solitarie che brucano accanto a un'altra insegna distrutta dal tempo, e dopo un paio di miglia mi lascio alle spalle la brughiera mentre il sentiero inizia a scendere verso la costa. Tira un vento leggero, che mi accarezza il corpo e dà sollievo alla pelle scottata dal sole. Mi sposto una ciocca di capelli dal viso, accompagnandola dietro l'orecchio con fare distratto.

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