4. La speranza e la sofferenza

310 44 359
                                    

Non sono avvezza alla Speranza,
che potrebbe intromettersi -
La sua dolce sfilata - profanerebbe il luogo
consacrato alla Sofferenza

Emily Dickinson, 1862

Emily Dickinson, 1862

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

4 agosto 2019

Non appena usciamo dalla piccola chiesa del villaggio, in cui spesso la domenica i miei genitori mi trascinano con loro per partecipare alla messa, respiro a pieni polmoni l'aria pulita e frizzante di questo mattino soleggiato. Dopo il temporale di ieri, che è perdurato fino a notte inoltrata, le nuvole hanno abbandonato il cielo, ora terso e di un azzurro indefinibile, talmente intenso che sembra di poterlo toccare per colorarcisi le dita.

«Mia, vieni?» mi chiama Lily.

«Sì».

Seguo mia sorella sino alla staccionata che separa il cortile della chiesa dalla strada, dove il pick-up di Abram Parker è parcheggiato. Dal pascolo oltre la carreggiata provengono i belati delle pecore e l'abbaiare dei cani del pastore Peter Johnson, uno dei migliori amici di mio padre.

«Amelia, torni con noi?» mi chiede mio padre, appoggiato con una spalla all'auto.

«No, torno a piedi».

«Fai attenzione» si raccomanda mio padre, aprendo la portiera sul retro per far entrare Lily, che mi sorride scuotendo la testa di folti capelli dorati.

Agito una mano in aria per salutarli, mentre partono per tornare a casa. Io, invece, mi volto e percorro nuovamente il cortile di fronte alla chiesa. Il piccolo edificio di pietra in stile tardo-gotico getta un'ombra scura sul terreno, che attraverso velocemente per raggiungere il sentiero che conduce alla brughiera.

Si tratta di uno dei miei sentieri preferiti, quello che dalla chiesa del villaggio conduce alle scogliere: una stretta stradina che attraversa la brughiera a est di Grosmont, incrociando alcuni pascoli e aree boschive.

Evitando alcune pozzanghere per non inzaccherare gli stivaletti, indossati perché a messa scalza non posso certo andarci, supero il pino che sancisce il termine della proprietà della chiesa e sollevo gli occhi in direzione della brughiera.

Un grande sorriso si fa strada sul mio viso mentre lascio spaziare lo sguardo da una parte all'altra del paesaggio incontaminato che mi ritrovo di fronte: la distesa di erica è baciata dal sole, alto nel cielo, e il viola incontra l'azzurro all'orizzonte, netto e deciso.

Avanzo fin sopra una collina da cui è possibile vedere il sentiero che prosegue serpeggiante tagliando il cuore della brughiera del North Yorkshire. Mi fermo per qualche istante con il cuore gonfio di emozione: i miei occhi si appigliano ad ogni dettaglio del paesaggio, scandagliandolo in lungo e in largo, mentre il vento proveniente dal mare dal Nord mi attorciglia i capelli e li invita a danzare.

Un senso di profonda pace, speranza e serenità mi provocano brividi che salgono dai piedi, raggiungono il cuore, si inerpicano fino alla testa lungo la spina dorsale e poi ridiscendono. Sembra che nessuna sofferenza possa raggiungermi, qui.

Fame di vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora