Amelia "Mia" Parker è un'inguaribile sognatrice che abita con la sua famiglia in una fattoria poco distante dalle coste della Gran Bretagna, a nord di York. Amelia ama leggere, scattare foto e, soprattutto, ama camminare. Le lunghe passeggiate lungo...
Il Desiderio, forse, è il Dono che nessun altro Dono può soddisfare
Emily Dickinson, 1872
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3 dicembre 2019
Il caffè nel bicchiere di carta che ho preso al distributore automatico mezz'ora fa è ormai gelido, ma lo sorseggio comunque finché scorro con gli occhi il discorso per la riunione di domani che ho terminato di scrivere durante questo lungo pomeriggio. I miei occhi si impigliano stanchi sulle parole, ignorando le righe meno importanti e tralasciando i dettagli, ma quando mi rendo conto che sto leggendo con totale mancanza di attenzione solo la fine delle frasi, distolgo lo sguardo dalla cartellina e lo alzo sulla porta finestra di fronte alla mia scrivania, oltre la quale la notte ha rapito la periferia di Manchester. Sospirando, mi appoggio allo schienale della sedia girevole e giro il collo un paio di volte per aiutare i muscoli indolenziti a distendersi dopo aver trascorso un'intera giornata seduto chino su pratiche e scartoffie varie. Sono solo due giorni che lavoro a pieno regime per quest'azienda, eppure mi hanno già inserito nella sua realtà come un lavoratore esperto.
«Giornata pesante?».
Alzo gli occhi sullo stipite della porta, incontrando quelli scuri di Paul Newman. Paul è un uomo di trentacinque anni che lavora per l'azienda da quando ne aveva venticinque - il più giovane dipendente mai assunto prima di me, che ha scalato i ranghi fino a diventare una delle figure di maggior spicco. I parametri con i quali viene selezionato il personale sono molto restrittivi, motivo per il quale devo sentirmi onorato di aver ottenuto la borsa e di aver superato eccellentemente il colloquio di lunedì, tenuto proprio da Paul.
Accenno un sorriso. «Diciamo di sì» rispondo, sollevando il bicchiere di caffè quasi vuoto, «ma sono certo che ne vedrò di peggiori».
«Posso assicurartelo» replica Paul, avvicinandosi alla scrivania. I suoi capelli biondi a spazzola accolgono la luce della lampada appesa alla parete, mentre il completo gessato che indossa fruscia finché arriva accanto a me. «Tutto pronto per domani?» mi chiede, accennando con il capo ai fogli.
Annuisco, facendoli scivolare nella sua direzione. «Ecco».
Mentre Paul legge il frutto del lavoro delle ultime ore, termino di bere il caffè freddo e mi alzo per gettare nel cestino il bicchierino vuoto. Un giramento di testa mi fa perdere l'equilibrio per un istante, ma lo riacquisto prima che il mio collega possa rendersene conto. Voltandomi noto che è ancora assorto nella lettura, così ne approfitto per avvicinarmi alla porta finestra e abbassare la maniglia per scostare l'anta destra di qualche centimetro. L'aria gelida di dicembre proveniente dall'esterno mi punge la pelle del viso e delle mani, facendomi pizzicare le labbra. Mi sistemo meglio il collo del maglione, per essere certo di non rischiare un'influenza, poi faccio un respiro profondo, permettendo ai polmoni di cibarsi di aria diversa da quella viziata e riciclata all'interno della stanza.