6. La sabbia e l'argento

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Un ovunque d'Argento
con funi di Sabbia -
Per trattenerlo dal cancellare
la traccia chiamata Terra

Emily Dickinson, 1864

Emily Dickinson, 1864

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6 agosto 2019

Un timido brivido si insinua al di sotto della mia camicetta azzurra, scivolando lungo le vertebre e risalendomi poi i nervi. Mi scopro elettrizzata per quello che potrebbe succedere, per ciò che potrei scoprire, parlando con lui: lui che è un'anima ricca, potente e tutta da ascoltare.

I miei piedi nudi macinano velocemente la distanza che mi separa dall'incrocio sul sentiero principale che conduce a Robin Hood's Bay. Mentre mi perdo con lo sguardo sulla brughiera scarlatta, noto il profilo di una persona avvicinarsi in lontananza. Capisco che è lui prima ancora di chiedermi di chi possa trattarsi: ha un modo di camminare deciso, sicuro, come se sapesse esattamente cosa vuole e come può ottenerla.

Sorrido, accelerando il passo. Ancora una volta avverto il mio cuore aumentare il ritmo dei battiti, e non è per lo sforzo fisico a cui lo sto sottoponendo.

Arriviamo a pochi passi l'uno dall'altra in un tempo così breve che la sensazione che ho è che alcuni secondi si siano annullati, per permettermi di giungere qui in questo preciso istante.

«Ciao» mi saluta Matthew, abbinandoci quel sorriso che sembra intrappolare il sole dorato del pomeriggio.

«Ciao» rispondo in un sussurro. Rabbrividisco dinnanzi all'impeto che leggo nelle sue iridi, mentre lascia scorrere lo sguardo sulla mia figura e lo concentra sul mio viso.

Oggi è interamente vestito di nero. I capelli corvini si uniscono ai miei in una danza accompagnata dal vento, finché ci scrutiamo a vicenda.

«Come stai?» mi domanda Matthew.

«Elettrizzata all'idea di rivedere la baia. Il mare del Nord sembra cambiare aspetto a seconda del posto dal quale lo vedi».

«Questa è l'ora dell'argento, lo sai?».

Aggrotto la fronte. «L'ora dell'argento?».

«Vieni, lo vedrai da te».

Ci incamminiamo lungo il sentiero che solo qualche giorno fa ho percorso prima in solitaria e poi con lui, attraverso la brughiera d'erica che giunge fino al mare. Il profumo dei fiori mi inebria i sensi, mescolandosi a quello di Matthew, che non ho dimenticato: bucato, salsedine e resina.

«Tu come stai?» chiedo, facendomi coraggio, perché ho già capito che lui farà di tutto per mettermi a mio agio e anche per rispettare i miei silenzi.

Sbircio nella sua direzione. Il suo volto si incupisce appena, prima di tornare limpido come un cielo senza nuvole. «Ho solo voglia di respirare e sorridere».

Nel suo tono, la sofferenza velata dell'altro giorno mi fa abbassare lo sguardo. Cerco le parole giuste da affidargli, anche se sono difficili da trovare.

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