52. Lo spirito e la polvere

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La Morte è un Dialogo
fra lo Spirito e la Polvere -
"Dissolviti" dice la Morte, lo Spirito
"Mia Signora, io ho un'altra Fede".

Emily Dickinson

 Mi alzo dal divano di scatto come una molla, anche se io sono una molla malferma rispetto al suo centro di equilibrio

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Mi alzo dal divano di scatto come una molla, anche se io sono una molla malferma rispetto al suo centro di equilibrio. Le gambe sono dure come marmo a causa della tensione che mi irrigidisce gli arti, ma mi obbligo a muovere i due passi che mi separano dal cellulare caduto a terra e lo porto all'orecchio. «Quando potrò vederla?» chiedo bruscamente all'operatrice del Mary Hall, senza prestare attenzione a ciò che ancora sta dicendo.

«Come ti ho già detto, non ne ho idea» mi risponde lei, in tono evidentemente infastidito dal fatto che non ho ascoltato niente finora.

Rimango immobile al centro della sala, ad ascoltare i rumori dell'ospedale dall'altro lato della telefonata come se potessi divenire minuscolo, entrarvi dentro e farmi teletrasportare direttamente lì, per poi volare fino alla camera di Amelia Parker. Fisso un punto impreciso sul muro scrostato di fronte a me, figurandomi il mantello nero della morte che mi scruta da ogni angolo di un appartamento che sembra diventare più angusto ad ogni secondo che passa.

«...presto».

Scuoto piano il capo, destandomi dai miei lugubri pensieri. «Che cosa, scusi?».

Hellen, chiaramente contrariata dalla mia mancanza di attenzione, emette un sonoro sospiro. «Mi farò sentire presto». Poi la chiamata viene interrotta.

Deglutendo a vuoto per la mancanza di saliva, getto il cellulare sopra il divano e mi prendo la testa tra le mani. Stringo forte le ciocche di lunghi ciuffi neri, che dovrei seriamente decidere di accorciare, e mi chiedo per quanto ancora io e Mia giocheremo a chi fa spaventare di più l'altro in queste due diverse battaglie con la morte. Mi lascio cadere nuovamente sul divano, sopra i cuscini, e chiudo gli occhi stringendo forte le palpebre. L'idea di sapere lo spirito di Mia in balia del nulla che la attende nel pre-morte, mentre il coma farmacologico la tiene lontana dalla realtà presente, la rende così distante da me che una forte paura mi assale. La paura di essere sul punto di perderla.

Salgo nuovamente in piedi, consapevole che non posso crogiolarmi in quei pensieri negativi, non finché non è detta l'ultima parola. Devo essere forte per entrambi, e soprattutto devo esserle accanto in un momento così delicato, perché lei lo ha sempre fatto con me. Quindi andrò a trovarla, anche se non mi permetteranno di vederla.

Raggiungo la camera, apro l'anta destra dell'armadio e afferro il primo maglione che trovo. Apro il cassetto e pesco un paio di jeans e uno di calzini, poi mi affretto in direzione del bagno per farmi una doccia veloce e cambiarmi. La fretta rende scattosi i miei movimenti e la preoccupazione tiene i miei muscoli tesi come corde di violino. Mentre mi infilo sotto il getto d'acqua calda, dentro il box doccia, penso che con Mia sto provando per la prima volta la stessa paura avuta con mia madre prima che morisse. La paura di restare solo ad affrontare il buio che mi attende.

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