Amelia "Mia" Parker è un'inguaribile sognatrice che abita con la sua famiglia in una fattoria poco distante dalle coste della Gran Bretagna, a nord di York. Amelia ama leggere, scattare foto e, soprattutto, ama camminare. Le lunghe passeggiate lungo...
Che sia l'Oscurità a cambiare - O qualcosa nella vista che si adatta alla Mezzanotte - E la Vita s'incammina quasi diritta
Emily Dickinson, 1862
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10 agosto 2019 – Notte di San Lorenzo
Rido piano mentre osservo Lily che si impegna a caricare la sacca con tutto l'occorrente per la nostra serata: fazzoletti, igienizzante per le mani, accendino, caramelle, marshmallow in sacchetto, binocoli, succo di frutta.
«Non stiamo andando in spedizione dall'altra parte del paese» la prendo in giro, mentre chiude la cerniera della sacca, «ma sul prato qui fuori!».
«Lo so» ribatte la mia sorellina, «ma è come se lo fosse».
Un tenero sorriso mi spunta in volto, mentre lei afferra la torcia con una mano e l'astrolabio con l'altra. «Andiamo?» mi chiede, gli occhi che brillano di una luce così bella e pura che mi chiedo quando io l'abbia persa, negli anni, e per quale assurdo motivo.
«Certo» rispondo, seguendola fuori dalla piccola cucina e intercettando lo sguardo di mia madre, seduta sul divano in sala. «Ciao, mamma, noi usciamo».
«Mi raccomando, riportala a casa entro un paio d'ore. E prendete una delle coperte che ci sono in baracca!».
Alzo gli occhi al cielo. «Sì, mamma» rispondo, obbediente, spingendo Lily verso la porta d'ingresso. «Buon film».
«Buone stelle».
A quella parola, l'euforia che si era fatta strada nel mio petto nel pomeriggio torna, prepotente, ad occupare tutto lo spazio fisico disponibile del mio cuore: questa è la notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti. La notte delle lacrime di luce che piovono dal cielo.
Una notte da fermare nel tempo, direbbe Matthew Ward, che stamattina ha postato sul suo profilo Instagram una foto della notte di San Lorenzo dell'anno scorso, con una citazione a proposito dell'oscurità che cattura la luce.
Io e Lily oltrepassiamo la porta d'ingresso ma, prima di chiudermela alle spalle, un pensiero improvviso blocca i miei movimenti. «Lily, aspettami, arrivo subito».
Torno in casa e salgo in camera velocemente, prima che mia madre mi chieda per quale motivo io sia rientrata, e afferro il telefono che avevo lasciato sopra la cassapanca. Controllo il livello batteria: sufficiente per ciò che vorrei fare.
Le iridi di mare di Matthew Ward occupano l'anticamera del mio cervello mentre infilo l'apparecchio nella tasca posteriore degli shorts di jeans che indosso e mi affretto ad aprire il guardaroba, per cercare quella scatola da scarpe nera con le righe azzurre che ho dipinto e poi riposto qui non molto tempo fa. La trovo sotto una pila di felpe e la tiro fuori lentamente, per evitarmi la perdita di tempo di dover riordinare anche i vestiti. La apro e sorrido: il piccolo cavalletto per cellulari che lo zio Richard mi ha portato a casa da Londra all'inizio dell'anno può finalmente tornarmi utile. Lo afferro, lo stringo tra le dita e sorrido ancora, mentre l'emozione violenta che mi aveva scosso poco fa torna a farsi sentire, insieme al desiderio di portare a termine l'idea che mi si è accesa in testa.