51. La vastità e la scelta

110 15 88
                                    

Uno più Uno fa Uno –
Due si finisca di usarlo,
va bene per la scuola
ma per la Scelta interiore
Vita soltanto o Morte o l'Eternità –
di più sarebbe troppo vasto per la Capacità dell'Anima.

Emily Dickinson

18 dicembre 2019

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

18 dicembre 2019

Allungo il braccio destro per afferrare la saliera posata sullo scaffale, facendo una smorfia per il dolore ai muscoli irrigiditi dalla mancanza di allenamento. Il dottor Jones mi ha imposto di non fare alcuno sforzo fisico non assolutamente necessario, perciò ho dovuto mettere da parte la mia idea di iscrivermi in una palestra qui a Manchester e optare invece per qualche sessione di stretching giornaliera che non impegni eccessivamente i miei neuroni impazziti.

«Hey, ci sei ancora?».

Sistemo gli auricolari infilati alle orecchie e annuisco, anche se Kevin Riordan non può vedermi. Ci separano più di tremila miglia, in questo momento: lui è in trasferta per lavoro a New York, e dice di essersi innamorato di Brooklyn al punto da non volerla più lasciare.

«Sì, ci sono» rispondo, per dare un qualche segno di vita.

La verità è che sto cercando il modo di dire al mio migliore amico che sto per morire. Solo che non esiste un modo per dirlo, va fatto e basta.

«Sei sicuro che vada tutto bene, fratello?» mi chiede Kevin, il cui tono si tramuta da scherzoso a preoccupato nell'arco di pochi secondi.

Mi mordo il labbro inferiore con i denti mentre getto una manciata di sale sulla carne e ci aggiungo dell'olio. Sposto la pentola sul fornello elettrico, seleziono la temperatura dal display accanto e poi mi appoggio all'isolotto della cucina, accanto a me. Continuo a non riuscire a trovare le parole giuste per dire a Kevin Riordan la verità sul mio aneurisma. Come si spiega a una delle persone che hai più care al mondo che sei braccato da un mostro che sta per apporre la parola fine alla tua esistenza?

«Matthew, so che c'è qualcosa che non mi stai dicendo» continua Kevin nel frattempo, mentre io ancora tento di capire quali frasi intrecciare tra loro perché la notizia faccia meno male. Il problema è che non ci sono vie traverse per far ingerire quel veleno: gli ingredienti sono gli stessi, a prescindere dall'ordine con cui li verso. La miscela alla fine rimarrà quella, e lo ferirà irreparabilmente, come ha già fatto in precedenza con mio padre.

«Hai ragione» replico, la voce rotta da un'emozione che è un nugolo di diverse sensazioni l'una sovrapposta all'altra. Tento di schiarirmela, ma i respiri si stritolano l'uno con l'altro e limitano il mio controllo sulle corde vocali. «C'è una cosa che avrei dovuto dirti da tempo».

Avverto la tensione anche a tremila e più miglia di distanza quando Kevin, trattenendo per un istante il respiro, mormora: «Di cosa si tratta, Matt?».

Fame di vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora