Fuggire all'Indietro per percepire
il Mare al nostro posto -
Fuggire in Avanti, per confrontarsi
col suo luccicante AbbraccioEmily Dickinson, 1864
15 agosto 2019
L'essere umano si aggrappa alle abitudini, perché il cervello è una macchina nata in modo tale da riuscire a catalogare, ordinare e controllare. Nel momento in cui quelle vengono stravolte, perché qualcosa interviene a rompere le catene e a gettare il caos laddove regnava l'ordine, è come se tutto si frammentasse. E il turbamento profondo che si avverte richiede uno sforzo notevole per essere accettato e superato.
È così che mi sono sentita stamattina, non appena ho aperto gli occhi e immediatamente ho pensato che oggi non potrò partecipare alla gita fuori porta che i miei genitori organizzano ogni anno a metà agosto - una tradizione portata avanti da una bisnonna italiana di mio padre che festeggiava il Ferragosto, a differenza del popolo inglese.
E non ho ancora trovato il modo di farglielo sapere.
In testa mi risuona la proposta di Matthew Ward avanzata in un roco sussurro qualche sera fa, al buio, sotto un tripudio di stelle: «Che ne dici se ti porto a Robin Hood's Bay?».
Deglutisco mentre gratto via dal piatto che ho tra le mani il grasso della carne che mio padre ha cucinato sulla griglia per pranzo. Abbiamo mangiato fuori sul prato, all'aria aperta, sotto un cielo terso in cui il sole sorrideva felice, incurante della tensione che avvertivo crescere dentro di me ad ogni minuto che passava.
Mia madre entra in cucina in quest'esatto momento, reggendo tra le braccia la cesta del pane e quella della frutta. Le appoggia sul tavolo, poi fa per uscire.
«Mamma» la chiamo, consapevole che non avrò un'altra occasione di poterle parlare da sola senza che mio padre inizi uno dei suoi interrogatori o che Lily scoppi a piangere perché vado via senza di lei.
«Dimmi, tesoro».
Sciacquo il piatto. Le mani stanno tremando, per quanto io mi sforzi di sembrare tranquilla.
«Oggi pomeriggio non posso venire con voi alle scogliere».
«Non puoi?». Il tono di mia madre non sembra arrabbiato, ma neppure sorpreso.
Mi volto verso di lei. «Vedi, c'è...» inizio, non sapendo bene come continuare.
Cosa devo dirle? Che ho conosciuto un ragazzo? Perché è questo che è successo. Non importa che lui sia più grande, che sia un giovane ricercatore da York e che abbia una vita lì. Non importa che lui tra un mese dovrà andarsene e tornare in città, dove probabilmente lo aspetta la sua ragazza. Non importa, perché... perché io l'ho conosciuto. E al momento questo è ciò che mi basta.
E ciò che mi fa sognare.
Inspiro profondamente e arrossisco sotto lo sguardo intenso di mia madre, che sorride. «C'è qualcuno» mormoro.
STAI LEGGENDO
Fame di vita
RomanceAmelia "Mia" Parker è un'inguaribile sognatrice che abita con la sua famiglia in una fattoria poco distante dalle coste della Gran Bretagna, a nord di York. Amelia ama leggere, scattare foto e, soprattutto, ama camminare. Le lunghe passeggiate lungo...