Capitolo 11: Amici

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Era venerdì, e come ogni pomeriggio mi stavo dirigendo verso la dimora dei Wolff, ormai diventata come una seconda casa. Sebbene all'inizio non fossi felice dell'idea di passare la maggior parte del mio tempo libero rinchiuso dentro quattro mura con Axel, ben presto essa divenne un'abitudine che non avrei dimenticato facilmente. La signora Wolff, che insisteva nel farsi chiamare Amanda, a volte sembrava trattare meglio me che il suo stesso figlio. Era solita sorridermi, usare dolci nomignoli e darmi consigli anche quando non né avevo bisogno. Se non l'avessi conosciuta bene avrei creduto che ci stesse provando. Axel da canto suo era leggermente più tollerante nei miei confronti. Continuava a prendersi gioco di me con battute squallide e doppi sensi, ma non sembrava essere più il bullo con cui avevo condiviso il tavolo da laboratorio quel lontano giorno. Era presto per dirlo, ma forse avrei anche potuto apprezzare la sua compagnia.

-Buonasera!-

Esclamai, una volta che la signora Wolff mi aprì la porta di casa, facendomi entrare

-James, mio caro! Sei arrivato giusto in tempo per assaggiare i miei deliziosi biscotti al cioccolato. Fai attenzione, scottano!-

Sebbene non avessi molta fame, la signora Wolff afferrò uno dei tanti biscotti di bell'aspetto, infilandomelo in bocca con noncuranza, come se stesse facendo un'azione quotidiana. Era vero, scottava, ma riuscivo comunque a sentire il buon sapore di quella delizia. Non c'erano dubbi, la signora Wolff era una cuoca nata!

-G-Grazie signora, ma adesso dovrei...-

-James, caro, prima di andare... ti ringrazio per ciò che stai facendo.-

-Uh? Io non...-

La donna abbassò affranta il viso, stringendo nel frattempo le mani in pugni, per poi avvicinarsi a me e stringermi in un abbraccio. Non era il solito abbraccio con cui mi dava prova della sua accoglienza, non era neanche l'abbraccio che dava al figlio quando esso mostrava un minimo di affetto nei suoi confronti. No, era un abbraccio diverso, qualcosa che non avevo mai avuto modo di provare. Quella donna... mi stava aprendo il suo cuore.

-Il mio Alex potrà anche essere un bel ragazzo, furbo, atletico... ma non ha mai avuto veri amici. Solo persone da cui sarebbe dovuto stare il più lontano possibile, persone che lo usavano soltanto per i loro sporchi fini, persone che non lo avevano mai considerato un amico. E poi... sei arrivato tu. Io non voglio spaventarti con queste parole, ma... ti ringrazio per quello che stai facendo, ti ringrazio per essere amico di mio figlio. So che è un ragazzo difficile, spesso scontroso o enigmatico, ma se riuscirai a far breccia nel suo cuore si mostrerà a te per quel che è veramente... sai, è raro vederlo sorridere di gioia. Ma quando sente il campanello suonare, sapendo che tu stai arrivando... non riesce a trattenere la propria gioia. E neanch'io, non più.-

-S-Signora Wolff...-

Sebbene le sue fossero belle parole, che mi riempivano di gioia, ero un po' spaventato dalla situazione che si stava creando. Io ed Axel ci eravamo frequentati spesso ultimamente, ma definire quella relazione come amicizia era un po' troppo. Ci sopportavamo appena, eravamo ancora lontani dal mio ideale personale di amicizia.

-Sai... quando parla di te diventa un'altra persona. È allegro, sorridente... ti ammira James, sei ciò che lui vuole diventare. Ammira la tua capacità di circondarti di amici, ammira la tua forza di volontà, la tua intelligenza, la tua vita agiata, tranquilla. Non è sempre stato così, un tempo era un bambino totalmente diverso. Sai James, io sono stata abbandonata di mio marito quando ero ancora incinta di mio figlio. I primi anni sono stati difficili, ma ho cercato di non far mancare nulla al mio bambino. Assomiglia tanto a Nelson, sai? Amo mio figlio, eppure quando lo guardo negli occhi non posso fare a meno di aver paura. E se diventerà come il padre? Farà i suoi stessi errori? Erano queste le domande che fino ad una settimana fa mi ponevo ogni giorno della mia vita. Col tuo arrivo ho ritrovato mio figlio, perciò James Black, so che ti chiedo tanto, ma... sii amico di mio figlio. Per sempre. Ho già perso un marito, non voglio perdere anche lui. È tutto ciò che ho, tutto. È la mia vita!-

Con le lacrime agli occhi, la signora Wolff lasciò la presa sul mio corpo, asciugandosi le gocce che scivolavano sul suo viso olivastro. Poi, tornando col suo solito sorriso sincero, la donna prese il vassoio di biscotti, ancora caldo, dirigendosi verso la camera del figlio.

-Forza James, il mio Alex odia aspettare. Proprio come il padre, sai?-

Seguii la donna verso la stanza di Axel, entrando e chiudendo la porta alle mie spalle. Senza dire nulla, la signora Wolff poggiò il vassoio sulla scrivania del figlio, per poi uscire dalla stanza. Vedendomi, Axel abbozzò un sorriso compiaciuto, per poi lamentarsi del mio enorme ritardo.

-Ehi, stavi sorridendo? Non sarai mica felice di vedermi?-

-Uh? I-I-Io... perché non fai questa dannata relazione invece di dire cazzate?!-

Col viso rosso quanto il suo ciuffo, Axel distolse lo sguardo verso l'alto, come per nascondere il suo evidente imbarazzo. Ridacchiando sotto i baffi che non avevo, mi sedetti al suo fianco, osservando i risultati della nostra piantina. Si potevano intravedere già le prime foglioline!

-Sai... Victoria ha ragione. Questa piantina è come un bambino, e noi siamo i suoi genitori. È... strano, ma mi sono affezionato. Ad una stupida pianta, già.-

-Quindi siamo dei ragazzi padri?-

-Uhm, beh... io sono fidanzato, tu non...-

-L'altro giorno io e Rachel Brooks abbiamo flirtato! Tutto è iniziato quando le ho offerto una tazza di thè, e...-

-Già, non hai la ragazza. Prevedibile.-

-Fottiti!-

-Oh, non prendertela sfigato! Non tutti possono essere carini e popolari come il sottoscritto...-

Col petto gonfio, Axel afferrò un biscotto, gettandoselo velocemente in bocca. Improvvisamente balzò dal letto, con la lingua fuori dalla bocca, scottata. Difronte quella scena non potei fare a meno che ridere di gusto, subendo poi una raffica di imprecazioni ed insulti.

-Ehi Ciuffo Rosso... noi due siamo amici?-

-P-Perché me lo chiedi? C-Cioé, non sto dicendo di no, ma... è una domanda stupida.-

-Sei un bravo ragazzo Axel, davvero.-

-Dì un po', sfigato... non ci starai mica provando?-

-Uh?! C-Che ti salta in mente?! No!-

-Stavo scherzando amico, stavo scherzando...-

Amici... era quello che eravamo.

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