Solo... ero rimasto solo, completamente solo. Stavo ormai contando i giorni che erano passati da quelle fatidiche parole, finendo per perdere il conto. Giovedì, venerdì, sabato, domenica... era da molto che non mettevo piede nella Thompson High School. Mi ero dato malato, e oltre i miei genitori e mia sorella Adriana, a nessuno sembrava importare di come mi sentissi. In realtà Axel aveva provato più volte a contattarmi, forse per spiegarmi la vera storia dietro quel fatidico incidente, ma ormai mi importava poco. Anche se l'avessi saputo... che sarebbe cambiato? Mi avevano abbandonato, avevano dato prova che avessi ragione fin dall'inizio. Non eravamo amici, ci conoscevamo da troppo poco tempo. Avevo sbagliato, avevo fatto il passo più lungo della gamba. Avevo ricommesso quell'errore, lo stesso che avevo giurato di evitare, qualunque cosa succedesse. Avevo fallito, di nuovo. Mi sarebbe toccato rimanere lì, su quel letto fino alla fatidica chiamata, che costringeva papà a cambiare nuovamente sede. Era la prima volta che desideravo udire lo squillare del telefono di casa.
-Tesoro, sei sicuro di non voler andare a scuola oggi?-
Chiese mia madre, appoggiandosi alla porta.
-Che... che giorno è oggi?-
Chiesi, mentre osservavo il tetto della mia camera con sguardo vacuo ed annoiato.
-È lunedì, tesoro. La settimana è appena iniziata.-
-Lunedì...-
Senza pronunciare altro, mi alzai dal letto e uscii dalla stanza, senza curarmi delle domande che mi stava ponendo. Mi chiusi in bagno e dopo aver dato una lavata al viso, osservai il mio riflesso nello specchio.
-Lunedì... è già passata una settimana. È il momento di agire, vero James?-
Sorrisi, per poi prepararmi per il nuovo giorno. Non risposi alle domande di Adriana, più felice di una pasqua, e neanche a quelle di papà, fiero del fatto che fossi rinato dalle mie ceneri, proprio come una fenice. L'unica cosa che volevo quella mattina era dare una svolta alla situazione. Se loro non avevano fatto nulla, sarei entrato allora io in scena. Ero disposto a fare di tutto per riavere i miei amici. Esatto, forse loro non mi definivano più tale, ma per me era impossibile non vederli sotto quella luce. Li amavo, forse era uno sbaglio, ma non potevo negare i miei sentimenti.
-Eccoci qui, buona giornata.-
Dopo averci fatto scendere dall'auto, papà andò via, lasciando me ed Adriana difronte l'imponente Thompson High School. In quella settimana non era cambiata per nulla, e infondo me lo aspettavo.
-La gente mi fissa, non è vero? Si staranno chiedendo perché sono scomparso per una settimana intera...-
-Sono solo degli stupidi, James! Lasciali spettegolare, l'importante è che tu sia tornato.-
Esclamò Adriana, pronta a difendermi da ogni pericolo. Per diciassette anni ero stato io a difenderla, probabilmente adesso si sentiva in dovere di ricambiare il favore.
-Non importa, davvero... comunque aspettami qui, okay?-
-Ma James... dove vai?-
Senza rispondere a quella domanda, lasciai Adriana difronte gli armadietti del corridoio e senza dare nell'occhio entrai nei bagni femminili di quel piano. Sapevo che poco prima delle lezioni un gruppo di ragazze si riuniva lì per fumare, e che sopratutto una certa Francesca Garland amava passare le proprie giornate lì, con la sua migliore amica Donna Hearts. Perché le stavo cercando? Semplicemente avevo bisogno di un favore, che solo loro potevano compiere...
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Quella Pazza Comitiva
Teen FictionJames e Adriana Black sono due adolescenti dai caratteri contrastanti, perennemente alle prese con lavoro del padre, che li costringe più che spesso a trasferirsi in nuove città o perfino paesi. Una volta arrivati a Manhattan, ultima meta della prop...