Capitolo 35: Ritorno a Manhattan

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-Allora, si trova in questa sala?- Chiese la donna, cercando una risposta.

Io annuii, per poi girarmi verso la sala. Guardai un altra volta il caloroso sorriso di Rachel, per poi chiudere gli occhi e prendere fiato. Senza riaprli alzai il braccio, e con l'indice puntai lei....Patrizia Quattrocchi!

-Oh James....- La ragazza si alzò velocemente dalla sedia, per poi lanciarsi tra le mie braccia. Questa volta però era diverso...

-Patty...perché stai piangendo?-

-James...- La ragazza alzò la testa dal mio petto, iniziando a guardarmi negli occhi. Perché stava facendo così? Non era felice?

-Tu...sei l'unica persona che mi abbia voluto bene. L'unica che non mi abbia mai emarginato, definita un "cesso"...No, tu non l'hai fatto. Tu mi hai dedicato un tema, una poesia...Non ho mai amato qualcuno così tanto, James Black!- Dicendo quelle parole, Patty tornò a piangere, nascondendo il suo viso nella mia felpa. Quelle parole mi toccarono molto, tant'è che l'abbracciai.

Odiavo illuderla con false speranze, ma odiavo ancora di più vederla triste. Ero entrato in quella sala con l'obbiettivo di rivelare i miei sentimenti a Rachel, ma alla fine...

Quando avevo visto il suo sorriso....era come se mi stesse dicendo di chiamare Patty. Le due non erano mai state amiche, ma Rachel doveva aver capito cosa provava davvero la povera Patrizia per me. Così aveva coraggiosamente donato il suo momento di gloria a qualcun'altro. O almeno era quello che avevo percepito io vedendo quel sorriso. Prima che la donna continuasse con le domande, Rachel si alzò dalla sedia, mi sorrise un'altra volta e poi andò via...

***1 SETTIMANA DOPO***

Mi ritrovavo nello stesso aereo con cui ero andato a Los Angeles. Era passata una settimana dalla premiazione, e io e Rachel non avevamo più parlato. Mentre Patrizia stranamente era diventata meno ossessiva nei miei confronti. Forse quella specie di "confessione" le aveva fatto credere di aver vinto la lotta tra lei e la bella Brooks. Odiavo illuderla con false speranze, ma ogni volta che pensavo a quel sorriso capivo che avevo fatto la cosa migliore.

Arrivati all'aeroporto, trovai l'intera comitiva, più i miei genitori e Adriana. Quest'ultima appena mi vide gridò il mio nome, per poi abbracciarmi il più forte che poteva!

-Fratellone...sono così felice di rivederti! N-Non separiamoci mai più, ok?-

Sorridendo annuii, per poi abbracciarla a mia volta. La Brown invece si era allontanata un attimo dal gruppo, intenta a parlare con i miei genitori. Doveva avergli dato la notizia della mia vittoria!

-Cosa? Il mio James ha vinto? Dobbiamo festeggiare!- Gridò mia madre, seguita poco dopo da tutti gli altri.

-Lasciate che vi porti in un ristorante di mia conoscenza. È il minimo che possa fare per ringraziare vostro figlio.- Aggiunse la Brown, sorridendomi.

Non capivo bene il perché di quel gesto. All'inizio pensavo che volesse semplicemente ringraziarmi per il fatto che grazie alla mia vittoria non sarebbe stata licenziata, ma poi mi tornarono in mente le sue parole...aveva visto sua "figlia" sorridere grazie a me, e questo l'avrebbe ricordato per tutta la sua vita!

******

Dopo un breve viaggio arrivammo in un ristorante francese, molto elegante. I clienti erano tutti uomini facoltosi e donne di successo, mentre la musica che l'orchestra suonava mi ricordava parecchio il Third Stars! Dopo aver preso un tavolo, ordinammo qualcosa da mangiare, per poi iniziare a parlare. Non rivedevo da molto i miei amici, e volevo sapere come se la passavano!

-Allora, che mi raccontate?-

Silenzio. Un imbarazzante silenzio...

I miei amici avevano lo sguardo basso, e lo alzavano solo per lanciarsi fugaci occhiate.

Quella Pazza ComitivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora