28 novembre

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«Non siamo obbligati, Yoon.» disse Seokjin senza nemmeno slacciarsi la cintura di sicurezza, gli occhi rivolti verso l'amico che, seduto accanto a lui sul sedile del passeggero, guardava fisso davanti a sé l'ingresso di quel luogo.

Approfittando del fatto che non fosse potuto andare a Busan con Hoseok per lavoro, il castano aveva deciso, per la prima volta dopo il giorno del funerale, di andare al cimitero, chiedendo al suo hyung di accompagnarlo.

Eppure, come aveva temuto, non era neanche in grado di scendere dall'auto e si sentiva così stupido, così infantile e codardo.

«I-Io...» gli tremava la voce. Gli sembrava, in un certo senso, di averlo abbandonato.

Non che non ci pensasse più, dal momento che ogni singolo giorno un'infinità di cose gli portavano alla mente il suo migliore amico.

Aveva persino conservato le loro conversazioni, e scriveva a quel numero ormai disattivato ogni volta che si sentiva troppo male e non voleva disturbare Hoseok.

Eppure il fatto di non essere ancora andato in quel luogo gli sembrava un gesto imperdonabile, nei confronti di Bam.

Fu per quello che scese dalla macchina senza dire nulla di più, Jin che lo seguì al suo fianco, pronto a prendersi carico del più piccolo non appena fosse crollato.

Camminarono in silenzio, sempre più lentamente via via che si avvicinavano al luogo in cui il loro più caro amico era stato sepolto, ed il corpo del castano non riuscì a reggere il proprio peso, una volta lì.

Cadde sulle ginocchia, fragile, distrutto come il primo giorno, gli occhi pieni di lacrime fissi sulla lapide davanti a lui, che i genitori di Bam avevano riempito di foto e fiori.

«B-Bammie...» si lasciò andare ad un pianto disperato, chiudendosi a riccio, su se stesso, non in grado di reggere la vista di quelle immagini.

Le riconosceva tutte. Molte, anzi, la maggior parte erano foto scattate da lui, ricordi di quei momenti felici che aveva paura di dimenticarsi, a cui si era aggrappato con forza quasi dolorosa, durante gli ultimi, orribili periodi.

«Yoongi.» lo richiamò con gentilezza Seokjin, inginocchiatosi accanto a lui. Anche le sue guance erano rigate, un pianto silenzioso e contenuto, ma sofferto tanto quanto l'altro.

Nemmeno lui era mai stato in grado di tornare in quel posto, e, senza il più piccolo, probabilmente non avrebbe affrontato quella sfida.

«Hyung.» il castano si rifugiò contro il petto del maggiore, alla ricerca di un abbraccio che lo proteggesse da tutto quel dolore.

Rimasero lì per tanto, fino a quando le lacrime non smisero di scendere, i cuori
di tremare, e solo allora, stretti nel loro scudo d'amicizia, lasciarono il cimitero e si diressero a casa di Jin, insieme, la muta e necessaria promessa che almeno loro due sarebbero rimasti uniti per sempre.

I missed your smile - {Yoonseok}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora