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La sveglia mi ha buttato giù dal letto, stonandomi.
Oggi non ho lezioni, ma ho promesso ai ragazzi che sarei andata da Louis e avrei passato un'intera giornata con loro.
Mi preparo velocemente e non appena supero la porta della mia camera, incontro chi non volevo incontrare.
D: Da quando hai saputo tutta la verità, non abbiamo parlato, quando arriverà il nostro momento?
A: Mai Anderson.
D: Dai piccola, non fare così... -ridacchia.- Io e Stefany ci siamo presi una pausa.
A: Non m'interessa.
D: Ashley, piccola Ashley... -mi prende il braccio.
Lo allontano subito e arriva in soccorso David che non appena si avvicina viene respinto da Dylan con un calcio sulle palle.
Do uno schiaffo, abbastanza forte, sul viso di Dylan e lui mi guarda confuso.
D: Davvero stai difendendo nuovamente lo sfigato?
Aiuto David ad alzarsi e andiamo via.
Ci fermiamo vicino la famosa panchina dell'ingresso e prima di ricevere qualsiasi ringraziamento, lo blocco subito.
A: David non devi mai più metterti in mezzo. So cavarmela da sola. –dico acida.
DC: Che ti succede? –chiede confuso.
A: So difendermi da sola, non ho bisogno di rinforzi.
DC: Non c'è niente di male ad essere aiutati Ashley.
A: Non voglio essere aiutata da nessuno, né tanto meno da uno sfigato come te. –affermo cattiva.
DC: Ashley che ti prende? Fino a ieri facevi l'amica, e ora...?
L: Non hai sentito? Non vuole avere a che fare con te, vai via. –spunta dalle sue spalle.
Va verso l'uscita deluso e lo salutiamo con la mano in maniera provocatoria.
L: Ti sei accorta che meriti di meglio?
Sorrido e annuisco, senza dare una risposta precisa.
Mi porta a casa sua in auto e troviamo Albert e Mike che aspettano sul marciapiede adiacente alla casa.
Li saluto affettuosamente ed entriamo in casa.
La prima cosa che fa Louis, non appena mette piede in salone, è accendere la televisione e la playstation contemporaneamente.
Mi siedo sul divano accanto ad Albert quando mi squilla il telefono.
E' David Cooper.
Albert mi invita a rispondere e lo obbedisco scocciata.
A: Che vuoi?
DC: Puoi smettere di recitare per un minuto?
A: Ci vediamo domani, va bene.
DC: Ma che...Va be, domani al bar dopo lezione di storia moderna. –dice attaccando.
Albert mi guarda sempre più confuso e gli prometto di dargli spiegazioni non appena è possibile.
Mentre Louis si dedica alla cucina, io e Mike ci sfidiamo a FIFA.
Ormai sono bravissima, ho giocato troppe volte, so tutti i trucchetti.
Dopo aver perso tre partite, lascio giocare Albert ed io vado ad aiutare il povero Louis.
A: Come procede qui?
L: Tutto benissimo, sono uno chef!
A: Non ho dubbi. –ridacchio.
L: Vorresti insinuare il contrario?
A: Assolutamente no. –alzo le mani.
Mi schizza con l'acqua e io rispondo gettandoli un po' di sale addosso.
Mi rimprovera ma poi fa lo stesso.
Da "aiutarlo a cucinare" è diventato un "facciamo la guerra".
L: Io e te finiamo sempre per fare la guerra.
A: C'è chi vuole fare la guerra e chi invece preferisce fare l'amore. –sorrido- Noi facciamo parte della prima categoria. –concludo sorridendo.
L: E siamo felici così. –sorride a sforzo.
Riprendiamo a preparare il pranzo e non appena è pronto invitiamo gli altri a sedersi a tavola.
M: Avete saputo di Dylan e Stefany?
A: Sì.
AL: Come lo sai?
A: Ho incontrato Dylan stamattina, mi ha voluto subito informare della sua rottura.
M: Io so che hanno preso una pausa.
AL: Anche detta "ho bisogna di scoparmi qualche altra.".
Scoppiamo tutti a ridere, a parte Louis che continua a gustarsi il suo pranzo.
Si crea un silenzio imbarazzante, disturbato solo dal rumore fastidioso proveniente dalla bocca di Mike.
AL: Quindi con Cooper è una cosa seria?
Spalanco gli occhi imbarazzata e divento un peperoncino.
Con Cooper non c'è assolutamente niente, ma non so perché non riesco a dirlo.
Louis mi fissa per tutto il tempo, in attesa di una risposta negativa da parte mia.
M: Beh? Cosa ci nascondi cucciola? –chiede con tono scherzoso.
A: Niente. –mi limito a rispondere.
AL: E' un bravo ragazzo ed è anche carino, te lo approvo. –afferma entusiasta.
A: Non frequento nessuno.
AL: Peccato. –sbuffa.
Terminiamo di pranzare e ci buttiamo sul divano per giocare nuovamente a FIFA.
Stavo finendo la partita contro Albert, quando Louis mi chiama dalla sua camera e mi obbliga a raggiungerlo.
M: Buona scopata. –dice ridendo.
A: Coglione. –dico buttandogli un cuscino in faccia.
Chiudo la porta della stanza e mi fermo in piedi davanti a lui.
Mi guarda con quegli occhioni marroni, ha uno sguardo deluso, e so già il motivo.
Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio impulsivamente.
L: Non possiamo essere amici.
A: Lo siamo. –gli ricordo.
L: No Ashley, fingiamo di esserlo. –mi dice quasi arrabbiato.
A: Io non voglio perderti.
L: Ti ho perso nel momento in cui abbiamo deciso di lasciarci.
A: Ci siamo persi. –lo correggo.
L: No, io non ho mai smesso di starti accanto, non ho mai smesso di amarti, ho provato a fare a meno di te, ma non ci sono riuscito. –prende fiato- Non riesco a vederti con nessun ragazzo che non sia io, non riesco a vederti sorridere ad un altro, non riesco a vederti piangere per un altro, non riesco a vederti discutere con un altro... e sai cosa proprio non sopporto?
A:Cosa? – chiedo tenendo basso lo sguardo.
L: Che non riesci più a guardarmi con gli stessi occhi Ashley... Non lo farai mai più e solo il pensiero mi distrugge.
A: Louis, tu non mi hai mai detto queste cose.
L: Sarebbe potuto cambiare qualcosa?
Non rispondo, non so cosa rispondere.
L: Lo vedi? Doveva andare così. Il destino ha deciso per noi.
A: No. Il destino lo costruiamo noi. Io non credo nel destino.
L: E a cosa credi?
A: Credo nella vita Louis. –affermo quasi piangendo.


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