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E' tutta la mattina che studio, così propongo a David di andare a pranzo da qualche parte, perché ho bisogno di staccare.
Accetta e dopo nemmeno dieci minuti è dietro la mia porta.
Esco con addosso un pantalone nero, una magliettina bordeaux con un fiocchetto dietro che chiude la piccola scollatura e converse bordeaux.
DC: Sei splendida.
Arrossisco, gli prendo la mano e andiamo verso un ristorante italiano, che di italiano ha solo la traduzione del menù.
Ci sediamo e dopo aver letto tutti i minimi particolari del menù, ordiniamo due pizze e due calici di vino rosso e torniamo ai nostri discorsi.
DC: Cos'hai studiato?
A: Storia moderna e italiano. –dico sbuffando.
DC: Io ho giocato alla PlayStation online, oggi pomeriggio lavoro e stasera studio un po'. –ridacchia.
A: Bene.
Non m'interessava e forse l'ho fatto notare.
DC: Oggi pomeriggio vai da tua madre?
A: Sì. Dobbiamo andare a comprare qualcosa per il mio pseudo fratellino.
DC: Culla, passeggino, tutine e pannetti? –mi prende in giro.
A: Esatto, tutta quella roba lì.
DC: Non può andarci Mark?
A: Lavora fino a tardi e successivamente ha una cena di lavoro. Non a caso stanotte rimango con lei.
DC: Dormi lì?
A: Sì.
DC: Con Louis?
A: No, non preoccuparti. –rispondo scocciata.
Dopo aver divorato le nostre pizze, paghiamo il conto e andiamo verso il bar nel quale deve lavorare.
DC: Ci sentiamo amore. –mi bacia.
Vado al parcheggio del College per prendere l'auto e vado a casa di mia zia.
Suono il campanello e mi apre con la faccia meravigliata.
Da quando abito a Seattle sono andata da mia zia, due volte, seppure. Fa strano anche a me essere qui. Non ci andavo mai perché non volevo sentirmi dire quanto sono uguale a mamma, ma ora è cambiato un po' tutto, quindi mi fa piacere essere a casa sua e recuperare il rapporto di sorellanza.
A: Sono andata a pranzo con David.
Zia Teresa: E' successo qualcosa? –chiede preoccupata.
A: Non proprio. –sbuffo. –Non lo so.
Zia Teresa: Caffè?
Annuisco e continuo lo sfogo.
Le faccio capire che il suo discorso, ieri, mi ha confuso le idee e non so più cosa voglio, ma dall'altra parte non voglio abbandonare David su due piedi per intraprendere una strada chiusa. Sulla faccia di Louis c'è una grande T e non è sicuramente la T di tabaccaio.
Zia Teresa: Secondo me, l'hai chiusa tu. –afferma porgendomi la tazzina.
A: Forse entrambi. –la correggo.
Zia Teresa: Lui non appartiene a nessun altro, tu invece, più o meno, sì.
A: Anche lui ha avuto una storia dopo di me. –la informo.
Zia Teresa: E perché è finita?
A: La ragazza diceva per me, ma io non le ho mai creduto.
Zia Teresa: Ti sei risposta da sola. –sorride.

Dopo una lunga chiacchierata con mia zia, corro a casa di mamma in nettoritardo e la trovo da sola sul divano che urla per il dolore.
A: Mamma, che succede? –mi agito.
Mamma: Si sono rotte le acque, qualche secondo fa. Portami in ospedale tesoro!–urla.
La aiuto a salire in macchina e volo in ospedale con troppa adrenalina addosso.
Arrivate in dieci minuti precisi, quando il tempo stimato da casa al pronto soccorso,è mezz'ora, gli infermieri ci vengono subito in soccorso e mi tranquillizzano.
Intanto che hanno portato mamma non so dove, avverto gli zii e Mark.
Il primo a fare il suo ingresso è Louis.
Non appena arriva, mi abbraccia fortissimo e mi sento finalmente al sicuro.
L: Andrà tutto alla grande. –mi rassicura dolcemente.
In seguito, arrivano gli zii in compagnia di Mark in preda dal panico.
Dott. White: Chi è il papà? –chiede sorridente.
MJ: Io. –risponde timido.
Il figlio gli dà una pacca sulla spalla e lo incoraggia ad entrare in reparto.
Zia Tom: Avete un fratellino ora, felici?
A: Sì. –rispondo insicura.
L: Abbiamo qualcuno che unisce le due famiglie.
Mia zia capisce che sta per crollarmi il mondo addosso e mi avvolge in un dolceabbraccio, che viene interrotto dallo stesso dottore di prima che ci informache il piccolo è nato e sta bene. Tra pochi minuti possiamo entrare in cameraper salutare sia la mamma che il bimbo.
Non appena facciamo ingresso nella stanza, vediamo mia madre e tra le bracciaun piccolo fagiolino che dorme.
Zia Teresa ed io ci commuoviamo nel vedere questa scena e la prima cosa chefaccio è prenderlo in braccio e sedermi su una poltroncina.
Zia Teresa: Come l'avete chiamato? –chiede.
Mamma: Brian.
A: Ma è il mio nome preferito!
Mamma: Lo so. –sorride.
A: Benvenuto al mondo Brian Jones. –gli dico.
Louis si avvicina, ci sorridiamo simultaneamente e poi si lascia stringerel'indice dal piccolo.
Si sveglia e i suoi occhioni blu mi fissano dolcemente.
A: Ciao. –dico con la voce da bimba tenera.
L: Che scema. –mi prende in giro.
A: Lui è il fratello scemo, io sono la sorella intelligente. –scherzo.
L: Non le credere Brian, io sono il migliore.
Dopo aver riso e scherzato abbastanza, lo lascio a mia zia ed esco a prendereun po' d'aria insieme a Louis.
L: Beh, che effetto ti ha fatto?
A: Pensavo di odiarlo, ma è impossibile, è un miracolo troppo bello. –sorrido.
L: Fortunatamente ha i vostri occhi. –si riferisce a me e Sara.
A: Anche color cacca non è male. –lo prendo in giro.
L: E' ancora abbastanza pelato, ma se crescendo ha i miei stessi capelli, saràun playboy.
A: Un po' come il fratello.
L: Peccato che il fratello voglia una sola ragazza. –sorride.
Sorrido a mia volta e torniamo dentro.
Brian è nella culla dell'ospedale che dorme e la tutina celeste gli stabenissimo.
E' così piccolo e indifeso. Mi sento in dovere di stargli accanto nonostante,all'inizio, l'ho odiato come nessuno mai.
Mark va alla famosa cena di lavoro, ed io mi offro per passare la notte con miamadre.
La dimettono tra due giorni e non riesco a stare in camera mia col pensiero dilei qui.
L: Buonanotte. –sorride.
Zia Teresa: Louis, vuoi un passaggio?
Accetta e la zia ammicca, chissà che piano malefico ha in mente. 

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