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Tornata al College, provo a studiare qualcosina fin quando non mi arriva il messaggio di David in cui mi chiede di fare due passi.
Accetto immediatamente e mi preparo.
Nemmeno dieci minuti e sono lavata, vestita e profumata., forse troppo profumata, ho svuotata la boccetta di Victoria's Secret.
E' il mio profumo preferito, Louis me ne regalava uno ad ogni compleanno.
Ma basta parlare di lui.
Esco dalla stanza e trovo David, con una camicia bianca, un pantalone nero e le Vans nere e bianche.
A: Quanta eleganza Cooper. –lo prendo in giro.
DC: Anche tu non sei male.
Ho messo un vestitino nero semplicissimo con gli anfibi neri.
Semplice ma chic.
Andiamo a fare due passi, senza macchina, con le nostre gambe.
Ad un certo punto avvicina la sua mano alla mia e le intrecciamo.
Ho sempre odiato questo tipo di cose, ma con lui è diverso.
Anche i fiori li ho sempre odiati, o meglio, ho sempre odiato le rose.
A: Come facevi a sapere che mi piacciono i girasole?
DC: Ho supposto non ti piacessero le rose. –ridacchia.
A: Perché?
DC: Non sei tipa. –dice ovvio.
A: E quindi mi piacciono i girasole?
DC: E' meno scontato. Come te.
Sorrido e annuisco.
Non ho niente d'aggiungere.
La persona più distante mentalmente al mondo, mi conosce meglio di mio padre.
Sono ore che non facciamo che parlare di stronzate, fin quando non esco l'argomento "noi".
Ho bisogno di capire cosa vuole e cosa voglio io.
DC: Tu mi piaci Ashley Scott. –afferma sorridente.
Sto per baciarlo, quando inizia a piovere fortissimo.
Sembra fatto a posta.
Corriamo, come due bambini, e arriviamo al College fracidi.
Ci fermiamo sulla panchina dell'ingresso e ci guardiamo intensamente mentre ridiamo ancora.
Ho l'affanno per la corsa, ma sono divertita.
Con i capelli bagnati è ancora più carino.
Gli prendo il viso e lo bacio senza pensarci due volte.
Il bacio sotto la pioggia è romantico, proprio come nei film rosa.
Come sempre dopo la tempesta c'è la quiete, non a caso, smette ti piovere, mi accompagna comunque vicino la mia camera per poi dividerci.
Mi ruba un'altra pomiciata e poi sparisce.
Sono le undici di sera e io non ho sonno.
Chiamo Albert e Mike ma non rispondono.
Non mi resta che coricarmi, domani ho una giornata intensa di lezioni.

E' mattina.
Sono a lezione seduta accanto a Mike, che non è di compagnia, dato che sta perennemente col telefono.
A: Ti ha colpito così tanto? –lo derido.
M: Ehi Scott, tu non puoi parlare.
A: Non girare la frittata. Come procede?
M: Oggi dobbiamo andare al cinema. Ho dato buca a Louis per lei...E' grave.
A: Allora sei proprio cotto!
M: Con me è diversa, rispetto a com'è quando sta con Stefany.
A: Un'oca pettegola?
M: Esatto. E' simpatica, fa ridere.
A: Lo spero per te.
M: E tu...?
A: Tutto liscio come l'olio.
M: Attenta a non scivolare però. –ammicca.
Finisce la lezione, ci dividiamo e andiamo in due lezioni diverse.
Alla lezione d'italiano sto da sola, la maggior parte delle volte.
Vengo sorpresa dietro, mi ritrovo due mani sugli occhi e un ragazzo che parla con la voce strana.
Il primo nome che mi viene in mente è: David.
Ed è effettivamente lui.
DC: Sai già riconoscere le mie mani? –si vanta.
Alzo gli occhi al cielo e tolgo lo zaino dalla sedia accanto a me.
A: Che ci fai qui?
DC: Un po' d'italiano può sempre servire se frequenti un'italiana. –mi sorride.
Lo guardo imbarazzata e poi gli do un bacio sulla guancia.
Non appena finisce la lezione, ricevo un messaggio da mia madre.
E' strano, non mi contatta mai di sua spontanea volontà.
La video chiamo ora che ho un'ora di buco e mi risponde subito.
Mamma: Ashely, come stai? –chiede con la voce tenera.
A: Bene, sono al College, a te tutto bene? A cosa devo il tuo messaggio? –chiedo acida.
Mamma: Mi manchi.
A: Che è successo, il tuo nuovo compagno non te l'ha dato questa settimana? –continuo ad usare lo stesso tono.
Mamma: Più cresci e più sembri me. –afferma orgogliosa.
A: Fortunatamente no.
Mamma: Non volevo una tua chiamata per litigare tesoro.
A: Arriva al punto.
Mamma: Mi annoiavo, quindi, perché non chiamare mia figlia? –chiede retorica.
A: Okay, possiamo chiudere ora? I miei amici mi aspettano.
Albert mi vede da lontano e gli faccio segno di venirmi a salvare.
Corre verso di me, vede la mamma in chiamata e s'intromette salutandola.
Mamma: Ti devo parlare. –dice seria.
A: Ora sto con Albert, non vedi?
Albert mi rimprovera e mi obbliga a sentirla.
Mamma: Sono incinta.
A: Dimmi qualcosa che non so.
Mamma: Te l'ha detto tuo padre? –chiede curiosa.
A: No, il piccione viaggiatore.
Mamma: Hai lo stesso suo umorismo.
A: Bene, c'è altro che devo sapere?
Mamma: Stiamo pensando di trasferirci a Seattle.
A: Questo è un vero e proprio incubo.
Mamma: Lui è di lì. Si è trasferito da qualche mese in Italia per me. Ha lasciato tutto, anche suo figlio, per stare con me.
A: Aww. Carinissimi. –dico ironica.
Le chiudo il telefono in faccia, non voglio assorbirmi la sua storia d'amore e prova a richiamarmi più volte fin quando non la blocco.
Albert mi rimprovera ancora una volta e io esausta, scoppio a pianger sulla sua spalla.
Mi stringe forte e contemporaneamente mi accarezza delicatamente la cute.
Con quale coraggio mi dice queste cose come se fossero cose normali?
Non pensa che a me tutto questo possa dare fastidio?
E chi è quel coglione che lascia il proprio figlio dall'altra parte del mondo per stare con una donna divorziata?
E soprattutto, chi cazzo mette incinta una donna che non gli appartiene?
Perché, è inutile prendersi per il culo, mia mamma appartiene a mio padre. E' il suo primo amore, e il primo amore non si dimentica mai.
Poi, alla loro età si mettono a sfornare figli come due giovincelli alle prime armi?
E' davvero assurdo.
Albert prova a calmarmi, ma è tutto inutile, mi chiudo in camera e non frequento la lezione di chimica. Infatti, ricevo il messaggio preoccupato di David che mi chiede il motivo della mia assenza a lezione. Appena gli dico che ho litigato con mia madre, mi raggiunge in un attimo.
Bussa alla porta, entra e mi abbraccia fortissimo.
Mi fa sfogare, raccontandogli tutto quello che è successo e prova a consolarmi.
A: Voglio sapere chi è il coglione che ha distrutto la mia famiglia. –dico arrabbiata.
DC: Chiediglielo. Se vengono a Seattle, incontrali. E' giusto che tu lo sappia.
Mando un messaggio a mia madre in cui chiedo di vederci e lei m'informa felicemente che tra due settimane sarà a Seattle per trovare casa col suo nuovo fidanzatino.
DC: Ti accompagno, se vuoi.
A: No David, meglio di no.
Si offende ma non dà peso più di tanto, forse ha capito che non lo faccio per cattiveria.
Apro il pc, scegliamo un film e ci stendiamo sul letto per vederlo.
I film mi rilassano ed è quello che mi serve adesso.

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