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Confusa dalla domanda di Albert, mi ritrovo seduta tra Louis e Marie.
Che ci faccio seduta tra loro?
Cambio immediatamente posto e mi siedo tra Mike e Albert, va meglio.
Albert ripropone la domande e aggiunge di esigere una risposta valida.
A: Non sto facendo niente.
AL: Ashley... -alza gli occhi al cielo.
Marie rimane per tutto il tempo in silenzio, ogni tanto sussurra qualcosa a Louis, ma niente di più.
L: Marie domani ritorna a Parigi per problemi di famiglia. –ci informa.
M: Uh, mi dispiace.
AL: Spero nulla di grave... -afferma desolato.
A me questa informazione non interessa, quindi mi dimostro indifferente alla novità.
Louis mi fissa per tutto il tempo avendolo di fronte e a Marie questo dà fastidio.
Lo riprende ogni due per tre, io rido sotto i baffi.
Stavo mangiando gustosamente il mio panino con doppio hamburger, quando mi chiama Dylan.
AL: Lo stai frequentando davvero? –sussurra.
A: No.
AL: Ashley Scott non sai mentire.
A: Albert Lee tu non sai farti i fatti tuoi.
Mi allontano col telefono e dopo la decima chiamata, rispondo.

D: Mi spieghi che cazzo di fine hai fatto? –chiede nervoso.
A: Dimmi.
D: Sei terribile. –afferma sempre nervoso.
A: Mi hai chiamato per dirmi una cosa che già so? –chiedo sarcastica.
D: Dove sei?
A: In un pub in centro, perché?
D: Ti passo a prendere tra mezz'ora, ti porto in un posto.
A: E se non volessi?
D: Non hai scelta. Mandami la posizione, tra mezz'ora sono da te.
Chiude senza nemmeno darmi il tempo di rispondere, ritorno dagli altrisorridente e continuo a mangiare il mio panino.
Appena finisco di mangiare, gli mando la posizione che lui visualizza quasiimmediatamente.
A: Tra poco vado via.
L: Perché? Ti devo riaccompagnare io.
A: Ho da fare.
L: Cos'hai da fare alle 23.00?
A: Nemmeno mio padre mi fa tutte queste domande quando esco.
M: E' normale, tuo padre è a Milano. –ridacchia.
L: Non ci sono segreti tra di noi. –dice imitando la mia voce e virgolettandocon le dita.
A: Quella volta tu non dicesti più chi è la tipa che ti piace. –gli ricordo.
L: Penso si sia capito. –sorride.
E' davvero Marie?
AL: Va be, non vuole dirlo, facciamocene una ragione. –mi difende.
A: Grazie. –sussurro.
Anche se so già che questo favore devo ricambiarlo, dicendo almeno a lui dovevado e perché.
Esco dal pub non appena ricevo il messaggio da Dylan e vengo seguita da Albert.
Mi giro di scatto facendolo spaventare e lo guardo malissimo.
AL: Dove vai? –chiede serio.
A: Esco con Dylan.
AL: Ma sei seria? –chiede sconvolto.
A: Albert, non farti sfuggire niente. –lo prego.
Mi promette di mantenere il segreto e va via.
Salgo in macchina, saluto Dylan con un bacio sulla guancia e metto la cintura.
A: Dove mi porti?
D: Un posto magico.
A: Addirittura?
D: Hai da fare?
A: In che senso? –chiedo confusa.
Mette la mano nella tasca interna della giacca di pelle nera ed esce duebiglietti aereo.
Sono più confusa di prima.
Mi porge i biglietti e leggo la destinazione: Los Angeles.
A: Tu sei folle Anderson.
D: Non l'ho mai fatto con nessuna, fatti due domande Ashley. –sorride.
Parte velocemente e andiamo in aeroporto.
Abbiamo l'aereo tra un'ora e mezza e non vogliamo perderlo.
A: Non ho nemmeno i vestiti. –mi lamento.
D: Dobbiamo stare due giorni, non una vita, compri qualcosa lì.
A: Hai prenotato anche l'hotel? –chiedo curiosa.
D: Ovvio. Già tutto pagato.
A: Tu sei folle. –ripropongo.
Arrivati in aeroporto, facciamo il check-in e ci sediamo ad aspettarel'annuncio del nostro volo.
D: Comunque il bello deve ancora arrivare. –sussurra.
Sorrido e annuisco.
- Dove state? –mi scrive Albert.
- Aeroporto.
- Che ci fate lì?
- Partiamo.
- Come? In che senso? Ashley non fare cazzate.
- Rilassati, ci vediamo dopodomani. Ti voglio bene.
Spengo la connessione e annunciano il nostro volo.
Dylan mi ruba un bacio intenso, in fondo se lo merita.
Forse non è poi così male come dicono...
Scendiamo dall'aereo, mi prende la mano e usciamo dall'aeroporto.
Chiamiamo un taxi, ci facciamo portare in hotel e come tutti i taxisti nonsanno farsi i fatti loro, quindi inizia a riempirci di domande.
X: Senza bagagli? E' una fuga d'amore?
Dylan mi sorride, ricambio e nessun dei due dà una risposta al pover uomo.
Ci guarda dallo specchio retrovisore, sorride e fa il suo commento.
X: Siete carini. Ve l'hanno mai detto?
A: Non proprio. –rispondo fredda.
Appena arrivati davanti l'hotel, pago il taxi, e scendiamo.
D: Non dovevi.
A: Invece sì.
Lo tiro dalla mano destra e lo porto dentro.
Ci danno le chiavi della camera: camera 119.
Nemmeno il tempo di entrare che sto sul letto come una balena spiaggiata.
Dylan ride nel vedermi e io per vendicarmi gli lancio un cuscino addosso,questo gesto si trasforma in una vera e propria lotta di cuscini.
Mi metto su di lui e gli blocco le braccia, rimaniamo a guardarci per un po',abbiamo il fiatone entrambi, mi avvicino sempre di più, le nostre labbravorrebbero avvicinarsi del tutto, ma mi tiro indietro e scendo.
Dopo un leggero pisolino post viaggio, lo sveglio dandogli fastidio e mi alzosubito, prima di subire qualche tortura fastidiosa.
A: Usciamo. –lo obbligo.
D: Andiamo a comprare qualcosa, poi vieni qui, ti cambi e usciamo. –consiglia.
A: Ci sto.
Camminiamo mano nella mano durante tutto il tragitto, entro in un negoziettocarino al centro di Los Angeles e compro una t-shirt nera e un pantalone nero aquadri.
Ritorniamo in hotel, mi cambio velocemente e usciamo di nuovo.
E' rimasto a fissarmi con la faccia da pesce lesso per tutto il tempo delcambio di vestiti.
D: Ti porto in un posto magico.
A: Un altro?
D: Il posto magico non è Los Angeles. –ridacchia.
Sono appena le 19.00 e io ho già fame.
Glielo dico, alza gli occhi al cielo e mi porta da McDonald.
Ordiniamo i nostri panini e li portiamo con noi al posto magico.
D: Lì è tutto più magico, anche i panini del McDonald ti sembreranno dei piattiprelibati.
Sorrido e annuisco.
Sono curiosa di sapere qual è questo famoso posto magico.
Per arrivare ha detto che ci vuole un po', per questo prendiamo un altro taxi.
Gli dice la direzione nell'orecchio e il taxista si gira per guardarmi, misorride e conclude ammiccando.
D: Pensa che io abbia dei bei gusti. –mi dice nell'orecchio.
A: Senza dubbio. –mi vanto.

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