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Durante tutta la messa del funerale, Louis non lascia la mia mano nemmeno per un istante, ma ora è costretto a farlo dato che devo fare il mio discorso, quello che ho scritto stanotte prima di addormentarmi con due cuffie nelle orecchie, un pigiama orribile e gli occhiali da vista che metto una volta al mese.

"Ciao papà,
sei andato via proprio nel momento in cui io ero la donna più felice del mondo, avendo trovato la persona che amo e che a sua volta ama me. Hai già avuto modo di conoscerlo tempo fa, mi ricordo che ti piaceva tanto e che non vedevi l'ora che facessimo pace quando litigammo.
Non te ne faccio una colpa se sei andato via, ti hanno portato via, ti hanno portato via da me, da tua figlia, dall'unica persona che è sempre rimasta al tuo fianco anche da lontano nonostante tutti i problemi che abbiamo avuto.
Sai papà, ti ho sempre pensato, anche da migliaia di km di distanza, eri sempre con me mentalmente, il mio cuore ed il tuo sono sempre stati vicinissimi, perché l'amore che provo per te era immenso, è immenso e sarà immenso.
E' difficile stare qui a parlare di te davanti a tutti, davanti alla famiglia, agli amici, ai colleghi, agli amori presenti e passati, ai vicini di casa, ai compaesani che ti conoscevano come: colui che è stato abbandonato dalla famiglia. Ebbene no, adesso parlo con voi, mio padre non è mai stato abbandonato, la separazione con mia madre non è stata una separazione così tragica e il mio viaggio per studio non è stato un male per lui, mi ha quasi costretto lui a studiare a Seattle, perché i veri genitori, i veri amori ti permettono di andare ovunque e fare qualsiasi cosa pur di renderti felice e dare un senso alla vita. La distanza kilometrica con mio padre, non è mai stato un problema fino ad ora, perché l'amore paterno era così forte da raggiungermi fino a Seattle e io mi sono sempre sentita protetta, anche prima di conoscere Louis. Quando mio padre si è ammalato sempre di più, nonostante la sua ottima recitazione, io lo sapevo, lo avevo capito, lo sentivo, perché il legame tra di noi è qualcosa di inspiegabile... Ora che non ci sei più papà io continuerò ad amarti come ho sempre fatto, continuerò a parlare di te alle persone, descrivendoti sempre come il mio unico e vero amore, perché anche se ho conosciuto un ragazzo fantastico, lui sa perfettamente che nessuno mai potrà raggiungere i tuoi livelli, eri speciale papà e lo sarai sempre, non ci sei fisicamente ma grazie alla tua personalità meravigliosa, il tuo ricordo sarà permanente nelle vite di ognuno di noi. Non sarà una brutta malattia a cancellarti per sempre dalle nostre vite... Ti amo papà, riposa in pace.
-Tua, Ash."

Scendo dall'altare, sorrido a mamma che è seduta al primo banco accanto a Francesca che la consola e torno da Louis.
Scoppio a piangere non appena le sue braccia superano il mio collo e spero che finisca subito questo strazio.
L: E' stato bellissimo. –sussurra all'orecchio stringendomi sempre di più.
Annuisco e senza accorgermene, finisce la messa e ci dirigiamo verso il cimitero che è a pochi metri dalla chiesa. I metri non li contiamo in passi bensì in lacrime.
F: Promettimi che l'ultimo saluto che darai a tuo padre è sorridente. Lui avrebbe voluto così. –dice con tono dolce.
A: Ci provo.
Mamma: Ti va di salutarlo con me? –chiede timida.
Ci avviciniamo alla bara non appena il prete finisce di fare la sua benedizione, mamma mi prende la mano, la stringe, mi asciuga le lacrime e mi indica di sorridere.
A: Ciao papà. –sorrido.
Mamma: Ciao tesoro. –sorride.
F: Ciao caro. –sorride anche lei.
Ci sorridiamo a vicenda e finisce tutto.
Il funerale giunge al termine e dopo aver salutato la maggior parte delle persone presenti a quel funerale noi quattro torniamo a casa.
F: Che avete intenzione di fare con questa casa?
Mamma: La affittiamo.
F: La prendo io.
Mamma: Sicura? E' piena di ricordi, per noi come per te.
F: La prendo io. –ribadisce.
Probabilmente Francesca era davvero innamorata di mio padre.
A: Stavate insieme? –chiedo diretta.
F: Ci frequentavamo, niente di importante, lo sarebbe sicuramente diventato se il destino ce lo avesse permesso.
A: Eri innamorata...- affermo sorridente.
F: Abbastanza.
Cade una lacrima inaspettata sul viso di Francesca, fino ad ora non ne aveva versata una, evidentemente anche la forza ha un limite.
La abbraccio fortissimo e riprende a sorridere come ha sempre fatto.
A: Ti avrei approvato. –affermo sorridendo.
F: Grazie tesoro. –mi sorride.

Mamma prende dei ricordi da portarsi a Seattle, anche inutili, mentre io prendo solo una cornice mia e di mio padre che ho intenzione di mettere nella mia stanza.
Era la nostra cornice preferita, infatti ce l'ha all'ingresso perché diceva che quando tornava da lavoro la prima cosa che doveva vedere ero proprio io.
F: Avete fame? Ordiniamo una pizza? Domani mattina vi aspettano infinite ore di viaggio.
L: Mangerò per la prima volta la vera pizza.
A: Pizza sia!

Dopo mezz'ora di attesa, arriva il fattorino delle pizze, corro ad aprire e mi accorgo che ha un viso conosciuto, forse troppo.
A: Gabriele Rossi? Che ci fai qui?
G: Tu che ci fai qui?! L'americana della situazione oltre alla pizza, sei tu...
A: Sei rimasto il solito scemo. –ridacchio.
G: Devo scappare a lavoro, ma è stato un piacere rivederti, ci sentiamo!
Prendo le pizze, pago e vola via.
Non ci credo che il ragazzo che tutte volevamo al liceo mi abbia appenato consegnato quattro pizze e mi abbia trattato come se gli fosse sempre importato della mia esistenza, quando al liceo a mal la pena mi salutava.
L: Chi era quello? –chiede nervoso.
A: Un amico del liceo.
Mamma: Gabriele? –chiede con tono malizioso.
A: Sì. –arrossisco.
Mamma sa tutta la storia di questo Gabriele, spero non si faccia scappare nulla, non davanti al mio ragazzo.
Pericolo scampato nel momento in cui Francesca inizia a parlare senza sosta della sua vita e la mamma viene colpita da ogni sua singola esperienza.
Ci gustiamo la pizza, che viene apprezzata specialmente da Louis e poi andiamo nella mia stanza a dormire, tempo dieci minuti Louis crolla in un sonno profondo grazie ai miei fantastici grattini alle braccia.
Domani ci aspetta un lungo viaggio, meglio riposare un po'. 

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